Da Corriere del Ticino – Intervista sui fatti del WEF, dove 12 militi ticinesi al rientro dal congedo settimanale sono risultati positivi a sostanze stupefacenti durante i controlli preventivi ordinati dal Battaglione.
Da maggiore dell’esercito come reagisce di fronte a quanto accaduto all’interno del battaglione di fanteria montagna 30?
Naturalmente sono dispiaciuto ed amareggiato. In primo luogo poiché questi fatti rischiano di ridimensionare il fondamentale servizio garantito dai molti militari ticinesi impegnati in queste settimane nel Canton Grigioni. Un servizio a favore della sicurezza del nostro Paese, svolto lontano dai riflettori mediatici e con temperature molto fredde.
Le azioni di pochi non devono quindi pregiudicare il lavoro di tutti, che tengo qui a ringraziare.
E da Consigliere di Stato?
Si tratta di fatti di una certa gravità per i quali è stata aperta un’inchiesta da parte della giustizia militare. Occorre comunque precisare come questi fatti siano accaduti quando i militari in questione erano in congedo e stavano rientrando in servizio. Questo a riprova dell’efficacia dei controlli effettuati dall’esercito e della serietà con la quale esso adempie il suo servizio a supporto delle Autorità civili.
Premesso che, come ha ben detto, pochi casi non devono produrre un processo sommario a carico dell’intera truppa, la gravità del consumo e possesso di stupefacenti non richiederebbe interventi drastici anche a livello di codice penale militare?
Come ho già detto, i militi sono stati controllati al rientro dal loro congedo, prima di entrare in servizio, quando è stato svolto un controllo preventivo. Come reagire in questi casi è regolato in modo adeguato dal codice penale militare.
Ha avuto contatti con il comandante di battaglione ten col Giovanni Ortelli? (o intende contattarlo?)
Si tratta di questioni interne all’esercito, sulle quali, come detto, è in corso un’inchiesta da parte della giustizia militare in merito alla quale il sottoscritto e neppure il Governo possono interferire. Mi preme però sottolineare la trasparenza con la quale le Autorità militari hanno reso pubblico l’accaduto. Un aspetto importante, in primo luogo nei confronti dei cittadini.
E veniamo allo sparo. Suscita perplessità che un soldato di milizia sia al fronte con un colpo in canna. Non sarebbe il caso di lasciare questi compiti rischiosi ai professionisti?
Non sono a conoscenza delle dinamiche esatte del fatto in questione, che peraltro devono ancora essere chiarite. Quello che posso dire è che anche in questo caso non è corretto fare di tutta l’erba un fascio. Il colpo tra l’altro è partito durante il servizio di guardia presso gli accantonamenti, compito che peraltro viene effettuato ad ogni corso di ripetizione. Tutti i militari in servizio sono infatti sottoposti a una seria e professionale formazione sui compiti da eseguire e dunque anche sull’utilizzo delle armi. Le regole in questo senso sono chiare, così come sono chiare le conseguenze per chi non si attiene ad esse.
Ovviamente la questione ha avuto ampia eco sui media. Il battaglione era ticinese e sui social c’è chi si vergogna per quella che viene descritta come una nuova figuraccia. Condivide?
Ripeto: sono il primo ad essere dispiaciuto. D’altronde quando un fatto del genere tocca l’esercito l’eco mediatico è sempre maggiore. Per il nostro Cantone deve comunque essere un motivo di orgoglio avere dei militari ticinesi impegnati al Forum economico mondiale di Davos. Un orgoglio per il servizio svolto e per il contributo che essi forniscono alla sicurezza della Svizzera, della nostra Patria.
In futuro non sarebbe meglio selezionare i militi da mandare al fronte al Forum economico mondiale (WEF) data la delicatezza del compito assegnato?
Queste discussioni dovranno essere fatte dalle Autorità civili competenti – quindi dal Canton Grigioni – insieme all’esercito. Ricordo come quest’ultimo intervenga in maniera sussidiaria a supporto delle Autorità civili, qualora esse lo ritengano necessario. Una collaborazione, quella del WEF, ormai consolidata, che negli anni ha sempre dato buoni frutti.
Va detto che il portavoce dell’esercito Tobias Kühne, contattato dal CdT per una verifica, non ha nascosto nulla, presentando i fatti. Forse un tempo nell’esercito c’era maggiore protezione di quanto avveniva all’interno della truppa e ora è in atto una sorta di operazione trasparenza?
La trasparenza, come ho detto prima, è un punto fondamentale, sul quale in passato l’esercito, talvolta ingiustificatamente, è stato pure criticato. Un aspetto che, come in qualsiasi altra Istituzione, è importante per il rispetto innanzitutto nei confronti dei cittadini. Anche l’esercito è evoluto negli anni, migliorando da questo punto di vista, senza mai perdere i solidi valori sui quali esso è stato forgiato.
Di Gianni Righinetti