Gentili signore, Egregi signori, Vi porgo a nome del Consiglio di Stato ticinese il benvenuto a questo importante pomeriggio di studio sugli autori e le autrici di violenza domestica, le cui vittime incorrono in questa violenza proprio nel luogo in cui dovrebbero essere più al sicuro e tutelate: all’interno della propria famiglia.
I dati purtroppo dimostrano che ogni anno l’ambito familiare in Ticino è -secondo gli interventi registrati di polizia -per 7471 persone un luogo drammatico, in cui vengono commessi abusi e maltrattamenti perpetuati da persone che con la vittima hanno (o meglio dovrebbero avere) un rapporto d’affetto, di fiducia o di intimità. L’aggettivo “domestica” si riferisce al fatto che l’autore di violenza ha legami affettivi con la vittima, indipendentemente dal luogo in cui si manifesta tale violenza.
La definizione fatta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1996 descrive la violenza domestica come2 “ogni forma di violenza fisica, psicologica o sessuale e riguarda tanto soggetti che hanno, hanno avuto o si propongono di avere una relazione intima di coppia, quanto soggetti che all’interno di un nucleo familiare più o meno allargato hanno relazioni di carattere parentale o affettivo”.
Questa definizione, seppur un po’ datata, invita a qualche riflessione. Vengono declinati diversi tipi di violenza: fisica, psicologica e sessuale; senza però menzionare la violenza economica che consiste in un subdolo controllo dell’indipendenza finanziaria della vittima.
La Polizia cantonale è intervenuta nel 2011 in 747 occasioni per gestire dei “disordini in famiglia”. Di questi, il numero di interventi nell’ambito della violenza domestica con reato d’ufficio (secondo definizione Codice penale art 126 cpv 2 lett. a, b, b bis) sono stati 246.
La definizione di “nucleo familiare più o meno allargato” invita a una riflessione che coinvolge i membri più anziani di una famiglia. Se è notorio che le donne e i bambini sono spesso le vittime, le statistiche mostrano un incremento dei maltrattamenti verso una categoria altrettanto vulnerabile e indifesa, qual è quella degli anziani: vessazioni compiute da figli e da altri famigliari conviventi. Ogni anno in Ticino l’1.6%3 delle violenze domestiche riguardano gli anziani.
Per quanto riguarda gli autori di violenze, la definizione dell’OMS li definisce opportunamente come “soggetti”, in modo da non caratterizzarli con una definizione di genere: anche gli uomini infatti sono oggetto di violenza domestica, seppure in percentuale molto minore rispetto alle donne.
Il tema della violenza domestica è spesso legato a degli stereotipi, frutto della non conoscenza, che ne offuscano una corretta interpretazione: il fenomeno è trasversale e non riconducibile a fattori economici, sociali o etnici; è un atto quasi sempre premeditato e non frutto di un’occasionale perdita di controllo; non esiste necessariamente un rapporto di causa-effetto tra la violenza subita e la violenza agita; e non è esercitata unicamente da persone che abusano di alcol o droghe. Questi stereotipi vanno combattuti con un’adeguata informazione, con delle campagne di sensibilizzazione ed attraverso delle giornate di studio come quella odierna.
L’aumento delle denunce di violenza domestica è un fattore che preoccupa le Istituzioni e le organizzazioni a tutela delle vittime presenti sul nostro territorio, ma al contempo è anche uno sprone per continuare sulla strada intrapresa. Questo aumento è infatti frutto del maggior coraggio nel denunciare da parte delle vittime, che si sentono sempre più tutelate ed assistite dalle istituzioni, dai consultori e dalle organizzazioni. Si devono sviluppare sinergie tra tutti gli attori coinvolti, fornendo una risposta integrata tra le azioni di prevenzione, le azioni di repressione e nel garantire un’adeguata e personalizzata assistenza con una rete di aiuto. Solo così possiamo sperare di attutire il fenomeno della violenza domestica.
A fianco all’aiuto e alla tutela delle vittime, il Cantone non può dimenticarsi degli autori o delle autrici delle violenze, che hanno diritto a un intervento che li aiuti a prendere coscienza degli atti compiuti, affinché possano cambiare il proprio atteggiamento ed il modo relazionarsi dentro le mura domestiche. A tal proposito mi preme sottolineare come da poco più di un anno (ossia dal giugno 2011) è attivo presso il Cantone un progetto pilota appositamente indirizzato agli autori e autrici di violenza domestica che offre consulenza, sostegno e appoggio sociale. Il progetto sta riscuotendo un riscontro positivo, con un’utenza in crescita.
Il Consiglio di Stato, a conferma dell’importanza del tema, ha indicato nelle linee direttive 2012 2015, come l’azione sul campo vada intensificata nella visione seguente: prevenzione, repressione, assistenza. E mi permetto di aggiungere la coordinazione attraverso un centro di appoggio e competenza nella forma del delegato che tenga unite le reti di intervento.
Concludo segnalando I’importanza del ruolo del comune cittadino. Questo perché la lotta contro la violenza domestica è una battaglia di tutti, che possono e devono vigilare su eventuali maltrattamenti da parte di vicini, conoscenti o amici. Non appena sorge un sospetto, bisogna segnalarlo alle Autorità competenti, le quali con attenzione affrontano il caso a tutela di vittime e presunti autori.
Ringrazio gli organizzatori di questa giornata di studio e tutti coloro che a vari livelli collaborano e danno assistenza alle vittime e si prendono a carico le autrici e gli autori della violenza domestica. Obiettivo è di rendere le nostre case più sicure, grazie all’impegno di tutti.
Vi ringrazio.
www.ti.ch/violenza
Pomeriggio di studio sugli autori e autrici di violenza domestica
26 ottobre 2012, Bellinzona, Auditorium di BancaStato, ore 14.00
Intervento di Norman Gobbi, Direttore del Dipartimento delle istituzioni