Al via il progetto Vido+: approccio e presa a carico innovativi di quei casi di disagio familiare che non sfociano in reato penale, ma potrebbero farlo
“A casa tutto bene?”. Una domanda diventata quasi un intercalare della nostra quotidianità, nonché il motto scelto per l’ultimo progetto promosso dalla Città di Lugano per combattere la violenza domestica. Una lotta che si vuol fare giocando d’anticipo. ‘Vido+’, questo il nome dell’iniziativa, avrà infatti il compito principale di intervenire in situazioni di disagio familiare, lavorando molto sulla prevenzione affinché situazioni delicate un domani non sfocino in casi di violenza domestica e dunque di rilevanza penale.
Nuovi gruppo di lavoro e protocollo
«L’obiettivo è quello di intercettare quegli indizi che poi potrebbero sfociare in un reato» conferma la capodicastero Sicurezza della Città Karin Valenzano Rossi. Per farlo, gli agenti della Polizia comunale potenzieranno le proprie competenze, ossia quelle delle prossimità, senza entrare nel campo di quelle della Polcantonale. «È stato costituito un nuovo gruppo interno alla Polcom e anche un nuovo protocollo d’azione» spiega la municipale. Sostanzialmente, in quei casi di disagio familiare che non sfociano in reato, gli agenti intervenuti segnaleranno al nuovo team le singole situazioni. Questi agenti specificatamente formati approcceranno poi a loro volta le persone toccate dal disagio, con l’obiettivo primario di informare sui servizi di supporto attivabili.
L’appoggio del Cantone
Ma come faranno gli agenti a identificare precocemente i fattori di rischio? Grazie a uno screening, denominato ‘piramide del rischio’ e che peraltro è una prima svizzera a livello di polizie, introdotto dal Centro competenza violenza della Polizia cantonale diretto dalla psicologa Marina Lang proprio appositamente per la Polcantonale e per la Polcom luganese. Tutti i poliziotti hanno quindi una formazione di base e tutti sapranno, se necessario, informare le persone nei propri interventi. Una volta effettuato il primo approccio – «accogliente e non aggressivo» sottolinea Valenzano Rossi –, le persone verranno informate dell’esistenza del progetto Vido+ nonché degli altri strumenti esistenti, fra i quali la possibilità di un accompagnamento del disagio basato sulla presenza e l’ascolto. Nel mentre, il Centro cantonale di competenza analizzerà i risultati della piramide del rischio e accompagnerà la procedura dando indicazioni al team.
L’importanza della collaborazione
Il progetto nasce dunque da una forte collaborazione fra autorità cantonali e comunali, come sottolineato anche dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, che ha evidenziato come quasi il 60% di tutti gli omicidi consumati in Svizzera nel 2021 fossero stati commessi nella sfera domestica e che in generale il 40% di tutti i reati registrati nel Paese sia classificato come violenza domestica. Il Cantone ha pertanto accolto la richiesta arrivata dalla Città di sostenere il progetto, con l’intento poi eventualmente di estenderne l’attuazione nel resto del Ticino, a cominciare quantomeno dai centri urbani. Ma la cooperazione non è solo fra le due polizie. «Quel che è davvero cambiato negli ultimi quindici anni circa – osserva il consigliere di Stato – è che la reciproca diffidenza e le barriere che esistevano fra i vari attori coinvolti nel contrasto alla violenza domestica stanno sempre più affievolendosi, a beneficio di tutta la comunità».
Consultorio in prima linea
E tra gli attori certamente più coinvolti sul territorio ticinese, vi è il Consultorio familiare con le sue sedi di Lugano e Bellinzona. Proprio quest’ente, come spiega la direttrice Federica Invernizzi Gamba, partecipa al progetto Vido+ offrendo la possibilità alle persone che lo desidereranno di essere accompagnate per cercare di risolvere le problematiche. «Rappresentiamo la parte forse più operativa all’interno del progetto – spiega – proprio perché offriamo un luogo preposto al lavoro sulle dinamiche relazionali all’interno delle famiglie: relazioni di coppia, questioni educative, gestione e risoluzione di conflitti, aspetti finanziari e altro ancora». Per favorire la presa a carico di situazioni ancora ritenute precoci e non sfociate in altre più gravi, la Città coprirà i costi dei primi tre incontri con il Consultorio.
Aiuto anche finanziario dalla Città
A finanziare queste consulenze sarà la Divisione socialità: «Per noi è fondamentale offrire un accompagnamento ed essere presenti nell’ottica della prossimità», spiega il capodicastero Lorenzo Quadri, ricordando che i costi del Consultorio in ogni caso sono basati sul reddito. Il progetto verrà avviato il 21 ottobre e già il 28 in piazza Dante ci sarà una giornata di sensibilizzazione volta a promuovere, anche in modo giocoso quando si tratta di bambini, consigli per la prevenzione della violenza domestica. Una volta che sarà ben avviato e che ci saranno sufficienti elementi per valutarlo, Vido+ sarà anche analizzato dalla Supsi, in modo da – conclude Valenzano Rossi – apportare eventuali accorgimenti.
Capitolo cifre, infine. Di tutti i reati legati alla violenza domestica in Ticino, un quinto avviene a Lugano. In città, gli interventi legati all’ambito domestico sono piuttosto frequenti: 201 nel 2022 (quasi 4 a settimana), dei quali 46 sfociati in reati d’ufficio. L’obiettivo del progetto è inserirsi proprio in questi 4/5 di casi senza reati penali, cercando di risolvere le tensioni affinché non degenerino.
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 19 ottobre 2023 del Corriere del Ticino