Dal Corriere del Ticino | A volte basta anche un lieve tamponamento per mandare l’autostrada in tilt: sono pronte delle contromisure Un gruppo della Polizia stradale verrà dislocato nel Mendrisiotto – Si pensa al divieto di sorpasso per i camion
In Ticino c’è un grande problema di viabilità. Noi tutti lo sperimentiamo quotidianamente e d’altronde i bollettini sulla viabilità, in tutte le fasce orarie, sono merce corrente sia alla RSI sia a Radio3i. La mattina l’autostrada da Chiasso a Lugano si trasforma in un lungo e lento serpentone di auto, dalle 16 circa lo stesso avviene in senso inverso in direzione del Mendrisiotto, con la coda che arriva anche fino al dosso di Taverne. E poi ci sono altre strade cantonali, come quella sul Piano di Magadino in direzione di Locarno e quella del Malcantone verso Ponte Tresa che sono ormai al collasso sull’intero arco della giornata.
Ma per intervenire a livello infrastrutturale i tempi sono lunghi e le incognite molte. In questo senso il Dipartimento del territorio di Claudio Zali si sta muovendo per studiare delle soluzioni, ma per queste non basta solo la buona volontà del Ticino. C’è però un piano che potrebbe vedere la luce a breve, una mossa che risponde al principio «via libera» e che il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi svela oggi. In pratica si tratta di mettere in atto diverse misure per intervenire con prontezza nei momenti di grandi crisi, per evitare che lungo le arterie stradali s’interrompa il flusso delle auto provocando la paralisi per effetto domino. L’esperienza delle ultime settimane hanno dimostrato che eventi gravi, come pure un banale tamponamento, se non si è pronti ad intervenire nelle vicinanze, mandano in crisi l’asse autostradale A2. Anzi, l’intero sistema viario, in particolare quello già precario del Sottoceneri.
Si tratta di un progetto pilota realizzato dal Dipartimento delle istituzioni con l’Ustra, che prevede – attraverso la riorganizzazione della Polizia cantonale – che un distaccamento di Gendarmeria sarà destinato al pattugliamento attivo dell’A2 nel Sottoceneri, da Chiasso a Lugano Nord. Con l’Ustra è pronto un mandato di prestazione per agire in questo senso e la messa in pratica potrebbe essere abbastanza rapida, in modo da garantire una pattuglia perennemente pronta ad intervenire sul tratto Chiasso-Lugano e viceversa. Nel contempo si sta lavorando per rivedere le convenzioni per il soccorso stradale sulle strade nazionali, un altro tassello essenziale per liberare prontamente le vie e ripristinare la viabilità su tutte le corsie di marcia. La nuova organizzazione concernerà anche le rampe del Monte Ceneri e le rampe a Nord di Biasca, dove spesso si sono riscontrati problemi di viabilità. Ma se nel Mendrisiotto a gestire il nuovo sistema sarà un gruppo ad hoc, per evitare di sottrarre forze alla polizia che è già molto impegnata al fronte, in direzione della Leventina ci penseranno come finora gli agenti di stanza a Biasca e Valli.
E poi c’è un’altra misura sulla quale si sta seriamente riflettendo, ma già con l’intenzione di passare dalle parole ai fatti. Si tratta del divieto di sorpasso generalizzato per i mezzi pesanti lungo i tratti a due corsie, come già avviene in gran parte della Svizzera. Infatti, i bisonti della strada sono spesso al centro di rallentamenti e incidenti. Ma qui ci vorrà anche la luce verde dell’Ustra.
L’INTERVISTA
«A Berna picchiamo i pugni sul tavolo ma agiamo senza fare troppo rumore»
La mossa allo studio si chiama «Via libera». Sarà davvero utile o solo un cerotto?
«Come non mi stancherò mai di ripetere, la sicurezza del nostro territorio, passa anche sulle nostre strade. Le misure messe in atto sino ad ora hanno dimostrato che, riducendo i tempi di intervento, si riescono a gestire meglio le situazioni di crisi. Sarà quindi importante garantire “Via libera” il prima possibile, anche nei casi più complessi, grazie a un pronto intervento della polizia e – se necessario – di ambulanza, pompieri e carri attrezzi».
In pratica si tratterà d’intervenire quando l’evento si sarà prodotto. Ma le «sentinelle» dove saranno stazionate?
«Il tratto stradale maggiormente confrontato con momenti di crisi è quello tra il dosso di Taverne e il valico di Brogeda, oltre agli assi secondari in uscita verso l’Italia (Gaggiolo e Ponte Tresa). I nodi autostradali di Lugano Nord, Lugano Sud e Mendrisio sono vitali per la gestione attiva del traffico. È quindi importante avere una pattuglia su questo tratto, pronta a intervenire immediatamente per ripristinare la viabilità con il supporto dei carri attrezzi per veicoli leggeri e pesanti, oltre a quello degli altri partner, ovvero ambulanze e pompieri».
La polizia potrà anche essere utile a fluidificare il traffico?
Pensiamo a quando la pattuglia è presente all’entrata di Lugano Sud la sera. L’esperienza dimostra che i conducenti si comportano con maggiore disciplina, il risultato tangibile è che il traffico scorre più fluidamente. E poi la presenza degli agenti scoraggia anche l’uso – e l’abuso – degli smartphone alla guida: una delle cause principali di incidente laddove il traffico risulta più rallentato e intenso. Il conducente è quindi più attento a ciò che succede sulla strada e questo contribuisce a ridurre il rischio di tamponamenti. A questo proposito ricordo anche che il mio Dipartimento con la collaborazione delle polizie – cantonale e comunali – ha promosso di recente una campagna di prevenzione – denominata “Distratti mai!” – volta proprio a sensibilizzare sui pericoli che può causare l’utilizzo di un telefonino di ultima generazione alla guida».
Le nostre strade sono al collasso. Condivide questa affermazione?
«Sì ed è un’evidenza. Il sistema viario ticinese e quello svizzero sono stati concepiti negli anni sessanta e settanta e sono operativi dagli anni ottanta e novanta. Ma non dimentichiamo che negli ultimi quarant’anni la popolazione è aumentata del 30%: da 6 a 8 milioni in Svizzera, e da 273.000 a 354.000 in Ticino. Questo fattore, in aggiunta all’aumento del traffico transfrontaliero e di transito, ha portato a un forte intasamento della nostra rete stradale. Il collasso viario – quando si presenta un minimo problema – è ormai inevitabile, basta pensare alle lunghe code che si sono formate nelle scorse settimane. È quindi necessario agire, apportando una serie di correttivi per migliorare la situazione, ben consapevoli che non si risolveranno tutti i problemi di viabilità».
Non sarebbe ora di picchiare i pugni sul tavolo con Berna (non dimentichiamo che siete due leghisti alla testa dei dipartimenti interessati) per fare qualcosa di concreto?
«Lo facciamo, ma senza far troppo rumore. Come ho detto prima, tutta la Svizzera è confrontata con questo problema. In passato il mio Dipartimento ha promosso con l’Ufficio federale delle strade (Ustra) la gestione attiva della sicurezza nonché il presidio da parte della polizia e l’interventistica in occasione dei grandi cantieri (San Salvatore, Mendrisio e Stalvedro). Ora – sempre insieme all’Ustra – concretizzeremo il progetto pilota per rafforzare il pattugliamento dell’A2 con l’obiettivo di ridurre i tempi di intervento. Ma non dimentichiamo che anche il Dipartimento del territorio sta collaborando attivamente con l’Ustra per la realizzazione della terza corsia tra Lugano e Chiasso nelle due direzioni. Unitamente a tutta una serie di altre misure – come la gestione attiva delle velocità in modo da fluidificare meglio la corrente durante le ore di punta – sono già state attuate d’intesa con le autorità federali».
Il divieto di sorpasso per i mezzi pesanti le piacerebbe?
«Certo! È già in vigore dal 2014 nel tratto stradale tra Lugano e Chiasso. Il divieto è divenuto una regola laddove ci sono solo due corsie, come ad esempio sul valico alpino del Brennero. Le strade dell’intero Sottoceneri e della zona a nord di Bellinzona sono in realtà un falso piano, per questo motivo ogni volta che un veicolo pesante va in sorpasso rallenta il flusso e crea ingorghi. La misura si giustifica in Ticino come pure nel resto della Svizzera. In questo senso mi farò promotore dell’iniziativa con i miei colleghi responsabili della polizia negli altri Cantoni».
(Articolo e intervista di Gianni Righinetti)