È con piacere che intervengo all’apertura dell’anno giudiziario ticinese, portandoVi il saluto del Consiglio di Stato, del Dipartimento delle istituzioni e quello mio personale.
Un piacere quello odierno, poiché la cerimonia dell’apertura dell’Anno Giudiziario è un’occasione privilegiata per esprimere davanti ad un pubblico competente le considerazioni dell’autorità politica cantonale sullo stato della Giustizia della Repubblica e Cantone Ticino. Considerazioni che, come già rimarcato nel Rapporto d’attività 2011 del Consiglio della Magistratura – che ringrazio per il lavoro svolto – molto spesso avvengono al di fuori degli ambiti istituzionali a questo scopo preposti, e con interventi “fuori tema”, aggravati da un misconoscimento del contesto in cui avvengono.
Saluto in particolare modo in quest’apertura d’intervento il nuovo presidente del Tribunale di appello, il giudice Werner Walser, e il suo vicepresidente, giudice Mauro Ermani, ai quali auguro un proficuo e costruttivo operato. Il Presidente è persona a me nota da prim’ancora ch’io venissi chiamato ad assumere la mia attuale funzione, che mi vede rivestito anche del coordinamento amministrativo del settore della giustizia. Con un tiratore sportivo, preciso, allenato ed appassionato come Werner Walser – e questo è solo un parallelismo –, sono convinto che il Tribunale di appello saprà proseguire sul cammino che vede impegnati gli organi preposti a fornire prestazioni nell’ambito della giustizia celeri ed accurate, in grado di affrontare le sfide attuali e future della nostra società.
L’occasione odierna, come già accennato, è propizia e privilegiata per illustrarvi – gentili Signore ed egregi Signori – i primi passi intrapresi dal mio arrivo al Dipartimento. Passi che intendono condurrela Giustiziaticinese verso un importante riassetto organizzativo e logistico. Per meglio comprendere il tutto, esporrò una breve retrospettiva e prospettiva su quanto sin qui intrapreso dal Dipartimento sotto la mia direzione.
Nel corso dell’anno trascorso, tra i tanti Messaggi licenziati dal Consiglio di Stato, giova qui ricordare i seguenti, che particolarmente interessano il settore della giustizia:
a) l’aumento dei giudici supplenti al Tribunale di appello (con la modifica dell’art. 42 cpv. 1 della Legge sull’organizzazione giudiziaria), che permetterà al tribunale cantonale supremo di operare con – si auspica – accresciuta efficacia ed efficienza;
b) la procedura di elezione dei giudici del Tribunale di appello (con la puntuale modifica dell’art. 23 LOG), che si propone di facilitare la presentazione di candidature qualificate, più mirate allo specifico settore del tribunale che dovrà essere completato, fornendo così un ulteriore contributo al miglioramento dell’efficacia ed efficienza del tribunale stesso;
c) la modifica della Legge sull’organizzazione e la procedura in materia di tutele e curatele, tema della giornata di studio odierna, resasi necessaria in ragione dell’adozione da parte delle Camere federali della modifica del Codice civile svizzero relativa alla protezione degli adulti, diritto delle persone e diritto della filiazione, e che entrerà in vigore il 1. gennaio prossimo;
d) e infine la recente proposta di revisione totale della Legge cantonale sulla procedura amministrativa.
Attualmente questi messaggi governativi sono pendenti presso la Commissione parlamentare della Legislazione, che auspichiamo possa esprimersi a breve. Su un tema specifico, quello della modifica della procedura di elezione dei giudici – con una maggiore attenzione alle competenze – giova qui ricordare come vi siano delle posizioni critiche, che però difficilmente si conciliano con le richieste provenienti sempre dallo stesso fronte di una Giustizia celere e puntuale. Irrisolta pure, nonostante gli incontri avuti tra l’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio ela Commissioned’esperti, la questione mirante ad avere “LA” soluzione perfetta per la scelta e la nomina dei futuri magistrati. Questi due fatti sottolineano e confermano come in questo delicato tema, la prudenza sia importante così come il focalizzarsi sulle competenze deicandidati alle cariche postulate. Ne consegue che la scelta fatta dal Consiglio di Stato sia da perseguire.
Oltre ai Messaggi testé menzionati, di “competenza” del Dipartimento che sono chiamato a dirigere, tengo a rammentare come – e la questione è di poco tempo fa – il Gran Consiglio abbia infine approvato la revisione parziale della Legge sull’ordinamento degli impiegati dello Stato e dei docenti (LORD). Tra le varie modifiche apportate alla LORD, va segnalato l’inserimento tra le autorità di nomina del Tribunale di appello, del Ministero pubblico e delle altre Magistrature permanenti.
L’ipotesi sulla quale allo stato attuale si sta lavorando – e che, verosimilmente sarà sottoposta alle nuove autorità di nomina – è quella per cui il Dipartimento delle istituzioni, per il tramite della Divisione della giustizia, ela Sezionedelle risorse umane del Dipartimento delle finanze e dell’economia, continueranno a garantire il supporto amministrativo nella gestione delle risorse umane del potere giudiziario, lasciando alle autorità giudiziarie le competenze decisionali previste dalla LORD, quale autorità di nomina. Non si tratta qui di un mutamento epocale, in quanto già oggi la modalità operativa vede le autorità giudiziarie vagliare lecandidature entrate, per poi proporre al Dipartimento i nominativi, che li sottopone al Consiglio di Stato per la nomina. Da domani, la decisione spetterà quindi alle autorità giudiziarie, mentre il processo amministrativo sarà il medesimo di quello attuale. A questo riguardo è opportuno segnalare l’esigenza di precisare nella LORD il principio secondo il quale il piano dei posti autorizzati per i funzionari che operano nei vari Tribunali sarà stabilito dalle singole autorità giudiziarie d’intesa con il Governo allo scopo di allineare il tutto alle disponibilità finanziarie dello Stato; nel frattempo verrà emanata una direttiva in tal senso.
Nel corso dei prossimi mesi – riconosciute in particolare le necessità di una giustizia celere, accurata e conforme alle garanzie procedurali federali – il Dipartimento che sono chiamato a dirigere si farà promotore di una prima rivisitazione della Legge sull’organizzazione giudiziaria che mira ad introdurre per la Prima Camera civile del Tribunale di appello la possibilità di un giudizio monocratico degli appelli presentati contro le decisioni emesse in procedura sommaria e cautelare nel diritto di famiglia. Tale soluzione, già auspicata dal Consiglio della Magistratura, e che probabilmente verrà estesa a tutte le Camere della Sezione civile, si propone di assorbire gli importanti arretrati della Prima Camera civile, chiamata ad operare in un settore particolarmente sensibile com’è quello del diritto di famiglia, e che quindi necessita di decisioni celeri.
È pure all’esame del Dipartimento un potenziamento del Tribunale amministrativo cantonale, imposto da un aumento delle entrate e delle giacenze, nonché per effetto del Piano di utilizzazionecantonale dei paesaggi con edifici e impianti protetti. Ricordo come questo potenziamento sia stato inserito nelle Linee Direttive 2012-2015 del Consiglio di Stato, allo scopo di fissarlo come priorità – unitamente alla Prima Camera civile – per il presente quadriennio.
Ulteriori adeguamenti dovuti all’introduzione delle nuove norme procedurali federali, verranno invece valutati nel corso del 2013. Infatti, come disposto dalle leggi sull’adeguamento della legislazionecantonale all’introduzione del CPP e del CPC, entro la metà del 2013 il Consiglio di Stato dovrà presentare al Gran Consiglio i rapporti sulle conseguenze dell’introduzione della procedura penale federale e della procedura civile federale e formulerà le eventualmente necessarie proposte di natura legislativa e organizzativa riguardanti le autorità giudiziarie civili, di conciliazione, del perseguimento penale e dei tribunali penali. In vista della redazione dei rapporti, il Dipartimento raccoglierà esperienze, osservazioni e proposte da parte di tutte le autorità chiamate ad esprimersi. Vi invito quindi a voler contribuire puntualmente secondo la pratica maturata in questo periodo, annotando in particolar modo fatti e cifre che vadano a suffragare asserzioni generali sul maggior o minor onere, come pure su modalità operative da rivedere legislativamente.
Per quanto attiene ad ulteriori sviluppi nell’ambito della giustizia, richiamo il mio intervento di un anno fa sempre in quest’occasione privilegiata, in cui preannunciavo un approfondimento in relazione all’istituzione di un Tribunale commerciale. Da allora la Direzione dipartimentale ha voluto dar vita ad un approfondimento più esteso e completo, costituendo pertanto un Gruppo di studio denominato “Giustizia 2018”, che ha quale scopo ultimo l’elaborazione di linee guida per un piano strategico – nel senso legislativo, logistico ed operativo – per un riassetto complessivo dell’organizzazione giudiziaria cantonale.
Ed il termine del 2018 non è certamente dovuto alla casualità. Difatti, l’anno 2018 corrisponde al momento del rinnovo di buona parte del Potere Giudiziario cantonale. La Direzione dipartimentale ha quindi ritenuto opportuno cominciare ad avviare le riflessioni su di una fondamentale – in ottica strategica di lungo corso – rivisitazione dell’apparato della Giustizia ticinese. Rivisitazione che – si prevede, sulla base delle prime risultanze – non sarà una rivoluzione totale, bensì un puntuale riordino, quale logica conseguenza di quanto avvenuto a livello federale. In parte, e certamente non lo nascondo in questa sede giacché il tema vi è ben noto, anche alla mancata edizione – in passato – di uno specifico piano strategico in questo settore. Un’assenza, i cui effetti – solo ora – si palesano appieno.
Come già rimarcato in questa medesima sede lo scorso anno – quando lanciai l’iniziativa di un Tribunale commerciale, ora al vaglio del Gruppo di studio “Giustizia2018”, che sta parimenti seguendo con la necessaria attenzione anche il dibattito sfociato in seguito a quanto auspicato nel Rapporto di gestione 2011 dal Tribunale federale – la Giustizia necessita di poter operare con maggior efficacia ed efficienza in ambiti settoriali fondamentali per il funzionamento di una società complessa, e soprattutto al servizio di un Cantone di confine, con una piazza finanziaria di importanza nazionale e un dinamico mondo imprenditoriale.
Il Gruppo di studio “Giustizia 2018”consegnerà alla Direzione del Dipartimento il suo rapporto nel corso del prossimo autunno. Di seguito, e dopo il necessario avallo del Consiglio di Stato, le singole istanze giudiziarie – e tra queste anche il Consiglio della Magistratura – saranno coinvolte in una consultazione sul progetto denominato “Giustizia 2018”. Conclusa questa fase di condivisione, si passerà ad implementare le modifiche legislative necessarie, in modo da poter predisporre quanto necessario, in termini di legislazione, di logistica e di operatività, cosicché la riforma possa entrare in piena funzione nel 2018.
L’occasione odierna è peraltro decisamente propizia per brevemente illustrarVi alcune ulteriori prime risultanze delle riflessioni su questo progetto d’importanza strategica per la Giustizia ticinese e per il Dipartimento che dirigo – e di seguito ve le elenco:
- Entro l’estate, il Dipartimento intende presentare al Consiglio di Stato il Messaggio riguardante la separazione del Tribunale penale cantonale dal Tribunale di appello; ipotesi al vaglio delle autorità cantonali ormai da anni e che ha trovato l’accordo di gran parte delle autorità consultate. Si ritiene difatti, che l’organizzazione giudiziaria attuale sia poco opportuna, considerato come nella massima autorità giudiziaria cantonale siano ora allocati un’autorità di prima istanza, il Tribunale penale cantonale (TPC), appunto, ed un’autorità di secondo grado, la Corte di appello e revisione penale (CARP). A questa prima fase riorganizzativa di prossima implementazione seguirà poi – si ipotizza, sempre nel gruppo di studio “Giustizia 2018” – una riunificazione logistica con la Pretura penale in un unico Tribunale penale cantonale di prime cure. Questa riunione delle autorità penali di prima istanza dovrebbe avvenire, secondo i piani, a Bellinzona, dove andremo così a creare il polo del giudizio penale, tenuto conto dell’importante presenza del Tribunale penale federale, con il quale le sinergie sono evidenti.
- A questo primo tassello, che tocca unicamente il Tribunale penale cantonale, si aggiungerà poi già nel corso del 2013 la presentazione di un Messaggio relativo alla riorganizzazione del Tribunale di appello. La proposta riorganizzativa che sarà presentata è finalizzata a conferire al Tribunale d’appello una struttura organizzativa di lungo corso che segue le orme di quanto già messo in atto a livello federale e che, in particolar modo, porti a dei ruoli dirigenziali e di conduzione diretta all’interno dello stesso.
In seguito, e probabilmente ancora entro la fine del 2013, una volta conclusasi la procedura di consultazione già menzionata, prevedo che potrà quindi essere presentato il Messaggio relativo alla revisione totale della Legge sull’organizzazione giudiziaria. Una revisione totale che comporterà tutti quegli ulteriori adeguamenti volti a garantire alla Giustizia ticinese l’assolvimento dei suoi compiti in modo efficace ed efficiente. In questo contesto, si ipotizza – tra l’altro – un riassetto del numero delle giudicature di pace e dei comprensori delle stesse.
Anche le Preture distrettuali saranno toccate dalla revisione, ma non lo saranno nella loro essenza. Con particolare riferimento al tema oggetto della giornata di studio odierna, è debito segnalare come nel Messaggio concernente la modifica della Legge sull’organizzazione e la procedura in materie di tutele e di curatele licenziato il 7 marzo scorso, il Consiglio di Stato abbia reputato opportuno prevedere due ben distinte fasi di adeguamento delle norme cantonali in materia di Protezione degli adulti, diritto delle persone e diritto della filiazione.
Nella prima si è voluto mantenere le attuali Commissioni tutorie regionali, designare il Tribunale di appello quale autorità di reclamo con il potenziamento di un giudice, collocare l’autorità di vigilanza presso il Tribunale di appello e potenziare adeguatamente le risorse degli Uffici cantonali preposti alla collaborazione con le autorità di tutela ed all’esecuzione delle misure di protezione.
In una seconda fase, prospettata a partire dal 2018, si ipotizza invece di concretizzare il cosiddetto “modello giudiziario”, il che potrà avvenire mediante la costituzione di un apposito Tribunale di famiglia o, ipotesi ora al vaglio, con l’integrazione di queste competenze decisionali in quelle pretorili.
Accanto alle modifiche legislative oggi accennate, seguiranno già le prime – non ulteriormente procrastinabili – rivisitazioni dell’assetto logistico, che consentirà di rispondere alle necessità di spazio, di sicurezza e di immagine degne di un Tribunale di appello.
Posso quindi già in questa sede anticiparVi come il Tribunale di appello nel corso del 2014 potrà, stanti le trattative in corso con un privato, prevedibilmente essere trasferito integralmente in un’adeguata sede nel comprensorio luganese; il che dovrebbe verosimilmente permettere una più celere sistemazione dei fatiscenti spazi nel Palazzo di giustizia. La massima autorità giudiziaria cantonale dovrebbe quindi avere finalmente modo di installarsi in una sede provvisoria consona all’istituzione, all’attività svolta, e ristrutturata in base alle proprie esigenze e bisogni – il che dovrebbe anche permettere di promuoverne, facilitandolo, l’operato in concomitanza anche con la nuova organizzazione già anticipataVi quest’oggi.
Nell’ottica di un’accresciuta efficienza ed efficacia dell’operatività della giustizia, posso altresì anticiparVi in questa sede, come vada concretizzandosi il progetto logistico sviluppato nel corso degli ultimi mesi dalla Direzione del dipartimento, che prevede la riunificazione in un unico stabile di Ministero Pubblico e Polizia giudiziaria – con la conseguente creazione di un cosiddetto “Palazzo del perseguimento penale”.
Tutte questioni in fase di finalizzazione presso la Divisione della giustizia, che ringrazio del lavoro sin qui svolto, e in particolare per quello che l’attende nel prossimo futuro, anche a livello di riorganizzazioni interne.
Quanto testé esposto, auspico abbia colto la Vostra attenzione e, sono convinto, avrà mosso e anche risvegliato emozioni fors’anche assopitesi nel corso degli anni. Se così fosse, me ne rallegro, poiché ciò significa che avete a cuore la Giustizia ticinese ed il suo funzionamento. Questo vale per il sottoscritto.
Si tratterà dunque di condividere assieme i prossimi passi, così da poter fare un ulteriore salto di qualità, anche in seguito ai potenziamenti di organico avvenuti nel passato e previsti nel prossimo futuro.
In conclusione ritorno brevemente sul Rapporto d’attività 2011 del Consiglio della Magistratura, che è stato molto, e per certi versi addirittura eccessivamente, critico nei confronti della politica e della mediatizzazione dei temi che coinvolgono la Giustizia ticinese.
Oggi non posso certamente esprimerVi le sensazioni del Magistrato toccato dal fenomeno della diffamazione o dell’ingiuria, anche se più d’uno tra Voi ha voluto condividerle con il sottoscritto. Oggi posso però esprimerVi le riflessioni di un politico, che nel suo ”piccolo” è stato anche “giudice” – o meglio, arbitro – nell’ambito sportivo. Infatti, nel mio passato lungo quasi un ventennio quale arbitro di disco su ghiaccio, ho avuto modo di trovarmi in più di un’occasione in situazioni di difficoltà. Difficoltà che hanno più di un’origine: dalla partita in cui lo spirito del derby era marcato, agli incontri in cui vi era un vero e proprio astio tra i contendenti. Partite in cui singoli giocatori dovevano regolare i conti dell’incontro precedente o peggio ancora regolare i conti afferenti a questioni extra-sportive. Partite in cui la tensione sugli spalti influenzava persino i giocatori, come anche situazioni in cui i giocatori stessi si vedevano costretti a richiamare all’ordine i propri tifosi. Peggio poi quando una squadra credeva erroneamente di poter contare sull’appoggio partigiano dell’arbitro, oppure credeva che l’appoggio partigiano venisse concesso alla parte avversa. Senza dimenticare gli odiosi insulti e le immeritate considerazioni fuori luogo, agli arbitri e alla loro imparzialità.
Penso che molti tra di Voi, Signore e Signori Magistrati, “toute proportion donnée” possano essere venuti a trovarsi in situazioni paragonabili a quelle giust’appunto descritte.
Questi 20 anni di “ghiaccio e fischietto” mi hanno insegnato molto e mi fanno comprendere la Vostra difficile missione quotidiana di equidistanza, calma e fermezza nelle decisioni da prendersi.
Evidentemente tutto ciò non è facile, poiché siamo esseri umani e come già accennato, le emozioni fanno intrinsecamente parte della natura umana; ma questi 20 anni come “giudice sportivo” mi hanno anche insegnato che, se tutte e due le fazioni gridano o si scagliano contro l’arbitro, allora significa molto probabilmente che questi si sta adoperando in maniera imparziale per l’adempimento indipendente ed oggettivo del compito che gli è stato demandato dalle parti.
E voi, Signore e Signori Magistrati, questo compito lo state adempiendo pienamente.
Vi ringrazio.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni
Apertura anno giudiziario 2012/2013, 11 giugno 2012, Lugano – Palazzo dei congressi