Frontalieri e libera circolazione. Con l’accordo sulla libera circolazione tra UE e la Svizzera, il nostro Paese ha rinunciato ad ogni forma di controllo della migrazione, in particolare anche quella transfrontaliera. Infatti, l’accordo annulla il contingentamento dei frontalieri, possibile invece secondo l’allora vigente legge federale sulla dimora e il domicilio degli stranieri e la relativa ordinanza.
I casi sono sempre più numerosi e diventano significativi anche per la loro sfacciataggine. La sostituzione della manodopera indigena e residente con lavoratori frontalieri è diventata pandemica, in particolare nel settore terziario dei servizi. Il Cantone Ticino applica procedure già più formali rispetto altri Cantoni, proprio per un migliore e più puntuale controllo. Queste procedure sembrano però non fermare la sostituzione in atto, che ha portato a oltre 10mila i residenti in cerca di lavoro e la fascia d’età tra i 15 e i 29 anni ad essere la maggiormente toccata dal fenomeno della disoccupazione.
Quali mezzi per raggiungere l’obiettivo di ridurre il numero di frontalieri e aumentare l’occupazione dei residenti? Da un lato le proposte leghiste di introdurre delle regole chiàre per le assunzioni negli enti pubblici e parapubblici, così come per le imprese che intendono partecipare ai concorsi d’appalto. Dall’altra la possibilità di introdurre una ecotassa sui frontalieri, in modo da bilanciare il carico ambientale generato e non certamente coperto dalle imposte alla fonte prelevate, di cui il 38.8% viene peraltro versato (o dovrebbe essere versato) ai Comuni di frontiera. Oppure agire sul piano legale.
L’articolo 24 dell’ordinanza federale che limita l’effettivo degli stranieri (OLS 823.21) prevedeva che:
Art. 24 Limitazione
1 I Cantoni possono far dipendere il rilascio di permessi per frontalieri dalla presenza di un’adeguata quota di lavoratori indigeni nell’azienda74. Di norma, le nuove aziende e le filiali di imprese esistenti devono adempiere queste condizioni.
2 I Cantoni possono prendere ulteriori disposizioni limitative sull’assunzione di frontalieri.
Il problema sta a monte poiché con gli accordi bilaterali tra Svizzera e UE, votati dal resto degli svizzeri ma bocciati ben due volte dai Ticinesi, il nostro Paese ha subordinato tale normativa interna ai patti internazionali. Insomma, questa interessante norma, che permetterebbe di meglio gestire il mercato del lavoro a favore della manodopera residente, viene annullata dall’accordo sulla libera circolazione delle persone all’articolo 10, in cui afferma che: Ai lavoratori frontalieri non è applicabile alcun limite quantitativo.
Si dovrà quindi chiedere a Berna di applicare le stesse misure precauzionali che alcuni Paesi UE avevano previsto, onde evitare il perturbamento del loro mercato del lavoro. Si tratta di chiedere, in via precauzionale essendo la situazione contingente del Cantone Ticino non paragonabile con altri Cantoni, di sospendere l’applicazione per il Ticino l’accordo sulla libera circolazione delle persone tra Svizzera e UE relativamente ai lavoratori frontalieri dipendenti e autonomi nonché ai lavoratori distaccati, in modo da poter reintrodurre i contingenti a salvaguardia della manodopera residente e del dumping salariale.