L’aggregazione della Media Leventina è la seconda e naturale tappa di riordino istituzionale di questo comprensorio.
Dopo la prima fase, avvenuta tra il 2004 e il 2005, oggi le cittadine e i cittadini di dei Comuni di Anzonico, Calpiogna, Campello, Cavagnago, Chironico, Faido, Mairengo e Osco, hanno l’opportunità di recuperare l’occasione persa 7 anni fa, costituendo un Comune unico.
Il sottoscritto, allora deputato al Gran Consiglio, ebbe a consigliare a Luigi Pedrazzini – in quel momento direttore delle Istituzioni – di proporre la coatta per quei Comuni che, nonostante la loro incapacità gestionale, si erano opposti all’aggregazione. Oggi, col senno di poi, posso dire che sbagliai, benché l’obiettivo era importante: ridare unità alla Media valle. Sì, ridare unità, poiché questi territori furono già uniti nel tempo vicinale, ma con l’Atto di Mediazione le entità delle vicinanze in Media Leventina non seppero tenere, come ad esempio nel mio Comune di Quinto; da qui, l’alta frammentazione di questo territorio che oggi vogliamo ricomporre.
Questa passata unità territoriale, che vide la Media Leventina per diversi secoli avere maggiore condivisione istituzionale, non dobbiamo dimenticarla. Chi oggi si appella all’autonomia e autodeterminazione ha buoni motivi per farlo (d’altronde ribadisco lo stesso a livello internazionale per la Svizzera nei confronti dell’Unione Europea). Ma nella politica delle aggregazioni e dei flussi tra Cantone e Comuni, non dobbiamo perdere di vista un aspetto centrale: il servizio alla cittadinanza. In questo senso piccole realtà comunali, benché ben organizzate, non possono garantire medesimi servizi di qualità e quantità paragonabile a realtà comunali più strutturate. Il Cantone è alla ricerca di questo: Comuni sempre più in grado di assumersi responsabilità, proprio per poter delegare compiti che offerti a livello comunale possano garantire una maggiore qualità di servizio e soddisfazione della cittadinanza.
Chi teme che con l’aggregazione si perda l’identità locale, credo sottovaluti il proprio orgoglio e le capacità dei suoi concittadini nel ribadire la loro identità. Infatti, penso solo al mio caso personale: quando mi dicono che sono di Quinto, preciso le mie origini piottesi, a dimostrazione di come una realtà comunale vasta non annulli le piccole e vitali identità di paese, ma anzi le rafforzi. In questo senso, non temo la sparizione di pregevoli attività e associazioni a sostegno dei singoli villaggi; sono invece convinto che l’aggregazione permetta di rafforzare quest’attenzione posta localmente, proprio perché sarà compito del futuro Comune ribadire l’importanza di ogni futura frazione nel nuovo contesto comunale.
Il Cantone Ticino ha avviato da diversi anni ormai la politica delle aggregazioni e le esperienze fatte hanno permesso di constatare una sostanziale soddisfazione per le scelte fatte e un apprezzamento per i cambiamenti qualitativi vissuti dai cittadini dei nuovi Comuni aggregati. Un fattore non indifferente, in quanto in ogni processo di aggregazione comunale si sa cosa si lascia, mentre le certezze su quanto si andrà ad avere non sono complete. Come più volte affermato nelle vivaci serate di informazione nel Locarnese, che sta vivendo una sfida epocale nel progetto che potrà dar vita alla seconda città del Cantone e al primo polo urbano unificato del Sopraceneri, l’aggregazione è un atto di fiducia verso le future classi dirigenti del nostro territorio. Infatti guardassimo unicamente il livello locale, troveremmo diversi motivi contro quel o tal sindaco, oppure questa o quella incapacità gestionale; ma alla fine cosa otterremmo? Nulla.
Credo invece che si debba fare un atto di fiducia ai giovani che potranno domani raccogliere un territorio unificato istituzionalmente, oltre che socialmente ed economicamente. Dobbiamo credere in loro e dare loro l’occasione di raccogliere le sfide di domani. Un partita tutta da giocare e soprattutto da giocare assieme, perché di occasioni perse ne conosciamo molte, ma non possiamo più permetterci di perderne altre.
L’aiuto offerto dal Consiglio di Stato, per un totale di 5 Milioni di franchi, è inteso a dare basi di solidità finanziarie al futuro Comune e i mezzi per la sua progettualità. Da un lato il Cantone partecipa al risanamento finanziario dei Comuni di Calpiogna e Campello, dall’altra concede crediti extra per la realizzazione di opere finalizzate al servizio alla popolazione, così come crediti particolari per opere di rilancio turistico della regione.
Gli aiuti intesi in questo progetto vanno considerati nella continuità di aiuto e sussidiarietà che il Cantone garantirà al nuovo Comune. Fare dei parallelismi con gli aiuti erogati a Lugano e Mendrisio, in cui il Cantone sostanzialmente si disimpegnerà dalla gestione di determinati territori, è quindi fallace ed ingannevole; anche perché, l’obiettivo del Consiglio di Stato è quello di riconoscere il ruolo dei poli urbani sottocenerini nella perequazione intercomunale, proprio i valori solidali tra Comuni di cui anche la nostra regione beneficia.
Penso, conoscendo e vivendo la regione, che l’opportunità offerta sia da cogliere proprio per la valenza del progetto e gli aiuti offerti dall’autorità cantonale. Qualcuno oggi pensa di stare meglio, oppure che si possa fare e precisare di più negli obiettivi di aggregazione. Purtroppo – e lo sappiamo bene in valle – questi momenti di ricchezza indotta da fattori esterni sono evanescenti per loro natura. Preferibile dunque cogliere l’opportunità di quest’aggregazione necessaria a dare più solide basi a questo territorio che vorrei capace di raccogliere sfide ambiziose, come quella della gestione degli impianti turistici di Carì, oppure di valorizzare l’alto potenziale residenziale nei villaggi della montagna. Queste sfide saranno colte dalla futura classe politica del nuovo Comune, che dovrà definire obiettivi e strategie; sarebbe sbagliato oggi anteporre questo aspetto alla libertà di scelta e capacità dirigenziale di chi sarà chiamato a condurre il territorio aggregato.
Il Consiglio di Stato crede in questo progetto e lo sostiene. Personalmente credo nella capacità delle cittadine e dei cittadini di questo territorio di affrontare la sfida con l’orgoglio di ogni singolo villaggio, consci di poter migliorare la propria qualità di vita attraverso una nuova entità comunale, capace di rispondere alle necessità moderne della cittadinanza.
Ora tocca a voi decidere del vostro destino, con l’auspicio che da tutti i Comuni della Media Leventina esca un chiaro SI il prossimo 25 settembre.
Vi ringrazio.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni