Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione della cerimonia d’inaugurazione delle Cave di Arzo |
Egregi signori,
Gentili signore,
Vi saluto a nome del Consiglio di Stato e ringrazio il Patriziato di Arzo per avermi invitato a questa cerimonia d’inaugurazione per i lavori di riqualifica e valorizzazione delle vostre cave.
Lo scrittore francese François-René de Chateaubriand una volta disse « La scultura dona un’anima al marmo ». Se ci pensiamo, in effetti, il marmo è semplicemente una roccia. Di ovvia e innegabile bellezza, ma rimane solo una roccia, finché l’uomo non gli dona un’anima. Oggi festeggiamo la nuova vita delle Cave di Arzo che, grazie al lavoro del Patriziato, potremmo dire che hanno acquisito, con questo progetto, la loro personale “anima”.
L’attività alle Cave di Arzo ha una lunga storia che, come ben sapete, risale a un periodo attorno al 1300. Da allora il marmo di Arzo ha preso vita in numerose opere sparse per l’Europa, dal più vicino Duomo di Milano o di Como, fino a monumenti nella lontana Varsavia. In tutte queste località – riprendendo il concetto dello scrittore francese – il marmo di Arzo ha trovato più volte la sua anima, ma lo ha fatto spesso al di fuori del suo luogo d’origine. Il lavoro del Patriziato di Arzo ha invece un aspetto particolare, poiché dona un significato unico alla cava, proprio laddove tutto il processo nasce, richiamando l’attenzione verso la fase originale della lavorazione e sull’elemento dal quale nasce questo prezioso materiale, ovvero la terra, le nostre montagne, e in particolare il Poncione d’Arzo, che è anche l’elemento principale del nuovo stemma del Patriziato.
Proprio dai movimenti geologici che hanno interessato il nostro territorio nasce la bellezza naturale del marmo, che racconta la storia delle nostre terre e la porta all’interno dei prodotti della sua lavorazione. Come nel progetto del Patriziato, grazie al marmo la storia si incontra con la natura creando in questo modo un valore aggiunto per entrambe. La cava, che un tempo richiamava gli scalpellini per il lavoro di estrazione, con questo progetto si trasforma in un luogo per attività culturali che richiama invece tutta la popolazione verso la propria storia, poiché il lavoro alla cava era una parte essenziale dell’economia locale e quindi della vita quotidiana dei nostri avi. Grazie al progetto quindi, oltre a conoscere il processo che ha portato questa nostra peculiare eccellenza a essere riconosciuta a livello internazionale, possiamo finalmente riscoprire una parte del nostro passato, e quindi una parte di noi stessi.
Questa è la missione più importante, a mio avviso, che hanno i patriziati: mantenerci saldi a quei valori di tradizione e cultura locale che hanno costruito negli anni la nostra identità, l’identità ticinese, che ci rende unici e che ci caratterizza. Un ruolo fondamentale che ci tengo sempre a evidenziare, e che diventa sempre più una responsabilità inderogabile. Proprio per questo, nei miei incontri con i patriziati cerco di ricordare quanto sia importante che ognuno di questi enti diventi una realtà sempre più presente all’interno delle comunità locali e che diventi un partner sempre più affidabile per i Comuni e per il Cantone.
Il Patriziato di Arzo, grazie anche a progetti di valorizzazione del territorio come questo che oggi inauguriamo, dimostra una dinamicità e una volontà di innovazione esemplari, che ci fanno ben sperare. L’auspicio è che anche in futuro la nostra identità venga sempre tramandata con la stessa passione e la stessa buona volontà di ora. Una passione e una volontà che sono il tratto distintivo di ogni persona che ha messo il proprio cuore e le proprie braccia in questo progetto e in ogni altro realizzato in passato, donando a ogni opera una sua personale anima.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e
Direttore del Dipartimento delle istituzioni