Intervista ad Andrea Pronzini, responsabile del Centro formazione di Polizia
Si è aperto martedì 2 marzo il nuovo concorso per aspiranti agenti di Polizia in Ticino. Facciamo il punto della situazione con il responsabile del Centro di formazione Andrea Pronzini.
Nel corso dell’ultimo anno gli agenti di Polizia si sono trovati ad affrontare una situazione nuova per tutti: la pandemia. Spesso le autorità hanno messo l’accento sull’importanza del dialogo con la popolazione. In questo senso anche la formazione dei nuovi agenti cambierà in qualche modo? Più in generale, che influenza avrà questa crisi sulla formazione delle nuove leve?
«L’attenzione per il dialogo con la popolazione è da tempo una parte importante nel percorso formativo dei futuri agenti. Il nuovo Piano di formazione di polizia introdotto lo scorso anno e che stabilisce un quadro comune per lo sviluppo dei piani di studio e di formazione a livello svizzero, dà il giusto spazio alla polizia di prossimità e all’acquisizione di competenze comunicative e sociali che devono tradursi in un agire il più possibile vicino ai cittadini e capace di rispondere alle preoccupazioni della popolazione. Inoltre, gli aspiranti effettuano uno stage presso le diverse polizie comunali proprio con l’obiettivo formativo di dare risposta ai bisogni della popolazione nell’ambito dei compiti di polizia di prossimità».
Al di là della pandemia, le forze di Polizia in questi ultimi anni si stanno adattando a tanti altri nuovi fenomeni sempre più complessi: si pensi alla cybercriminalità, ai reati finanziari, ai flussi migratori e alla violenza giovanile. Come è cambiata in questo senso la formazione?
«In verità da sempre la Scuola di Polizia del V circondario è stata attenta all’evolvere dei crimini e dei delitti e più in generale all’emergere di nuove minacce alla sicurezza pubblica, integrando nel curriculum formativo dei futuri agenti le tematiche alle quali di volta in volta si rende necessario dare spazio. Penso ad esempio all’attenzione dedicata da anni al tema dell’interculturalità e all’analisi e alla discussione in classe di casi pratici legati alla violenza giovanile. Riguardo al problema della cybercriminalità, a livello di formazione di base da alcuni anni è stata introdotta questa materia, prestando particolare attenzione alla creazione di sinergie con altri centri formativi e alle indicazioni fornite dall’Istituto svizzero di polizia».
Vista la complessità di questi fenomeni, al di là della formazione di base, anche la professione di agente di Polizia sta diventando sempre più specialistica?
«La scuola di Polizia del V circondario è integrata nel Centro Formazione di Polizia (CFP). Il Centro si occupa di erogare la formazione di base ed è a sua volta parte della Sezione della formazione che si occupa anche di formazione continua e di formazione esterna; dallo scorso anno è stata integrata nella sezione anche la formazione legata al mantenimento d’ordine. La Polizia cantonale ticinese è dunque dotata di una struttura formativa che consente sia una formazione di base di qualità (la scuola di polizia e le formazioni di base per gli assistenti di sicurezza pubblica, per la Guardia svizzera pontificia e i moduli specifici per gli agenti di sicurezza privata) coordinata dal Centro di formazione, sia formazioni specialistiche. Non va però dimenticato che al di là di una maggiore necessità di specializzazioni che rispondono a nuove sfide, la “spina dorsale” della professione rimane la funzione di gendarme. Proprio pensando alla gendarmeria va anche ricordato che l’attività dell’agente non si esaurisce nell’azione preventiva o repressiva, bensì è pure caratterizzata da interventi di supporto e sostegno alla popolazione, come ad esempio per soccorrere con i defibrillatori una persona in arresto cardiaco».
Dallo scorso anno la formazione alla Scuola di polizia non è più di un anno bensì di due. È già possibile tracciare un primo bilancio di questo cambiamento?
«Un vero bilancio sarà possibile solo dopo aver concluso la prima formazione biennale che porta al conseguimento dell’attestato professionale federale di agente di polizia, dunque solo nella primavera del prossimo anno. Va comunque ricordato che in Ticino già dal 2014, dopo il conseguimento dell’attestato federale, gli agenti fanno un anno di pratica presso i diversi posti di Polizia. Il nuovo piano di formazione, valido a livello nazionale e che prescrive una formazione della durata di due anni, costituisce dunque per certi aspetti la continuazione di un discorso iniziato da più di un lustro».
Quanti sono in totale gli aspiranti agenti che attualmente prendono parte alla formazione? E quante sono le donne che hanno scelto questo percorso?
«Con l’inizio della SCP 2021 e con la scuola 2020 che entra nel secondo anno di formazione avremo per la prima volta due Scuole di polizia presso il Centro di formazione (anche se la formazione degli agenti nel secondo anno si svolgerà prevalentemente presso i posti di polizia, la SCP rimane un punto di riferimento sia per la preparazione e l’organizzazione dell’esame professionale, sia per interventi formativi puntuali e mirati). In totale avremo dunque 81 aspiranti. Dal 2001 a oggi la percentuale di donne che si sono candidate alla Scuola oscilla tra il 10% e il 24% del totale dei candidati. La quota di donne che hanno effettivamente frequentato la scuola è in aumento negli ultimi quattro anni. Negli ultimi due anni le donne sono poco meno di un quarto del totale degli aspiranti».
Intervista pubblicata nell’edizione di giovedì 4 marzo 2021 del Corriere del Ticino