Una riforma coraggiosa. Una riforma ambiziosa. Una riforma necessaria, voluta dal Governo e condivisa con i Comuni. Dal 2020 si prevede di riorganizzare i compiti e i flussi finanziari tra il Cantone e i Comuni.
Perché si rende necessaria una riforma?
La Svizzera è uno Stato federale. Confederazione, Cantoni e Comuni si ripartiscono da più di 150 anni le competenze stabilite dalle leggi e dalla Costituzione garantendo la più ampia prossimità dei servizi erogati ai cittadini. Il federalismo deve però sapersi adattare alle sfide imposte da una società con bisogni sempre più complessi dettati in particolar modo dai cambiamenti sociali e culturali. Dopo che si è delineata nel corso degli anni senza una vera logica ma perlopiù in risposta alle nuove esigenze che sono sorte strada facendo, la ripartizione dei compiti tra Cantone e Comune appare oggi poco efficace ed efficiente.
Ai cittadini non interessa quale attore fornisce una prestazione specifica, ai cittadini interessa che i servizi erogati siano di qualità, le procedure per ottenerli siano semplici e l’ente pubblico sia un punto di riferimento al quale potersi interfacciare.
Negli scorsi anni è stata manifestata a più riprese la volontà di rivedere l’organizzazione delle competenze tra il nostro Cantone e i nostri Comuni. Diversi tentativi sono stati portati avanti, senza però ottenere i risultati auspicati. Finalmente i presupposti ci sono: il progetto è stato condiviso dal Governo con i Comuni, e sono state gettate le basi per iniziare a lavorare insieme.
Un progetto suddiviso in cinque parti. Il primo fronte sul quale si interverrà è la riforma territoriale, ossia quella contenuta nel Piano cantonale delle aggregazioni, che permetterà ai cittadini di contare su Comuni più forti ed equilibrati. Ma come si potrà ottenere questo risultato? Grazie alla riforma dei compiti, il secondo asse d’intervento, che consentirà di assegnare le competenze alla gestione pubblica che è in grado di assolverle con più efficacia ed efficienza. Dopodiché si potrà entrare nel vivo del terzo e importante capitolo: la riforma dei flussi permetterà di adattarli ai nuovi compiti identificati e riassegnati. A questo punto si tratterà di procedere con gli aspetti finanziari: i finanziamenti saranno suddivisi e garantiti ridistribuendo le risorse tra i diversi enti ai diversi livelli.
Non possiamo pensare, tuttavia, di andare a segno senza riflettere sull’organizzazione interna delle pubbliche amministrazioni in gioco: sia l’Amministrazione cantonale sia quella comunale devono mettersi in discussione e optare per dei cambiamenti strutturali e organizzativi. Questa quinta condizione completa le riforme interconnesse e necessarie per ridisegnare il federalismo cantonale.
Pensiamo alla Polizia unica. Al di là dei dissensi manifestati inizialmente dai Comuni l’idea è quella di ridefinire le competenze tra la Polizia cantonale e le Polizie comunali, trovando insieme la giusta modalità d’interazione e di collaborazione in modo che il servizio offerto alla popolazione sia il più performante possibile. D’altronde il cittadino vuole sentirsi al sicuro sul proprio territorio: poco importa se ad assicurare la sicurezza sia un agente comunale o cantonale. L’obiettivo sarà ottenere il miglior risultato impiegando le minori risorse finanziarie e lavorando a stretto contatto con i Comuni.
Intanto, la riforma territoriale avanza: il Piano cantonale delle aggregazioni è stato condiviso e valutato da Comuni e società civile. Grazie alle osservazioni formulate il Consiglio di Stato darà una nuova impostazione al progetto iniziale. La strada da percorrere è lunga e non sarà priva di ostacoli. Il Governo e i Comuni ci credono. Supereremo la linea del traguardo in quella destinazione finale che sarà definita di comune accordo lungo il cammino e otterremo un Ticino più forte, meglio strutturato e pronto ad affrontare le sfide di domani. Un Ticino che potrà contare su Comuni a loro volta più forti e più competenti in tutti i loro ambiti di attività.