La “querelle” relativa all’acquisto degli aerei da combattimento Gripen mostra uno spaccato della situazione in cui si trova oggi il nostro Esercito. Da un lato vi è un compatto gruppo antimilitarista, ahimé sempre più numeroso, che con cadenza regolare chiama il Popolo svizzero alle urne: Per una Svizzera senza esercito (1989), Contro gli aerei da combattimento (1992), Risparmi nel settore militare e della difesa integrata (2000), Armi all’estero (2001), Per una Svizzera senza esercito II (2001), Servizio civile per la pace (2001), Per un divieto di esportazione di materiale bellico (2007), Contro il rumore dei velivoli da combattimento nelle regioni turistiche (2008) fino all’Abolizione del servizio di leva obbligatorio (su cui ci pronunceremo questo autunno).
Dall’altro lato, parallelamente alle iniziative sopra descritte, l’Esercito ha subito in questi anni grandi sacrifici in termini finanziari e di uomini. Se durante la Guerra Fredda la nostra Difesa contava su un terzo del budget della Confederazione ed oltre 700’000 soldati in attività, le varie riforme hanno eroso progressivamente queste risorse. Esercito 95 ha portato ad una riduzione degli effettivi a 400’000 unità, mentre Esercito XXI li ha ulteriormente ridotti a 120’000 unità riducendo al contempo le spese al 10% del budget della Confederazione. Nel 2012 il Parlamento si è espresso a favore di una nuova diminuzione a soli 100’000 uomini, con un budget di 5 miliardi annui, poi ridotti a 4.7 miliardi.
Nonostante questa continua “cura dimagrante”, i compiti espletati dalle nostre truppe rimangono immutati: difesa del suolo nazionale, sostegno alle Autorità in casi di catastrofi naturali e promovimento della pace all’estero. Le forze aeree svizzere rappresentano una risorsa strategica ed irrinunciabile nella difesa del nostro spazio aereo ed i Gripen sono la miglior soluzione costi/benefici per sostituire gli ormai vetusti F5-Tiger. Il nostro Esercito ha recentemente mostrato una certa debolezza nella comunicazione istituzionale e nelle relazioni pubbliche, difficoltà palesatasi in tutta evidenza con il voto al Consiglio degli Stati di martedì 5 marzo. I Deputati al Parlamento federale sono sempre meno sensibili all’esigenze dell’Esercito, anche perché lo conoscono sempre meno. È dunque importante fare una continua e chiara informazione ai politici ed all’opinione pubblica sul buon funzionamento del nostro Esercito e sull’efficienza nell’aiutare le Autorità e la popolazione civile in caso di catastrofi naturali.
L’esito del voto al Consiglio degli Stati non è stato un “No” ai Gripen, ma un chiaro “Sì” per capire dove l’Esercito intenda risparmiare per far fronte alla spesa destinata per l’acquisto dei velivoli (3.126 miliardi di franchi), frutto di una comunicazione carente. Una spesa così consistente, oltre ad un’attenta e puntuale comunicazione, necessita anche di un chiaro programma di finanziamento sostenibile con il budget della Difesa. Il dibattito si sposterà ora al Consiglio nazionale, ma nel frattempo il Dipartimento federale della Difesa avrà il tempo per garantire una maggior chiarezza, per esporre più dettagliatamente all’opinione pubblica le potenzialità dei Gripen e per illustrare delle chiare misure di risparmio sul budget della Difesa.
Solo una maggiore trasparenza ed una migliore comunicazione permetteranno ai Gripen di prendere il volo.
Norman Gobbi, CdS e Dir. DI