Da laRegione | Andreotti: il progetto di normativa? Spero in primavera. Proporremo pure l’uso del bracciale elettronico.
Quello giunto di recente dal Gran Consiglio, osserva dal Dipartimento istituzioni la responsabile della Divisione giustizia Frida Andreotti, «è un segnale politicamente molto importante: siamo insomma sulla giusta strada». La strada che nelle intenzioni del Dipartimento diretto dal leghista Norman Gobbi dovrebbe portare al varo di una legge cantonale sulla violenza domestica. Una normativa ad hoc, alla quale sta lavorando da un mese la Divisione giustizia per cercare di contrastare un fenomeno che in Ticino ha assunto dimensioni preoccupanti. Il segnale cui allude Andreotti sono le parole che chiudono il rapporto di Gianrico Corti sottoscritto mercoledì scorso dalla Commissione della legislazione, ovvero l’invito al governo “a proseguire con determinazione” nel “cammino” verso una normativa specifica. La richiesta è chiara ed è contenuta nel documento redatto dal deputato socialista favorevole alla modifica, suggerita dal Consiglio di Stato, della Legge sulla polizia per semplificare la procedura di allontanamento dal domicilio di autori e autrici di violenza (il provvedimento ordinato dall’ufficiale della Polcantonale non necessiterà più della convalida del pretore, il quale interverrà solo in caso di contestazione).
Frida Andreotti, il parlamento vi sollecita ad andare avanti: a che punto siete con l’allestimento del progetto di legge sulla violenza domestica?
Il 13 luglio, alla luce anche dei tragici episodi accaduti nei giorni precedenti, abbiamo scritto, come Dipartimento, alla Commissione permanente in materia di violenza domestica – istituita nel 2008 dal Consiglio di Stato, del quale è organo consultivo – informandola di ciò che sul piano normativo e su quello operativo intendiamo fare, nel limite ovviamente delle competenze cantonali, per arginare questa piaga e chiedendole di collaborare nella ricerca di appropriate soluzioni. Fra le misure da noi prospettate figura appunto una legge ad hoc. Nelle prossime settimane sottoporremo alla Commissione permanente, per il tramite della sua presidente, l’avvocato Marilena Fontaine, alcune nostre proposte concrete per dare dei contenuti a questa normativa. Saranno anche il frutto dell’analisi che la Divisione giustizia sta facendo degli strumenti attualmente a disposizione in Ticino e dei contatti che ho avuto e avrò fra gli altri con il Delegato cantonale per l’integrazione degli stranieri Attilio Cometta e con la neo Delegata per le pari opportunità Rachele Santoro.
Quanto a proposte concrete, il granconsigliere del Plr Giorgio Galusero ne ha avanzata una con una mozione: imporre agli autori di violenza domestica l’utilizzo del braccialetto elettronico…
Siamo d’accordo, perlomeno come Dipartimento delle istituzioni. Tant’è che abbiamo già ventilato alla Commissione permanente la possibilità di ricorrere a questo strumento, che potrebbe rivelarsi efficace nella prevenzione della recidiva anche nella violenza domestica. Nel cosiddetto Electronic Monitoring il Ticino vanta peraltro un’esperienza pluriennale con esiti soddisfacenti. L’uso del braccialetto elettronico con Gps sarà disciplinato dalla nuova legge. Faccio poi presente che la ditta giurassiana che fornisce al nostro Cantone tali strumenti sta studiando un braccialetto elettronico pure per le vittime di violenza domestica, per una loro maggior protezione.
Oggi in Ticino gli autori di violenza domestica non sono obbligati a sottoporsi a un trattamento terapeutico. Dovrebbero esserlo?
È una questione che discuterò con il capo del Dipartimento e con gli addetti ai lavori, come Luisella Demartini, direttrice dell’Ufficio dell’assistenza riabilitativa. Il trattamento dovrebbe essere obbligatorio per tutti o solo per le persone che presentano un alto rischio di recidiva o che già sono recidive? Di certo è un aspetto che andrà regolamentato dalla prevista legge. Bisognerà poi riflettere sull’opportunità di introdurre anche nel nostro cantone un registro degli autori di violenza domestica condannati.
Quanto tempo ci vorrà per imbastire il progetto di legge?
Conto di trasmetterlo la prossima primavera alla Direzione del Dipartimento, che sul progetto avvierà una consultazione prima di portarlo in Consiglio di Stato. Una legge ad hoc – un atto dovuto, ritengo, per le vittime – permetterebbe inoltre di coordinare al meglio i vari attori, istituzionali e non, che si occupano di reprimere e, soprattutto, di prevenire la violenza domestica.
(Articolo di Andrea Manna)