«Giustizia ritardata è giustizia negata», osservava Montesquieu, il pensatore alla base della separazione dei poteri. Oggigiorno sono diverse le realtà nazionali confrontate con una durata dei procedimenti civili elevata: anche il nostro Paese non ne è immune, complice la procedura civile federale che, se da un lato avrebbe voluto dare celerità al procedimento, dall’altro ha introdotto degli istituti che vanno in senso contrario. Spetta quindi ai giudici promuovere la resa del giudizio in tempi plausibili.
Se per la giurisdizione commerciale le lungaggini delle cause rappresentano un grave problema e un freno allo sviluppo socio-economico di un Paese, per i cittadini toccati da questioni giuridiche legate alla famiglia, al lavoro e ai beni, la speditezza di una decisione giudiziaria assume un ruolo determinante per una sana convivenza e per la pace sociale. È quindi a giusta ragione che i cittadini chiedono delle riforme volte alla celerità della giustizia.
Oggi, 25 ottobre, ricorre la «Giornata europea della giustizia civile» che il Consiglio d’Europa ha istituito nel 2003 con l’obiettivo di avvicinare il potere giudiziario ai cittadini, informandoli sui loro diritti e rendendoli partecipi dei lavori in atto nell’ambito della giustizia. Questa ricorrenza rappresenta quindi l’occasione adatta per esporre i principali cambiamenti in corso nell’organizzazione giudiziaria del Canton Ticino, che non toccano tuttavia solo la giustizia civile, ma anche quella penale e amministrativa.
Negli ultimi anni è emersa l’esigenza di rivedere la struttura di alcune componenti del sistema giudiziario elvetico, così come talune procedure, al fine di rendere la giustizia più moderna ed efficace. Il nostro Cantone, da questo punto di vista, è in ritardo rispetto ad altri Cantoni svizzeri che hanno saputo introdurre con successo nel sistema giudiziario degli elementi della nuova gestione pubblica. Il progetto denominato «Giustizia 2018» promosso dal Dipartimento delle istituzioni vuole quindi contribuire a modernizzare l’assetto giudiziario cantonale, nel pieno rispetto dell’indipendenza della magistratura.
Nel giugno del 2011 il Dipartimento delle istituzioni ha affidato a un gruppo di studio interno all’Amministrazione cantonale il compito di elaborare un documento contenente le possibili riorganizzazioni e migliorie da apportare alle singole autorità giudiziarie, nell’ottica di perseguire obiettivi legati all’efficienza, all’efficacia e alla razionalità sul lungo termine. Recependo le richieste evidenziate nella procedura di consultazione, il Consiglio di Stato, nel luglio 2013 ha costituito quattro gruppi di lavoro volti ad approfondire alcuni temi ritenuti prioritari nell’ambito del progetto riguardanti, in particolare, le Preture e le Autorità regionali di protezione, le Giudicature di pace, il Tribunale di appello e le competenze in materia di contravvenzioni tra il Ministero pubblico e le autorità amministrative. Entro fine mese è atteso il rapporto del gruppo di lavoro del Tribunale di appello che determinerà il prosieguo del progetto «Giustizia 2018» con la costituzione di ulteriori gruppi di lavoro. Nel contempo, il Dipartimento sta valutando le considerazioni rese dagli altri gruppi di lavoro, per concretizzare le proposte ivi contenute, tenendo pure conto degli aspetti finanziari delle riorganizzazioni proposte.
Il progetto «Giustizia 2018» viaggia dunque spedito e il suo cammino non si esaurisce con la consegna dell’ultimo dei quattro rapporti dei gruppi di lavoro; al contrario, vi sono ancora diverse tematiche riguardanti il potere giudiziario cantonale da analizzare e approfondire. Il rinnovamento del sistema giudiziario ticinese permetterà di migliorare l’efficienza e l’efficacia della giustizia, rendendola al contempo più moderna e responsabile. Inoltre, le riforme in atto consentiranno di accrescere la credibilità del potere giudiziario agli occhi dei cittadini, rinvigorendo la loro fiducia nei confronti delle istituzioni del nostro Cantone; obiettivo che deve sempre essere alla base di ogni politica pubblica, esprimendo la vicinanza delle istituzioni alla cittadinanza.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato, Direttore DI
Corriere del Ticino, 25.10.2014