Dal 2020 la Scuola di Polizia ticinese ha vissuto un importante cambiamento. Da allora i futuri agenti vengono formati sull’arco di due anni, invece di uno. Ne parliamo con Andrea Pronzini, direttore della Scuola.
Si è da poco concluso il primo ciclo di formazione biennale. Qual è il vostro bilancio?
«Va premesso che siamo stati i primi in Svizzera a proporre questa novità. E va pure detto che, per quanto riguarda il primo anno di formazione, non ci sono stati grandi cambiamenti. Ma la vera novità riguarda, appunto, il secondo anno di formazione degli aspiranti agenti, il quale si svolge quasi esclusivamente presso il relativo Corpo di appartenenza e ha un carattere prevalentemente pratico. Da questo punto vista la qualità c’era prima e c’è adesso. Ma è chiaro che ora durante il secondo anno di formazione dedicato alle attività presso i Corpi di appartenenza ci sono più tempo da dedicare alla pratica e maggiore sistematicità nel sostenere i gendarmi in formazione. Infine, va aggiunto che durante il secondo anno di formazione si forgia la capacità di analisi e riflessione del gendarme in formazione».
Come è cambiata la formazione dei futuri agenti in questi anni?
«La formazione si è man mano adeguata alle richieste della società civile: cambiano le minacce e la tipologia di reati ai quali si deve far fronte, ma mutano pure le esigenze a livello di sicurezza e ordine pubblico. Ad esempio, lo scorso anno è stato integrato nel programma della Scuola un corso finalizzato a mettere i futuri gendarmi nella condizione di poter rilevare tempestivamente segnali di radicalizzazione ed estremismo e di agiredi conseguenza. Quest’anno questo percorso formativo, adattato alle esigenze specifiche, sarà esteso anche al resto del Corpo. Da anni si dà ampio spazio e si continua a perfezionare la formazione inerente al tema della violenza domestica. Inoltre, negli ultimi due anni anche a causa della pandemia c’è stata una forte spinta sul fronte della digitalizzazione, con l’informatica quale strumento di sostegno alla didattica. Digitalizzazione che, nei prossimi anni, assumerà un ruolo sempre più importante. Ad esempio, a livello svizzero, si sta discutendo molto delle opportunità offerte dalla realtà virtuale».
Un importante cambiamento di questo ultimo decennio riguarda l’utilizzo massiccio dei social network. Sensibilizzate gli aspiranti su questi aspetti?
«L’aspirante agente è sensibilizzato sin da subito, a prescindere dai social media, sul fatto che deve fungere da ‘‘modello’’, poiché rappresenta le istituzioni e quindi il suo comportamento deve essere esemplare. In questo contesto, ovviamente, rientra pure il comportamento corretto su queste piattaforme. D’altro canto, è pure vero che la stessa Polizia è maggiormente ‘‘osservata’’ rispetto al passato, perché le informazioni sui social media corrono velocemente. Quindi si sensibilizza sul fatto che tutto ciò che si fa è costantemente sotto l’occhio dell’opinione pubblica. Ma va precisato che questo fenomeno è un aiuto a qualcosa che noi diamo per assodato a prescindere dai social network, ossia il comportamento corretto da parte dell’aspirante».
Riguardo al tema «digitale», un’altra importante evoluzione concerne i reati informatici. Cosa si fa su questo fronte dal punto di vista della formazione?
«A livello di Scuola abbiamo un corso specifico sul “cybercrime”, ma va sottolineato che si tratta di una formazione di base. La specializzazione è possibile, in un secondo tempo, una volta terminata la Scuola e, dopo aver maturato la necessaria pratica entrando nel percorso formativo specifico della Polizia giudiziaria».
Le opportunità di carriera, quindi, non mancano?
«Certamente. Ci sono diverse specializzazioni ed opportunità. Penso, ad esempio, al Reparto interventi speciali (RIS) e alla cinofila o alla lacuale, oppure alla possibilità di diventare istruttore. Da questo punto di vista non si tratta di una professione statica, bensì molto dinamica. E non va dimenticato che si tratta di una scuola che porta al conseguimento di un attestato professionale federale. Insomma, una formazione di livello terziario molto impegnativa, ma anche molto appagante. E che, appunto, fornisce pure al giovane molteplici opportunità di carriera».