Ho letto con interesse i contributi dei vari membri del sindacato VPOD contrari alla modifica della Legge cantonale sull’esecuzione delle pene e delle misure per gli adulti. Una modifica legislativa che prevede – così come approvata a larga maggioranza dal Parlamento – la delega, solo in casi eccezionali, di compiti parziali di sorveglianza a ditte private di sicurezza. Più in particolare, permette di delegare la sorveglianza di richiedenti l’asilo recalcitranti e di stranieri sottoposti a fermo o a carcerazione amministrativa in attesa di essere espulsi dalla Svizzera.
Il perché della modifica di legge proposta dal Dipartimento delle istituzioni consiste nella necessità di gestire al meglio i picchi di presenza eccezionali in ambito carcerario. Conseguentemente verrebbero fissate le priorità di intervento per il personale di custodia, evitando nella fattispecie un eventuale abbandono del compito, con un evidente deperimento della sicurezza pubblica. In effetti, negli scorsi mesi le strutture carcerarie (il Carcere giudiziario La Farera e il Carcere penale La Stampa) sono spesso state poste sotto pressione dall’elevato tasso di occupazione. Questa situazione ha portato il Dipartimento ad ipotizzare la realizzazione di strutture separate destinate segnatamente all’esecuzione di misure privative della libertà non di carattere penale per stranieri, siano essi recalcitranti o persone in attesa di espulsione.
Nel caso in cui il personale di custodia delle strutture carcerarie sia interamente occupato con le incarcerazioni di carattere penale, ovviamente qualcuno deve poter assumere il compito di sorveglianza, ma pur sempre sotto la condotta, la responsabilità e la vigilanza della Direzione delle strutture carcerarie.
Queste chiare motivazioni hanno convinto una larga parte del Parlamento, ma non alcune organizzazioni sindacali che hanno raccolto un buon numero di firme. Firme che, secondo la diretta esperienza alle bancarelle, sono state raccolte anche facendo leva sul fatto che questi compiti sarebbero stati “esternalizzati” a privati, che a loro volta avrebbero potuto assegnarne l’esecuzione anche a dei frontalieri. Ohibò, questa mi è nuova: infatti, in ogni occasione del dibattito parlamentare – in commissione e nel plenum – il sottoscritto ha sempre affermato che per espletare questi compiti sarà richiesta la cittadinanza svizzera, quale requisito inderogabile, analogamente a quanto previsto per il personale che opera nel settore della giustizia e della polizia di questo Cantone. Un requisito legato all’esercizio della pubblica potestà e destinato a tutelare gli interessi generali dello Stato, che peraltro avremmo voluto estendere anche a compiti secondari, come le ronde esterne delle Strutture carcerarie oggi effettuate da agenzie private di sicurezza. Tutto ciò comprova la ferma volontà del Dipartimento e del sottoscritto nel voler offrire opportunità di lavoro nell’ambito della sicurezza in primo luogo ai nostri concittadini.
Erroneamente i rappresentanti sindacali asseriscono che lo Stato voglia in un certo qual senso “smobilitare” dalla sicurezza delegandola a terzi. Ribadisco che, dopo anni di penuria in cui vi furono solo delle assunzioni saltuarie di pochi agenti di custodia, il Dipartimento ha promosso nel corso dello scorso e del presente anno due concorsi che porteranno alla formazione di ben 15 agenti, pari ad un aumento di circa un ottavo degli attuali effettivi. Un segnale chiaro della volontà da parte del Governo di investire (e quindi di non risparmiare) nella sicurezza pubblica oltre che di valorizzare la figura dell’agente di custodia.
A fronte dei fatti e delle motivazioni sopra elencate, invito pertanto tutte e tutti voi a votare SÌ il prossimo 22 settembre alla modifica della Legge cantonale sull’esecuzione delle pene e delle misure per gli adulti. Un SÌ a favore della nostra sicurezza.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni