Dal Corriere del Ticino | La lotta alla tratta di esseri umani è al centro della 4. Conferenza globale Interpol, per la prima volta in Svizzera Norman Gobbi: «Non servono azioni improvvisate» – Simonetta Sommaruga: «Le soluzioni siano internazionali»
Nascosto e silenzioso. Ma anche globale e affamato di uomini, donne e bambini vulnerabili. Così è stato dipinto il fenomeno della tratta di esseri umani, ieri sera al Grand hotel Eden di Paradiso nell’ambito della 4. Conferenza globale Interpol organizzata per la prima volta in Svizzera. Al centro dei lavori, sino a questo pomeriggio, la lotta alle organizzazioni criminali attive in ambito migratorio, ma altresì nel promovimento della prostituzione o nell’usura. Attività illegali, queste, che anche il nostro cantone conosce da vicino e combatte in prima linea. «Sì, il Ticino rappresenta un hotspot – un punto caldo – per quanto concerne la tratta di essere umani e per questo motivo non è stato a guardare» ha sottolineato il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «Il nostro – ha dichiarato davanti a un centinaio di addetti ai lavori giunti da tutto il mondo – è un contesto particolare non solo per il bel panorama, ma in quanto la scorsa estate è stato confrontato con una pressione migratoria senza precedenti. Un fenomeno che, oltre a porre varie sfide per l’accoglienza dei migranti, rappresenta purtroppo la copertura perfetta anche per le organizzazioni criminali».
Gobbi ha quindi menzionato gli strumenti di lavoro e la rete di contatti fatti propri a sud delle Alpi. In primis la task force Gruppo interforze repressione passatori – composta da Polizia cantonale, FedPol e Guardie di confine – sviluppata nel settembre del 2015 e che «nel suo primo anno di attività ha già aperto una quindicina tra inchieste preliminari e procedimenti penali contro delinquenti che trasportano migranti dall’Italia attraverso la Svizzera, fino alla Germania». Ma in precedenza, nel 2005, il Ticino si era dotato pure della TESEU, la sezione ad hoc della Cantonale votata alla lotta della tratta e dello sfruttamento degli essere umani. Su questo tema Gobbi ha quindi precisato: «Sia che si parli di tratta di essere umani che di tratta di migranti, non cambia il nocciolo della questione. Le organizzazioni criminali in queste situazioni fanno leva sulla povertà, sulla mancanza di prospettive e sulla speranza di un futuro migliore delle loro vittime». Al proposito il consigliere di Stato ha voluto lanciare una frecciatina, riferendosi all’inchiesta in corso contro la deputata del PS Lisa Bosia Mirra. «Un migliore controllo del nostro territorio e della fascia di confine può essere raggiunto solo con nuove collaborazioni e con un lavoro serio e quotidiano, non con azioni improvvisate e declamatorie che non aiutano nessuno, soprattutto i migranti». E ancora: «Così i migranti diventano protagonisti inconsapevoli di una vera e propria campagna mediatica inscenata solo per attirare l’attenzione sui loro autori, persone che del cosiddetto sostegno ai migranti a tutti i costi hanno deciso di fare un cavallo di battaglia politico».
«Una situazione intollerabile»
«Ma in Svizzera tutti sono d’accordo nel voler sconfiggere il fenomeno; non ci sono differenze politiche» ha da parte sua notato al termine dell’incontro la consigliera federale e ministra della giustizia Simonetta Sommaruga. Quest’ultima nel suo intervento ha posto l’accento sulla necessità – per contrastare la tratta di essere umani – di «soluzioni internazionali, mentre spesso l’orientamento politico privilegia strategie nazionali che rischiano di favorire questo mercato criminale». Sommaruga ha quindi evidenziato l’importanza, oltre alla lotta ai passatori, della tutela delle vittime. «Persone – ha detto – sovente invisibili, ma che subiscono una situazione intollerabile». E secondo i dati dell’Ufficio federale di polizia tra il 2010 e il 2015 è stato fornito aiuto in ben 812 casi, con il registro del Centro d’assistenza per le migranti e le vittime di tratta delle donne che invece ha registrato 905 interventi.
La consigliera federale ha in tal senso ricordato il piano d’azione contro la tratta di esseri umani varato dalla Confederazione due anni fa, «mentre ora stiamo lavorando a un secondo pacchetto di misure». Perché, ha concluso, «non dobbiamo deludere chi si aspetta una chiara risposta da parte nostra. Ecco perché questa conferenza è preziosa e potrà fornirci nuove soluzioni».