Da il Mattino della domenica | Ci ha lasciati negli scorsi giorni Mauro Malandra, e mi è sembrato importante e necessario ricordarlo sul Mattino di questa domenica. Se oggi sono un Consigliere di Stato di questo Cantone è anche, e soprattutto, grazie a lui.
Le radici profonde di Mauro a Monte Carasso sono state un aspetto importante della sua vita. Come Monte Carasso è sviluppata su piano e su montagna, lo sono anche le sue più grandi passioni che voglio ricordare.
Professionalmente, tra le varie attività, Mauro è stato anche un collaboratore del Dipartimento che oggi io dirigo, dell’allora Dipartimento militare cantonale. Ha in seguito avviato la sua attività ultratrentennale in tipografia, attività sulla quale ritornerò più tardi nel mio scritto, per rievocare qualche ricordo. Tra le sue varie passioni c’è stata sicuramente all’inizio quella del calcio, una passione che l’ha unito a molti suoi amici. Poi la passione del tennis, che da Bellinzona l’ha portato fino alle alture di San Bernardino. Quest’ultimo è stato il suo nido di recupero delle forze e delle energie, ma soprattutto luogo delle sue amicizie. Amicizie con le quali godeva della sua voglia di vivere, con i quali si intratteneva in maniera non solo famigliare… ma anche goliardica.
Come non ricordare le sue esperienze (che alcune volte sono state riprese anche sul Mattino della domenica con gli acronimi “CO-MIVA”, che poi ogni tanto diventavano anche “CO-MI-tiVA”) con chi saliva nel suo regno a cogliere o meglio come intendeva lui rubare i funghi. Con il suo fare goliardico, Mauro e qualche amico prelevava dai cestini delle auto targate “CO-MI-VA” i funghi, a mo’ di sanzione. E questo rubare i funghi, nel suo spirito di Robin Hood, lo faceva in maniera goliardica, mettendosi una divisa non propriamente ufficiale, ma reale per la “guardiafungo” di SanBe. Dei funghi prelevati ne faceva condivisione con gli amici. E questo era l’aspetto più importante, che sicuramente faceva piacere a tutti al di là della goliardia: l’amicizia e il voler condividere, attorno alla tavola.
Come ho detto prima, se oggi sono quello che sono è anche grazie a lui, perché il 17 gennaio 1991 Mauro, Giuliano e Flavio hanno fondato la Lega dei Ticinesi. Mauro magari, un po’ più distante dalla realtà luganese, in realtà conosceva il Nano sin dagli Anni Settanta. Attilio in quel momento era a St. Moritz; e spesso il Nano faceva le cose quando Attilio era distante, così da evitare discussioni. In quel giorno si è fatto qualcosa d’importante: quello che forse poteva apparire come una goliardata, dopo 25 anni si è sviluppata in una realtà popolare e politica, ancorata nella comunità ticinese. Mauro era fiero e orgoglioso di aver dato vita a un movimento politico in Svizzera, cosa che non succede evidentemente tutti i giorni, soprattutto se pensiamo al successo che ha avuto. Mauro è stato uno dei tre padri fondatori del nostro movimento della Lega dei Ticinesi, e per questo gliene saremo sempre grati.
Mauro però era di animo molto più prudente del Nano. Se pensiamo alla manifestazione del ’92 sul Pontediga – io avevo 15 anni e l’ascoltavo via radio – possiamo dire che non erano sicuramente momenti facili, e evidentemente significava anche confrontarsi con la polizia. Dopo varie discussioni Mauro ha detto “Nano, fa’ pö chel che te vö”. E il Nano chiaramente ha fatto come voleva, ma racconto questo a dimostrazione che Mauro era una persona di riferimento. Nano lo ascoltava spesso, come ha fatto con tutti noi,… anche se poi alla fine decideva di testa sua.
Il mio primo incontro con Mauro è avvenuto nel 1996, da giovane candidato per il Consiglio Comunale di Quinto. Mi sono recato da lui in tipografia per stampare il volantino. Mauro mi ha subito impressionato per il suo animo, visto che pur non conoscendomi, mi consigliò su cosa mettere e non mettere nel volantino. Consigli utili per me che allora avevo meno di vent’anni ed ero sostanzialmente un bambino politicamente parlando. Era la mia prima esperienza politica, ma mi ha subito istradato spiegandomi delle cose del lavoro tipografico che faceva. Alla fine penso di essere diventato un esperto di comunicazione anche grazie a lui. Ero estraneo al mondo della tipografia fino a quel momento, ma poi a vent’anni ho scoperto cos’era, e per questo l’ho davvero apprezzato.
Mauro non era mai gentile, ma buono sì. Non era gentile nel senso delle buone maniere perché, lo sappiamo, non utilizzava spesso “forme filosofiche” per esprimere determinati concetti. Ma sicuramente il suo animo buono lo conoscevamo tutti, visto che anche negli ultimi anni, quando lo incontravo nella sua Monte Carasso, al ristorante “Er Pipa” da sua sorella Miria e suo nipote Andrea, al di là della battuta si discuteva, si ricordava, si condividevano opinioni. E tutti sappiamo che dietro questa voce roca, marcata anche dalle sigarette, c’era una persona che aveva qualcosa di particolare. E per sottolinearlo alcuni amici mi hanno raccontanto che, e forse non tutti lo sapranno, era un po’ “il Besomi di San Bernardino”. Il suo andare ogni mattina a comprare il cibo per i gatti del villaggio era una testimonianza del suo animo che, dietro alla voce brontolona e roca, nascondeva un grande cuore generoso e sensibile. Ci stringiamo nel dolore della moglie Lula e di tutti i famigliari.
Ciao Mauro, stam ben.