Il Piano cantonale delle aggregazione (PCA), presentato ieri in conferenza stampa, costituisce una delle più importanti decisioni del Consiglio di Stato ed al contempo rappresenta la più importante sfida per la costruzione del Ticino di domani. Il PCA rappresenta il mezzo per finalmente affrontare la riforma istituzionale del nostro Paese, che permetta una revisione dei rapporti fra Cantone e Comuni. Se infatti il PCA risponde alla necessità di un riordino istituzionale e di un rafforzamento delle entità comunali, garantendo loro maggior autonomia, la sua attuazione consentirà finalmente di affrontare la revisione dei compiti e dei flussi finanziari e, con essa, un’importante riorganizzazione dell’Amministrazione cantonale e del ruolo di quella comunale. Le riflessioni, fondanti questa epocale riforma, hanno posto al centro il cittadino di oggi e di domani.
Da una parte l’obiettivo è di identificare il livello istituzionale migliore o più adatto per erogare un servizio ai propri cittadini, attribuendo in maniera chiara e trasparente i compiti, le competenze e i flussi finanziari. Ne conseguiranno miglioramenti di tipo strutturale, finanziario e di qualità dei servizi, a tutto beneficio dei cittadini. In prospettiva futura si tratterà – in nome di una maggiore soddisfazione delle esigenze di prossimità – di attribuire compiti e competenze ai futuri Comuni, in grado di assumersi maggiore autonomia decisionale ed operativa.
Al centro di quest’operazione andrà posto il Cittadino, che non ne verrebbe penalizzato, complessivamente nemmeno a livello finanziario, poiché la prossimità nell’erogare i servizi significa pure migliore efficacia nel rispondere alle esigenze e maggiore efficienza nella gestione delle risorse.
Il PCA costituisce inoltre un’opportunità strategica di sviluppo per il Cantone che con Comuni più forti, e dunque capaci di svolgere un vero ruolo di partenariato, saprà affrontare meglio le sfide del futuro. Alcune di queste sfide sono imminenti, come quella dei rapporti con la Confederazione, con gli altri Cantoni, ma anche con le regioni di confine. Nello scenario delineato dal PCA, e nell’ottica di uno sviluppo competitivo del Ticino, emerge la necessità – non più procrastinabile – di mettere in condizione ogni regione del Cantone di valorizzare le sue specificità, i suoi punti forti ed i fattori attrattivi puntando meno sulle risorse perequative e molto di più sullo sviluppo endogeno.
Il PCA sfrutta le sinergie con tre strumenti già adottati dal Cantone: la Legge sulla perequazione (LPI), la Politica regionale (NPR) ed il Piano direttore (PD). Integrando questi tre strumenti nel PCA sono state gettate le basi per costituire Comuni più forti ed indipendenti, territorialmente coerenti e maggiormente progettuali. L’obiettivo cantonale è di costituire 23 Comuni che sappiano esprimere appieno la propria progettualità ed autonomia, favorendo un rapporto più incisivo fra l’intervento dell’Ente comunale con le politiche territoriali, sociali, economiche e perequative.
A beneficiarne saremo tutti: i Cittadini, i Comuni ed il Cantone. I Cittadini beneficeranno di migliori servizi in termini di quantità, qualità ed economicità. Gli Enti comunali vedranno rafforzata la propria autonomia attraverso un ruolo più attivo nelle politiche settoriali e saranno dei veri motori dello sviluppo economico e sociale locale. Il Cantone infine, potendo contare su Comuni più solidi, potrà valorizzare appieno il suo potenziale, riposizionandosi in maniera più competitiva nel sistema federalista.
Norman Gobbi
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni