“In caso contrario la Polizia lavorerebbe alla cieca”
“Per la nostra sicurezza un sì alla “riforma Frontex” in votazione domenica 15 maggio è essenziale”. Non ha dubbi il Consigliere di Stato Norman Gobbi, che analizza il tema “Frontex” proprio con gli occhi di chi ha una responsabilità politica nel garantire la sicurezza di persone e beni. “Cominciamo col dire che Frontex è l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera creata nel 2004 per aiutare gli Stati membri dell’UE e i Paesi associati a Schengen (quindi anche la Svizzera) nella protezione delle frontiere esterne dell’area di libera circolazione dell’UE. L’Agenzia mette a disposizione delle autorità nazionali know-how, personale, mezzi (ad esempio, navi, elicotteri, aerei) e si occupa dei controlli di sicurezza, in particolare in ambito migratorio. Una migliore protezione delle frontiere esterne all’UE aumenta la sicurezza in tutta Europa, Svizzera compresa”, afferma il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
C’è un aspetto essenziale che occorre tenere ben presente. “Essere parte di Frontex – sottolinea Gobbi – permette alla Svizzera di accedere al Sistema d’Informazione Schengen (SIS) che rappresenta lo strumento più importante per il lavoro di polizia internazionale. Nel 2021, il sistema SIS ha fornito alle autorità (polizie) svizzere più di 19’000 risultati di ricerca, ovvero circa 52 al giorno! Se il nostro paese non potesse più accedere a questa banca dati, si muoverebbe alla cieca nella lotta alla criminalità agevolando i criminali internazionali. È un rischio che non possiamo correre. Per il Ticino questa “assistenza internazionale” è ancora più importante, visto che siamo un Cantone di frontiera e che rappresentiamo la porta d’entrata a sud della Svizzera”.
Rimaniamo in ambito di polizia e all’importanza di accedere al Sistema d’informazione Schengen. “La collaborazione tra le autorità di polizia – evidenzia il Consigliere di Stato Norman Gobbi – permette di lottare efficacemente contro la criminalità transfrontaliera come ad esempio: rapine e furti, rapimenti, terrorismo, traffico di droga e tratte di esseri umani. Dovesse saltare l’accordo di Schengen – un no a Frontex lo farebbe decadere automaticamente – si creerebbero inoltre lunghe procedure burocratiche alle nostre frontiere, limitando i nostri spostamenti, ma pure provocando altrettanto lunghe attese alle dogane. Una situazione che avrebbe un impatto anche sull’annosa problematica del traffico che affligge il Ticino. Le stesse difficoltà riguarderebbero i turisti interessati a visitare la Svizzera: per entrarvi dovrebbero richiedere un visto aggiuntivo oltre a quello necessario per muoversi nei paesi Schengen. Una buona parte rinuncerebbe a venire da noi penalizzando così il settore turistico”, conclude il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.