Norman Gobbi sottolinea l’importanza della preparazione, del coordinamento e della collaborazione in caso di calamità
È uno degli incendi più estesi che negli ultimi anni hanno interessato le superfici boschive e i pascoli ticinesi. Sui monti di Gambarogno, all’Alpe di Neggia, nelle vicinanze di Indemini le fiamme erano impressionanti. “Tenuto conto delle pessime condizioni – forte vento per parecchi giorni e periodo prolungato di siccità – l’incendio poteva avere conseguenze ben più gravi, sia per il territorio, ma soprattutto per le persone. Questo dimostra ancora una volta che tutte le componenti del primo intervento in Ticino hanno raggiunto un alto grado di preparazione e sono in grado poi di intervenire con rapidità ed efficacia”, afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi, che aggiunge: “Per fronteggiare un simile evento sono molti gli enti che entrano in funzione. Il lavoro di coordinamento risulta quindi decisivo. In questi casi viene costituito uno Stato Maggiore Enti di Primo Intervento (SMEPI), alla cui testa vi era un ufficiale della Polizia cantonale (Cap Georges Locatelli). Nello SMEPI confluiscono tutti gli enti partner e i servizi tecnici interessati. In questo caso i Pompieri di Bellinzona e di Gambarogno (con l’aggiunta di pompieri volontari provenienti da altri corpi) stanno svolgendo un grande lavoro coordinati dal ten col Samuele Barenco. Così come determinante è stato il sostegno dato dalla Protezione civile, che si è prodigata in particolare per gestire l’accolta degli abitanti evacuati di Indemini, costretti a lasciare le proprie case in quanto il fuoco o il fumo avrebbe potuto raggiungerle. Senza dimenticare l’intervento con gli elicotteri militari e di quelli civili. Il fatto poi che gli sciagurati colpevoli dell’incendio sono già stati individuati dimostra la prontezza delle indagini della polizia e del Ministero pubblico”.
In questa circostanza è stata attivata anche la collaborazione transfrontaliera. “In effetti per una giornata anche due Canadair provenienti dall’Italia hanno contribuito a limitare il propagarsi dell’incendio. Grazie alle convenzioni italo-svizzere di collaborazione transfrontaliera in caso di calamità possono essere richiesti interventi a supporto dell’azione condotta da questa parte del confine o, in modo reciproco, sul versante italiano. I due Canadair si sono occupati principalmente di un settore ben definito, facendo in modo che l’incendio non si propagasse anche in Italia. Inoltre si è potuto attingere acqua direttamente dal Lago Delio, in maniera da ridurre la tratta degli elicotteri impiegati e tuttora continua la collaborazione con i vigili del Fuoco nucleo S.A.P.R. (Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto) al fine di scovare focolai e braceri”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
“Proprio a proposito di accordi di collaborazione transfrontaliera ricordo che tra pochi mesi, dal 13 al 19 giugno, si terrà in Ticino (con interessamento anche di alcune zone nelle vicine province italiane) la seconda grande operazione italo-svizzera “Odescalchi”. Questa operazione fa seguito a quella del 2016, che aveva già permesso di ampliare le capacità di integrazione operativa in caso di catastrofe sulla frontiera. “Odescalchi 2022” rappresenterà un ulteriore sviluppo e si prefigge in conclusione di aggiornare – per renderli sempre più performanti – gli accordi di collaborazione in caso di catastrofe sottoscritti tra la Svizzera e l’Italia”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.