Asilo e legge federale. Il progetto continua anche se ha bisogno di garanzie dall’autorità federale. La prima è che il Ticino non diventi il ricettacolo di tutti i recalcitranti, l’altra che si possano applicare chiare misure di limitazione della libertà di movimento.
All’inizio di quest’anno il Cantone Ticino, attraverso il Dipartimento delle istituzioni, si era fatto promotore per un centro per richiedenti l’asilo recalcitranti o detti problematici. Un progetto che è stato sottoposto al vaglio dell’Ufficio federale della migrazione, il quale ha riconosciuto la bontà e la necessità di tale progetto. Nelle scorse settimane, le Camere federali hanno vagliato e promosso un’importante riforma della Legge federale sull’asilo. Una riforma che prevede alcuni aspetti significativi, e anche alcune pecche che rischiano di vanificare gli auspici iniziali.
Le Camere hanno infatti previsto che la Confederazione possa partecipare al finanziamento di centri cantonali per richiedenti l’asilo recalcitranti e fissato le basi legali per la loro apertura; il problema sta che, su proposta della Sinistra parlamentare, questi centri saranno “aperti”. Una soluzione iper-garantista, che mette a rischio la loro realizzazione. Per questo motivo, attendiamo con prudenza la possibilità che la Confederazione possa applicare la clausola dell’urgenza per aprire propri centri, che – se aperti e senza la separazione dei richiedenti l’asilo recalcitranti – diventa un’arma a doppio taglio.
Un centro con chiare regole
Il Dipartimento delle istituzioni è convinto della necessità di un centro per richiedenti l’asilo recalcitranti, ma – dopo le modifiche della legge federale e il conseguente regime “aperto” – chiediamo chiare garanzie sulla possibilità di limitare questo centro unicamente ai recalcitranti attribuiti al Ticino e di poter limitare la loro libertà di movimento (secondo la Legge federale sugli stranieri, applicando la “Ein- und Ausgrenzung”). Infatti, dopo i numerosi fatti di cronaca che hanno visto diversi richiedenti l’asilo tra gli autori di furti in abitazioni e veicoli, la necessità di contenere questi personaggi è evidente per la loro attività delittuosa. Delitti le cui pene sono pecuniarie e solo in rari casi terminano con un’incarcerazione; a tal proposito, auspichiamo che le Camere evadano in tempi brevi la proposta – voluta dai Cantoni – di ripristinare nel Codice penale svizzero le pene detentive di breve durata, in sostituzione delle aliquote giornaliere.
Celle per le espulsioni amministrative
Unitamente al progetto di centro per recalcitranti, con la limitazione della loro libertà di manovra, il Dipartimento sta studiando pure di affiancare alcune celle per gli arresti amministrativi per quei richiedenti la cui domanda è stata bocciata e vanno espulsi verso il loro paese di origine o nel paese in cui ha depositato una prima domanda d’asilo (accordo di Dublino). Infatti, oggi in Svizzera non ci sono abbastanza posti per gli arresti amministrativi e per poter applicare in maniera ferma e conseguente la Legge sull’asilo, al termine della procedura con esito negativo deve arrivare l’espulsione del richiedente. Oggi il nostro Cantone dispone di alcune celle nel Cantone dei Grigioni, ma i dati resi noti sul numero di “scomparsi” dopo l’arrivo della decisione negativa (quasi la metà) deve imporre una reazione da parte dei Cantoni che devono garantire la sicurezza interna e l’ordine pubblico, evitando l’infoltirsi del sottobosco clandestino sul proprio territorio.
Il Ticino vuol fare la sua parte, ma non a tutti i costi. La garanzia richiesta, che per risolvere un problema non se ne creino altri dieci, è più che legittima. Prenderemo prossimamente contatto con l’UFM onde verificare questi importanti tasselli, prima di dare avvio operativamente al progetto per un centro per recalcitranti e l’espulsione.
Norman Gobbi