L’Ufficio federale di statistica (Ust), attraverso la pubblicazione delle statistiche relative alle condanne penali avvenute in Svizzera nel 2012, fa emergere uno spaccato del nostro Paese nel quale il ‘bene sicurezza’ risulta sempre più minacciato. Un’erosione costante della nostra sicurezza interna che è attestata dal record di condanne penali emesse in Svizzera nel 2012 che si assestano a 105’678 (+9.8%). Condanne dovute principalmente all’aumento dei reati contro il patrimonio (+20.6%), a quella sugli stupefacenti (+20.7%) e a quelle relative alle infrazioni alla Legge sugli stranieri (+17.5%).
Bisogna innanzitutto complimentarsi per l’efficace lavoro svolto dalle forze dell’ordine sul campo, le cui inchieste hanno trovato conferma nelle decisioni di condanna da parte delle autorità giudicanti. In tal senso, una prima ed indispensabile risposta da parte delle Istituzioni è sicuramente quella di assicurare alla Giustizia gli autori di questi crimini. Parallelamente è doveroso analizzare le cause di questa impennata di condanne per apportare i necessari e adeguati correttivi ai fini di una maggiore tutela di questo bene tanto importante quanto irrinunciabile quale è la sicurezza. La crisi che sta attanagliando l’Europa è sicuramente una delle cause principali di questa triste evoluzione dei fatti: la situazione privilegiata del nostro Paese di riflesso accresce la propria attrattività agli occhi di persone avide e con pochi scrupoli che scelgono il nostro territorio quale meta per perpetrare furti e reati di vario genere.
Una tendenza quella appena illustrata inequivocabilmente suffragata dalle cifre esposte dall’Ust: il 41,5% delle condanne sono state inflitte a stranieri non residenti nel nostro Paese, con un aumento di quasi la metà rispetto al 2011. È questo lo scotto che il nostro Paese – ma soprattutto i Cantoni di frontiera – paga dinanzi alla libera circolazione delle persone ed agli Accordi di Schengen. Se la soppressione dei controlli alle frontiere facilita la libertà di circolazione di tutti i cittadini, è altresì innegabile che la stessa permette ai criminali stranieri, grazie ad una mobilità facilitata e priva di restrizioni, di operare ancor più facilmente nel nostro Paese.
Di fronte a questa preoccupante evoluzione è d’obbligo una risposta globale e ancor più coordinata tra Cantoni, Corpi di Polizia cantonali e Guardie di Confine. Una maggior tutela della sicurezza è perseguibile attraverso il potenziamento degli effettivi, l’ulteriore intensificazione della collaborazione ed il ripristino dei controlli alle frontiere. Un contrasto alla criminalità che si deve dunque giocare su due fronti: intensificando la collaborazione tra “le frontiere cantonali” e ripristinando i controlli alle frontiere nazionali.
Norman Gobbi, CdS e Dir. DI
Da La Regione del 30.10.2013, prima pagina e pag. 26