Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 22 novembre 2018 del Corriere del Ticino
Dopo la nascita di Riviera gli altri progetti di fusione vanno a rilento o sono finiti nel freezer
Cantiere delle aggregazioni comunali immobile nelle Tre Valli. Dopo la riuscita del progetto-Riviera nel 2017, quasi tutto si è fermato. A cominciare dal Comune polo. «Siamo aperti alla discussione ma il tema al momento non è una nostra priorità» afferma da noi contattato il sindaco di Biasca Loris Galbusera. Il quale aggiunge che sarebbe stato «poco elegante avviare un discorso con il Comune di Riviera appena nato». Da parte sua la Leventina presenta le solite difficoltà. In bassa valle Giornico, Bodio, Personico e Pollegio proseguono a rilento. «Stiamo lavorando» si limita a dire il presidente della Commissione Renato Scheurer. Intanto le discussioni tra i cinque Esecutivi dell’alta Leventina sono finite nel congelatore fino al 2020. «Rimango convinto che l’aggregazione sia una buona idea ma non se n’è più parlato, forse a causa del fatto che ognuno è impegnato con le rispettive problematiche», spiega il sindaco di Quinto Valerio Jelmini, evidentemente alle prese con la futura Valascia. «Attendiamo che qualcuno prenda l’iniziativa, magari dall’esterno», aggiunge. «Anche noi siamo impegnati su altri fronti» conferma il sindaco di Airolo Franco Pedrini. Chi ha lavorato maggiormente in questo dossier sono i bleniesi, con le tre fusioni realizzate sulla cui scia qualcuno aveva ipotizzato l’inizio delle discussioni per unire l’intera valle. Ma non è più un tema. «È troppo presto e personalmente ritengo debba passare un’altra generazione per questo tipo di discorso», spiega il sindaco di Acquarossa Odis Barbara De Leoni secondo cui occorre prima consolidare le realtà attuali. La riflessione è prematura anche per la sindaca di Blenio Claudia Boschetti Straub. Della stessa opinione Luca Bianchetti, alla testa del Municipio di Serravalle: «Noi siamo solo alla seconda legislatura, credo se ne potrà parlare tra una decina d’anni».
Dal Cantone nessuna pressione
Il Piano cantonale delle aggregazioni prevede Comuni unici in Alta e Bassa Leventina. Se per la bassa la Commissione è al lavoro, il progetto dell’alta valle è fermo. Il Cantone intende intervenire per fornire un input? «È doverosa una premessa – risponde il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi – Il Piano cantonale delle aggregazioni non è una riforma imperativa e indica in modo trasparente la visione cantonale. Il Cantone non vuole infatti decidere a tavolino il destino obbligato degli enti locali ticinesi, a meno che si tratti di realtà in oggettiva e chiara difficoltà. Per questo motivo è data totale autonomia ai Comuni di proporre progetti aggregativi, favorendo quindi un’attivazione ‘dal basso’.». In questo senso, aggiunge, «sicuramente nel prossimo anno, dopo che Governo e Parlamento avranno detto la loro sul messaggio che concerne il PCA, valuteremo con quali modalità attivare una promozione ulteriore delle politiche aggregative in valle. Ma è musica del futuro».
E per quanto riguarda il caso particolare di Biasca, che pure attualmente non lavora ad alcun progetto in ambito aggregativo, come si pone il Dipartimento? «Anche in questo caso vale la premessa iniziale: la riforma cantonale prevede di dare spazio alle proposte che si attivano ‘dal basso’ – risponde il consigliere di Stato – Lo scenario che concerne Biasca comprende un’unione con il nuovo Comune di Riviera nato lo scorso anno dall’aggregazione di Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna. Il giovane Comune del Distretto è diventato realtà da poco e prima di valutare una nuova aggregazione occorre concedergli del tempo affinché cresca e si stabilizzi. Sarà poi il tempo a dire come e se sarà il caso di valutare un ulteriore cambiamento».