Dal Corriere del Ticino | L’opinione
Il prossimo 12 febbraio ci esprimeremo sulla proposta di un nuovo assetto dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi: in poche parole, in futuro è prevista la presenza di tre giudici al posto di quattro. Questo permetterebbe al Cantone, come noto, di risparmiare più di 250 mila franchi all’anno. La domanda che pongono i contrari al provvedimento riguarda la possibilità che – con un magistrato in meno – sia possibile assicurare la stessa qualità del lavoro. Fortunatamente, a questa domanda possiamo già rispondere in modo affermativo. Dopo il pensionamento di uno dei quattro giudici, nel maggio dello scorso anno, il Cantone lo ha infatti temporaneamente sostituito con un giurista: il nuovo assetto è quindi già operativo e in questi mesi ha garantito la stessa qualità e tempestività, senza nessun abbassamento degli standard.
L’esperienza ha mostrato chiaramente che la presenza di un giurista è utile, poiché permette ai magistrati di concentrarsi sui propri compiti principali, delegando maggiormente le questioni amministrative. La nuova figura offre quindi un supporto concreto al lavoro dei giudici e si fa carico in piena autonomia di una serie di pratiche amministrative, in forte crescita nel corso degli ultimi anni, che appesantirebbero il lavoro dei giudici senza alcun beneficio per i cittadini.
Le risorse umane messe a disposizione dell’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi sono già state un tema di discussione pochi anni fa. Nel 2011, con l’adeguamento al nuovo Codice federale di diritto processuale, anche il Ticino aveva dovuto stabilire il numero ideale di magistrati del quale dotarsi, per garantire la qualità del servizio. La scelta era stata di rimandare la decisione definitiva, in attesa di dati precisi sui quali fondare una valutazione. Dopo cinque anni di attività, il Consiglio di Stato ha raccolto le necessarie informazioni e ha poi formulato la propria proposta al Parlamento; una proposta che – ripetiamolo – sul campo si è già dimostrata valida e in grado di garantire un giusto trattamento ai cittadini, rispettando contemporaneamente i diritti di tutti gli imputati.
Non da ultimo, in un’ottica finanziaria di medio termine, occorre ricordare che siamo di fronte alla possibilità di ottenere in qualche anno un risparmio milionario. Non sarà certo la salvezza per le casse del Cantone, ma questo provvedimento non va considerato come una misura a sé stante; è uno dei tanti tasselli della manovra di riequilibrio che, proprio perché intervenuta su tutti i compiti dello Stato, potrà invece dare un contributo decisivo al risanamento finanziario e al rilancio del Ticino. È una manovra nella quale il Governo ha creduto, chiedendo a ognuno – magistratura compresa – di fare la sua parte in modo sensato e sostenibile.