Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 28 giugno 2019 de La Regione
Ticino e Lombardia promuovono un dialogo tra Svizzera e Italia per quanto riguarda la conclusione dell’annoso dossier fiscale sui frontalieri
Più che l’ottimismo della ragione, è l’ottimismo della volontà a mantenere viva la speranza che entro fine anno si arrivi, finalmente, a sottoscrivere l’accordo italo-svizzero sulla tassazione dei lavoratori frontalieri. Dossier che sta particolarmente a cuore al Cantone Ticino, da una parte e alla Lombardia, dall’altra. All’accordo parafato nel dicembre del 2015, nel senso che il negoziato è tecnicamente terminato, manca in calce ancora la firma politica dei rispettivi governi. Passo fondamentale per arrivare a una ratifica da parte dei Parlamenti dei due Paesi e l’entrata in vigore dello stesso. Ancora ieri, a margine della riunione dell’Ufficio presidenziale e del comitato direttivo della Regio Insubrica a Mezzana, tra autorità ticinesi e lombarde si percepiva una nota di fondo positiva, nonostante il parziale blocco (3,8 milioni su 84,3 milioni di franchi a causa dei debiti di Campione d’Italia nei confronti del Ticino, ndr) dei ristorni fiscali dei frontalieri. «Tra Bellinzona e Milano c’è sintonia politica e personale per arrivare a una soluzione in tempi rapidi e nell’interesse delle due parti in causa», ha affermato Norman Gobbi, consigliere di Stato e presidente della Regio Insubrica. «È su quest’asse di confine che si intende fare pressione a Roma e a Berna per sbloccare la situazione», ha continuato Gobbi. Della stessa opinione anche l’assessore lombardo ai rapporti con la Confederazione elvetica Massimo Sertori. «I lavoratori frontalieri rappresentano una risorsa importante per l’economia locale e da parte nostra c’è la volontà di non penalizzarli dal punto di vista fiscale», ha affermato l’esponente della giunta regionale lombarda.
È quindi l’aspetto del quantum fiscale, il punto dolente tra le due parti, almeno a livello della diplomazia di ‘prossimità’ o di ‘vicinato’. «A noi preme che i lavoratori frontalieri paghino il dovuto senza aumentare la pressione al ribasso sui salari ticinesi», ha aggiunto Gobbi. Eguale e contrario il punto di vista di Sertori. A questo punto si attendono soluzioni proposte da Milano e accettate da Roma. Ricordiamo che i ministeri competenti sul dossier sono il Ministero delle finanze, per l’Italia e il Dipartimento delle finanze per Berna. I rispettivi ministri degli esteri, Cassis e Moavero, possono da parte loro agevolare il dialogo. Nulla di più. Concretamente non si tratta di far ripartire da zero il negoziato. Basterebbe aprire in modo chirurgico gli aspetti più controversi ed è fatta. Facile a dirsi.
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Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 28 giugno 2019 del Corriere del Ticino
Frontiera Regio Insubrica, alla lente ristorni e targhe
Si è parlato anche di ristorni ieri nel corso della riunione dell’Ufficio presidenziale della Regio Insubrica. Riuniti a Mezzana, i membri del comitato direttivo hanno discusso «della situazione debitoria e dello stato doganale del Comune di Campione d’Italia», si legge in una nota. Mercoledì, ricordiamo, il Consiglio di Stato ha infatti deciso di versare all’Italia i ristorni dell’imposta alla fonte dei frontalieri (pari a oltre 84,3 milioni di franchi), trattenendo però 3,8 milioni. Ovvero a quanto ammonta il debito di Campione nei confronti dei vari enti pubblici e semi pubblici del Cantone. Un passo questo deciso all’unanimità dal Governo e che è stato affrontato brevemente anche dalla Regio Insubrica. In particolare, presente per il nostro cantone era il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi mentre sul fronte italiano c’era l’assessore della Regione Lombardia Massimo Sertori, i rappresentanti delle province di confine e Fabio Carosso, vice presidente della Regione Piemonte. Detto dei ristorni, durante i lavori uno sguardo è poi stato lanciato al Decreto sicurezza, entrato in vigore in Italia dal 1. gennaio e che pone non pochi problemi ai frontalieri che vengono fermati oltre confine alla guida di un veicolo di servizio con targhe svizzere. Per cercare di individuare una soluzione, la Regio Insubrica ha «trasmesso una lettera al ministero dell’interno Matteo Salvini».
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Servizio all’interno dell’edizione di giovedì 27 giugno 2019 de Il Quotidiano
Reazioni sui ristorni e Regio Insubrica
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