Chiacchierata con il consigliere di Stato Norman Gobbi in vista delle elezioni del prossimo anno: «Qualche mal di pancia può anche rimanere ma il 2019 ha dimostrato che la strategia è vincente»
L’accordo c’è: Lega e UDC correranno assieme in occasione delle elezioni cantonali del 2023 e l’intesa concernerà anche le elezioni federali dell’autunno dello stesso anno. I dettagli verranno definiti nelle prossime settimane. Ad annunciare che a destra si andrà a braccetto anche in futuro è stato il consigliere di Stato della Lega Norman Gobbi, ospite ieri sera di Gianni Righinetti a La domenica del Corriere per un’intervista ad ampio respiro sotto il titolo “Norman o SuperNorman?”. Su Lega-UDC Gobbi ha aggiunto che «i contatti ci sono stati e la disponibilità di entrambe le parti è stata immediata, anche perché il 2019 ha dimostrato che la strategia è stata vincente. Per la Lega che ha mantenuto i due seggi in Governo ma anche per l’UDC che ha conquistato anche grazie all’elettorato leghista (come candidato unico) un seggio al Consiglio degli Stati con Marco Chiesa. Il quale, successivamente, è diventato presidente dell’UDC nazionale ». Gobbi ha ammesso che «qualche mal di pancia può anche rimanere in alcune frange dei due partiti, ma i frutti ci sono per consolidare un’area politica che, separata, non avrebbe la stessa forza nel portare avanti certe politiche». Manca da definire la suddivisione dei cinque posti nella corsa per il Governo: «È stato definito comunque che i due uscenti, il sottoscritto e il collega Claudio Zali ci saranno». Sarà lista unica per il Governo e liste distinte per il Gran Consiglio.
Nuova Lega, vecchie abitudini
Ma Gobbi ha pure detto che entro la fine della primavera è atteso il varo formale della nuova organizzazione in seno alla Lega, pianificata, ma poi rinviata a causa della pandemia e per l’improvviso decesso di Marco Borradori. « Ora dobbiamo dare stabilità alla struttura, che è già pianificata, ma vista la fase d’uscita dalla pandemia, riprendere con gli incontri popolari che hanno sempre contraddistinto la nostra azione e il nostro modo di stare in contatto con elettori e simpatizzanti», ha aggiunto Gobbi. Insomma, «risotto e luganiga prima di ogni altra cosa?», ha chiesto Righinetti. «Il contatto con la gente è sempre stato nel nostro DNA, lo voleva già Giuliano Bignasca e dovrà sempre essere così a mio modo di vedere».
Uscita per direttissima
La chiacchierata a La domenica del Corriere ha preso le mosse dalla volontà del Consiglio di Stato di uscire velocemente dalla pandemia, «i sacrifici, la sofferenza e le difficoltà che abbiamo vissuto ci hanno portato a prediligere un’uscita piuttosto veloce, a optare per la prima variante proposta dal Consiglio federale che ora dovrà esprimersi », ha affermato il direttore del Dipartimento delle istituzioni.
Ticino «terra rifugio»?
«Ticino bello e sicuro per vivere e rifugiarsi?», ha chiesto Righinetti. «Da un lato la sicurezza è data, i reati commessi sul territorio cantonale sono diminuiti notevolmente. Anche chi compie rapine sa che ha poche possibilità di farla franca, lo stesso vale per i furti nelle abitazioni. E siamo molto attenti anche per correggere le deviazioni date dalla violenza domestica. Ma oggi la stessa, da fatto privato, è diventata un tema pubblico. Se ne parla e si fa prevenzione nonché intervento puntuale». Insomma, il Ticino è bello per gli onesti e troppo sicuro per i disonesti? «No. Credo che il Ticino abbia le antenne più attive sul territorio e un ordinamento svizzero con leggi molto liberali e permissive. La libertà c’è, ma se penso alla dimensione della criminalità è dimostrato che il Ticino è presente e attivo: la coscienza del fenomeno c’è. Non per tutti i Cantoni è così, vi sono alcuni che credono che la criminalità organizzata si esprima solo in italiano. Evidentemente non è così, i fenomeni della criminalità organizzata toccano tutti, anzi, in maniera preponderante i Cantoni svizzero tedeschi e francesi».
Bastone e carota
Norman Gobbi non ha mai nascosto il suo rigore nella gestione dell’immigrazione, con il socialista Manuele Bertoli che aveva dichiarato: «L’arrivo di Norman alle Istituzioni ha reso più difficile la vita degli stranieri in Ticino». Insomma un consigliere di Stato brutto e cattivo? « Fosse così sarei SuperNorman, l’apprezzamento per paletti più stretti è dato, ma le leggi e la giurisprudenza talvolta limitano l’apprezzamento. Quello che abbiamo applicato è un certo rigore perché assicuro che ci sono casi che, se riportati in pubblico, farebbero accapponare la pelle ». Però recentemente abbiamo visto un Gobbi morbido, nel caso di India che negli scorsi giorni ha ottenuto dalla Segreteria di Stato della migrazione il permesso di restare in Svizzera con la sua famiglia. «Ricordo che la richiesta per il riconoscimento del caso di rigore non è stato del Governo ma dell’Ufficio della migrazione, quindi di rango amministrativo e non politico e strategico». Ma Gobbi si è esposto pubblicamente in prima persona. «Ho commentato la decisione dell’Ufficio e dico che occorre evitare di politicizzare questi casi. Ogni situazione è diversa, India e i suoi cari sono rimasti sul nostro territorio per 10 anni per via della procedura e dei numerosi ricorsi. D’altra parte hanno dimostrato di impegnarsi nel processo di integrazione. Questo è il mio giudizio obiettivo, non è questione di essere più o meno morbido. Nei confronti di chi si comporta diversamente il mio auspicio rimane sempre che lascino il nostro territorio». Ma che peso hanno avuto le parole della società civile, di partiti e movimento progressisti e anche del Vescovo? «Penso pari a zero. Se posso essere brutale, la Segreteria di Stato della migrazione valuta secondo il dossier, valuta tecnicamente e non in base alle lettere che riceve a sostegno».
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