L’agenda politica elvetica è ormai dettata dai burocrati di Bruxelles
Non ci voleva uno studio scientifico per mostrare ciò che è già sotto gli occhi di tutti: a dettare l’agenda politica in Svizzera sono organismi stranieri, Unione europea in primis. Lo studio in questione è stato eseguito da ricercatori dell’Università di Ginevra e riguarda tutti i quasi 2’000 atti legislativi sottoposti a referendum trattati dal Parlamento federale tra il 1987 e il 2015. “Peccato nell’analisi che ci si fermi al 2015 – osserva il Consigliere di Stato Norman Gobbi. Se fino a quell’anno il 22% delle nuove leggi o revisioni di legge erano una diretta conseguenza di una “imposizione” esterna, sono certo che in questi ultimi 4 anni tale percentuale sia progredita ulteriormente! Questo significa, come sempre sostenuto, che non siamo più padroni in casa nostra. La maggior parte dei cambiamenti legislativi a livello svizzero non sono più richiesti dal parlamento o al Consiglio federale (o dai Cantoni!). No, a dettare l’agenda politica ormai sempre di più è l’Unione europea”.
In queste settimane in cui la campagna per le elezioni federali sta entrando nel vivo ci si rende conto che se non ci fossero Lega e UDC a livello ticinese e svizzero ben pochi metterebbero a tema la difesa della sovranità nazionale. “Beh, un esempio clamoroso – sottolinea Gobbi – è stato dato dalla recente votazione (19 maggio) sulla modifica della legge federali sulle armi. Siamo rimasti praticamente soli a batterci contro questa ennesima ingerenza di Bruxelles. E nonostante questo, anche se soli, siamo riusciti a ottenere il sostegno della maggioranza dei ticinesi che si è recata a votare. Se fosse stato per il Ticino, quel giorno Bruxelles avrebbe ricevuto un sonoro schiaffo. Così non è stato e abbiamo visto come è andata”.
Cioè, cosa intende dire? “Il mese di giugno è stato emblematico nei rapporti Svizzera-UE; ci siamo lasciati prendere a pesci in faccia per quanto riguarda le trattative sull’accordo quadro. Addirittura sino a giungere a togliere l’equivalenza borsistica per Zurigo. Salvo poi constatare – detto per inciso e con soddisfazione – che tale ripicca sinora ha giovato agli affari elvetici”.
Ritorniamo all’accordo quadro. “Non smetterò mai di contrastarlo. Lo giudico pessimo per il futuro della nazione. Non per nulla anche la risposta del Consiglio di Stato alla consultazione voluta da Berna è stata negativa e chiede di rispingerlo. (I consiglieri di Stato leghisti in Governo hanno fatto la loro parte, eccome!). Spero che in questa campagna elettorale si riesca a convincere il maggior numero di cittadini sul fatto che tale accordo sarà davvero dannoso per tutti noi. Minaccia la nostra sovranità nazionale e ci impone di continuare ad adattare la nostra legislazione sulla base delle scelte che vengono fatte a Bruxelles. La Svizzera non ha proprio bisogno di seguire i dettami dell’UE, di questa Unione Europea centralista e verticistica, così lontana dal nostro federalismo e dai reali bisogni della gente!”, conclude il consigliere di Stato Norman Gobbi.