Articolo apparso sull’edizione di mercoledì 24 gennaio 2018 del Corriere del Ticino
Lugano e Ambrì Piotta sono pronti a investire in sistemi d’identificazione Gobbi: «Basta episodi di violenza negli stadi, occorrono misure drastiche»
I club ticinesi di hockey sono pronti a dare un giro di vite sui controlli dei tifosi all’entrata delle piste. Si inizia dunque a studiare come mettere in pratica queste verifiche preventive, suggerite dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi , per evitare il ripetersi di tafferugli tra le tifoserie. È quanto emerso ieri sera nel dibattito di Piazza del Corriere, su TeleTicino. Sollecitati dal caporedattore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti hanno discusso attorno a questo tema lo stesso Gobbi che ha portato come esempio Zugo dove è stato introdotto un sistema di controllo dell’identità. In prima battuta, si è detto più che favorevole a implementare simili misure anche in Ticino, perché «agirebbe da deterrente, tenendo lontani i malintenzionati». Determinato a procedere in questo senso è Michele Orsi , direttore generale dell’Hockey club Ambrì Piotta, il quale ha chiaramente indicato: «Una maggiore prevenzione si impone, e sono dell’opinione che sarebbe auspicabile applicare dei controlli anche al complesso della tifoseria, e non solo agli ospiti. Chi non ha nulla da nascondere non dovrebbe sentirsi infastidito da una verifica più severa. È un mio parere personale, ma certamente il tema sarà affrontato nel corso del prossimo Consiglio d’amministrazione». D’altro canto, interpellato sulla medesima questione, il direttore amministrativo dell’Hockey club Lugano Jean-Jacques Aeschlimann ha replicato: «Anche noi dovremo fare certamente una riflessione in questo senso, visti i buoni risultati ottenuti dal modello di Zugo. Sono però propenso a credere che sarebbero sufficienti dei controlli limitati al settore ospiti».
Allo stato attuale delle cose, i club supportano una spesa di circa «mezzo milione di franchi all’anno, per garantire la sicurezza all’interno dello stadio» è quanto affermato da Orsi e subito confermato anche da Aeschlimann. Gobbi, al quale è stato chiesto quale fosse l’ammontare della spesa per i dispositivi di polizia a carico dei contribuenti, ha risposto che «è nell’ordine del milione e mezzo o due all’anno, ma bisogna ricordare come questi costi siano comprensivi anche delle fasi di preparazione e trasferta degli agenti coinvolti, i quali lasciano scoperti i pattugliamenti e tutti i servizi che di norma sono garantiti nei comuni. Per questo è necessario tenere a distanza questi violenti, cosi da poter ridurre i dispositivi di polizia dispiegati per questi eventi». Decio Cavallini , capo della gendarmeria della Polizia cantonale, ha poi aggiunto: «Per scongiurare questi episodi di inciviltà occorre essere più severi, queste persone vanno tenute lontane dagli stadi, vanno diffidate, ma per farlo sono necessarie prove concrete». Il fenomeno dell’omertà è stato infatti denunciato da tutti gli ospiti di Piazza, che riscontrano come siano pochi coloro che trovano il coraggio di denunciare chi delinque. Per contro, nel corso della trasmissione, sono piovute molte telefonate passate in diretta di tifosi arrabbiati. Orsi, interrogato sulla gestione del tifo organizzato, ha affermato: «Permettiamo ai nostri tifosi di organizzare bancarelle per vendere gadget al fine di raccogliere fondi per la creazione di coreografie». Gobbi, sollecitato invece in merito ai fenomeni di sfida nei confronti della polizia che spesso si manifestano, ha sostenuto che «misure chiare a sostegno della polizia sarebbero opportune, è veramente difficile difendere il pubblico e allo stesso tempo difendersi dagli attacchi dei violenti».