Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 25 luglio 2018 de La Regione
Solcà (polizia): ‘Pronti a sganciare lo Stato maggiore’. Con la panne di ieri non è però stato necessario.
Un problema durante la manutenzione a Magadino fa saltare la corrente 45 minuti nel Sottoceneri. E se lo stop fosse durato più a lungo? «Il primo passo lo abbiamo fatto. Poi però considerato che la situazione a breve si sarebbe risolta non è stato attivato lo Stato maggiore cantonale di condotta». Non è stato cioè necessario far “ballare” i telefoni e convocare la lista dei partner che la polizia attiva in un caso come quello capitato ieri mattina nel Sottoceneri. Blackout pressoché totale: luci spente, schermi a nero, ascensori bloccati, semafori inutili. «Siamo intervenuti per persone ferme nei lift e sistemi di allarme partiti automaticamente, poi la panne è rientrata» spiega Athos Solcà, capitano della Polizia cantonale. Sì perché a Magadino, intanto, si era già al lavoro per ripristinare il “problema tecnico” all’origine della “messa fuori servizio delle sottostazioni di Manno e Mendrisio – come spiega l’Azienda elettrica cantonale –, con la conseguente interruzione dell’erogazione di corrente elettrica in gran parte del Sottoceneri”. Sulle cause, precisava ieri in serata Aet, “le dinamiche dell’accaduto sono oggetto di accertamenti”, anche perché il problema si è verificato durante lavori di manutenzione prestati da Aet su impianti di Swissgrid, la Società nazionale di rete responsabile della gestione, della sicurezza e del potenziamento della rete ad altissima tensione. Non è dunque così semplice stabilire le responsabilità del guasto e delle sue conseguenze, comunque limitate ai tre quarti d’ora senza elettricità. Fosse durata più a lungo? Senza ipotizzare scenari fantascientifici, l’esperienza di ieri è bastata per interrogarsi sul ritorno a una società senza corrente, anche solo per un giorno o due. Cosa accadrebbe? Filosoficamente parlando lasciamo al lettore le proprie riflessioni. Dal punto di vista operativo, come detto, le autorità sono pronte. «L’ufficiale di picchetto, dopo l’analisi e in accordo con il comandante, decide se sganciare lo Stato maggiore cantonale di condotta. Se è il caso, vengono convocati i partner della sicurezza così come quelli dei servizi tecnici, penso ai rappresentanti dei fornitori di energia elettrica come quelli delle catene di distribuzione del freddo [per la conservazione degli alimenti, ndr]. In seguito – riprende Solcà – vengono messi in atto dei piani di contingenza già esistenti. Si tratta per esempio di garantire il funzionamento degli impianti della radio della polizia, oppure la possibilità alle stazioni di benzina di poter acquistare carburante, considerato che le pompe funzionano a elettricità. Non ci si pensa, ma sono davvero moltissimi i servizi compromessi in caso di ‘blackout’ elettrico». Tant’è che a livello nazionale nel 2014 si è svolta un’esercitazione a cui ha preso parte anche il Canton Ticino, durante la quale sono stati testati questi dispositivi. «I piani sono stati allenati e sviluppati». Il lavoro continua: il prossimo settembre sarà la Protezione civile a svolgere un’esercitazione, proprio per testare le capacità dei militi a garantire il supporto laddove i piani prevedono il loro intervento (in primis a favore degli enti di primo intervento). E la cittadinanza? Come verrebbe avvertita? «L’informazione viene assicurata dalla Rsi che ha un sistema di continuità per la radio. È chiaro però che in casa occorre poter disporre di un apparecchio a batteria…». L’indicazione di Solcà suona più come un consiglio. «In ogni caso, la polizia è pronta a informare la popolazione grazie alle proprie pattuglie, che per l’occasione si doterebbero di megafono». Altro che internet e la comunicazione istantanea a cui siamo tutti abituati. Una volta scaricate le batterie degli smartphone tanti cari saluti a siti, social network e whatsapp. Un’esperienza che, almeno da questo punto di vista, sarebbe molto probabilmente più arricchente che penalizzante.