Oggi ho risposto all’interpellanza “II Ticino è al sicuro dalle minacce del terrorismo?” del deputato Giorgio Galusero, facendo il punto alla situazione sul fronte della minaccia per il nostro Cantone. Di seguito il testo.
Interpellanza 11 dicembre 2015
II Ticino è al sicuro dalle minacce del terrorismo?
Signor deputato, con la presente, rispondiamo alle domande da lei poste nella summenzionata interpellanza come segue:
1. Vi sono persone in Ticino che hanno manifestato simpatie nei confronti del sedicente Stato islamico o che hanno raggiunto la Siria per arruolarsi nell’Isis?
La situazione è costantemente monitorata e i casi che possono risultare problematici per la sicurezza sono approfonditi con attenzione dalla Polizia cantonale, in collaborazione con l’autorità federale responsabile per la protezione dello Stato (Servizio delle attività informative della Confederazione – SIC), organo competente anche per la comunicazione d’informazioni in merito al terrorismo.
Va precisato che in base alle informazioni e ai casi verificati, il sedicente Stato islamico ha bisogno non solo di combattenti, ma anche di scienziati, informatici, insegnanti, infermieri e medici. La propaganda di ISIS promette una società giusta e prospera per la quale vale la pena di combattere e morire. 7 dei 40 cosiddetti jihadisti dalla Svizzera sono morti (secondo un dato “non confermato”, dei 71 casi sarebbero anche 13 decessi).
La Task-Force anti-terrorismo della Confederazione, in breve Tetra, si occupa di circa 70 casi specifici, persone legate ai viaggi a fini terroristici e le relative azioni di finanziamento e sostegno, ma non solo. Il gruppo di lavoro è composto dal già citato SIC, i Cantoni, l’Ufficio federale di polizia (fedpol) e la Procura Federale.
A titolo di esempio per i casi trattati dall’autorità cantonale ticinese in collaborazione con le citate autorità federali, ricordiamo il recente allontanamento del cittadino marocchino Khachia Oussama che si è espresso in maniera esplicita a favore dello Stato Islamico, segnatamente con una copiosa ed intensa attività nei social media volta sia alla diffusione virale di materiale propagandistico pro ISIS che all’espressione delle sue propensioni anti-occidentali, come pure alla manifestazione della sua intolleranza religiosa vicina all’ideologia jihadista, spingendosi addirittura ad esternare pareri di assenso a proposito delle azioni terroristiche relative agli attentati di Parigi nel mese di gennaio 2015.
2. Quale è il livello di minaccia terroristica in Ticino?
Il grado di minaccia in Ticino è in linea con la situazione Svizzera in quanto dalla fine del 2014, il livello di rischio è giudicato elevato ed è aumentato leggermente dall’inizio di novembre 2015 in ragione d’indizi relativi all’ulteriore pianificazione di attentati nei paesi limitrofi alla Svizzera.
Nel suo recente rapporto, Tetra avverte di un “leggero aumento” rispetto alla precedente relazione nel febbraio minaccia terroristica. Da un lato, i rimpatriati dalla jihad in Svizzera potrebbero progettare un attacco contro rappresentanze diplomatiche su suolo elvetico dei Paesi impegnati nella coalizione anti-ISIS. D’altro lato, gli attacchi potrebbero essere pianificati da persone radicalizzate – mai state in Siria o in Iraq – sempre contro obiettivi stranieri su suolo elvetico, oppure obiettivi di altro tipo.
Il Ticino non si discosta da questa valutazione, soprattutto essendo un asse di transito privilegiato tra il sud e il nord Europa, così come la porta d’entrata a meridione per la Confederazione.
La situazione in materia di sicurezza è costantemente analizzata dagli organi preposti della Polizia cantonale in stretta collaborazione con i partner competenti di Confederazione e Cantoni. Secondo l’evolversi della situazione e le conseguenti analisi vengono adottate, di volta in volta delle misure puntuali e con scopi ben precisi, come ad esempio il rafforzamento della presenza sul territorio messo in atto nelle ultime settimane.
3. Intende il Governo attuare o rafforzare le misure di sicurezza nei luoghi ritenuti sensibili?
Il Consiglio di Stato è molto sensibile alla questione e per il tramite degli organi competenti mette in atto tutti i provvedimenti necessari per garantire al meglio la sicurezza pubblica. A tale scopo sono mantenuti stretti contatti con le autorità federali, le quali sono primariamente competenti in questo ambito. È bene evidenziare che le misure di sicurezza vengono adeguate in base alla valutazione della minaccia ad esempio come con il metal detector per l’ultima sessione del Gran Consiglio. Tutte le misure di cui sopra fanno parte di una valutazione generale a livello Svizzero, anche grazie alla coordinazione dello Stato Maggiore di Condotta di Polizia che, da inizio anno e a seguito dei fatti di Parigi, è stato costituito e conta al suo interno rappresentanti di tutte le regioni e di tutti i Corpi di Polizia federali e cantonali.
4. Si prevede di aumentare il grado di formazione degli agenti di Polizia per interventi di questo genere? (a Ginevra un migliaio di poliziotti stanno seguendo una formazione specifica)
Negli scorsi anni tutto il personale di Polizia ha ricevuto una formazione specifica per quanto riguarda casi di AMOK (situazioni di follia omicida), tematica che attualmente è inserita nella formazione di base dei nuovi agenti. Al riguardo sono previsti costanti aggiornamenti che vengono erogati al personale già formato nelle varie sessioni di formazione continua a livello cantonale.
Nell’ambito specifico del contro-terrorismo, il personale di Polizia è stato sensibilizzato e ha a disposizione della documentazione specifica sulle modalità di ricerca e comportamento emanata dalla Conferenza dei Comandanti delle Polizie Cantonali (CCPCS). La Scuola cantonale di polizia riceve, nell’ambito della formazione di base, un’istruzione mirata da parte del Servizio cantonale per la Protezione dello Stato, competente in materia.
Anche nell’ambito della comunicazione e delle possibili richieste che giungono dal Cittadino al personale di Polizia, sono state diffuse delle direttive allo scopo di rassicurare la popolazione ed avere una “unité de doctrine” in questo specifico ambito.
5. È intenzione del Consiglio di Stato di sgravare di compiti burocratici o non ritenuti prioritari la Polizia cantonale affinché possa aumentare il lavoro di “intelligence” e di controllo in questo specifico campo?
L’effettivo del Servizio cantonale di protezione dello Stato è costantemente adeguato in base alle necessità dettate dal livello della minaccia.
Ovviamente la priorità numero uno della Polizia cantonale è l’aspetto operativo, tuttavia affinché tutto l’apparato possa agire al meglio, è necessario che vi sia anche un supporto amministrativo funzionante.
Già ora il Comandante della Polizia cantonale, congiuntamente ai suoi quadri, si assicurano che le risorse siano suddivise in maniera efficiente ed efficace in base ai bisogni e alle priorità dei diversi servizi. Numerosi sono gli ambiti di sicurezza dei quali la Polizia si deve occupare, non sarebbe giusto, né sensato, procedere a potenziamenti univoci che non tengono conto di tutti gli interessi e necessità in campo.
Ne consegue che la Polizia cantonale monitora le minacce di natura diversa che compromettono la sicurezza del nostro territorio in maniera proporzionata, in base alle urgenze e ai rischi riscontrati, adottando poi dispositivi adeguati.
A questo proposito e proprio per poter disporre di maggiore flessibilità da alcuni mesi è attiva la Sezione operativa (SOP) che viene impiegata in base alle necessità puntuali laddove le minacce sono maggiori.
Per poter essere ancora più dinamici e permettere una maggiore celerità d’intervento, fondamentale in situazioni gravi come quelle che hanno colpito la Francia e il Belgio nelle ultime settimane, la Polizia cantonale ha implementato dal mese di marzo un nuovo sistema di aiuto alla condotta. Parallelamente e in collaborazione con il Centro Sistemi informativi del Cantone si stanno valutando dei nuovi e performanti sistemi di allarme per aggiornare quelli attualmente in servizio e che necessitano di essere ammodernati.