Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 7 gennaio 2019 del Corriere del Ticino
Aumentano i minori vittime di abusi o che commettono un reato
Marco Mombelli: «È in arrivo una task force della polizia cantonale»
In Ticino sempre più bambini sono autori di crimini e reati. Allo stesso tempo non passa settimana senza che la cronaca riporti di un nuovo caso di abusi sui minori. In questo contesto, la polizia cantonale ha deciso di mettere in campo una speciale task force di inquirenti che – sotto il nome di Gruppo minori – si occuperà dei casi che vedono coinvolti i più giovani. Siano essi vittime o autori di reati. E proprio in questi mesi gli agenti stanno seguendo la formazione per poi essere operativi da aprile. Ne abbiamo parlato con Marco Mombelli, commissario della Sezione reati contro l’integrità delle persone.
Da dove nasce il bisogno di creare questa task force?
“Il Codice di procedura penale impone una preparazione specifica degli inquirenti che si occupano di interrogare i minori vittime di reato, tramite audizioni videoregistrate. Gli inquirenti formati in questo ambito operano presso la Sezione dei reati contro l’integrità delle persone. Non esistono, per contro, leggi che prescrivano una formazione specialistica degli agenti che si occupano di minori autori di reato, ma la questione è oggetto di varie raccomandazioni a livello internazionale”.
Significa che il numero di minori che commette reati o che ne è vittima è in aumento?
“In effetti vi è un certo aumento nelle statistiche di minori che commettono reati. Vi è anche un aumento di segnalazioni di situazioni che coinvolgono minori quali vittime di reato (abusi sessuali e maltrattamenti in particolare), ma quest’ultimo incremento è da imputare ad una maggiore consapevolezza e sensibilità, che portano a segnalare queste situazioni con qualche difficoltà in meno”.
La domanda sorge spontanea: fino ad ora la presa a carico di questi giovani era lacunosa?
“È fondamentale sottolineare che i minori vittime di reato sono presi a carico da personale specializzato da anni. Ciò che cambierà, a breve, è che anche i minori autori di reato (in particolare quelli che hanno meno di 14 anni e quelli che commettono reati di una certa gravità) saranno indagati da agenti specializzati. Fino ad oggi ogni agente di polizia poteva occuparsi di queste situazioni. Non risultano particolari lacune nella presa a carico di minori autori di reato, anche se la formazione di agenti specializzati mira ad ottimizzare questa parte di lavoro sensibile”.
Quanto ha inciso il caso del ragazzo che voleva compiere una strage alla Commercio di Bellinzona nella decisione di creare questo gruppo d’intervento?
“La storia della creazione del Gruppo minori è iniziata molto prima di quanto avvenuto alla Commercio. Certo è che il disagio giovanile è palpabile in determinati contesti anche se, va ricordato, la grande maggioranza dei nostri ragazzi non crea alcun tipo di problema e cresce bene, senza fare notizia».
In Ticino, questo gruppo operativo rappresenta una prima. Ma come siamo messi in un confronto con gli altri cantoni?
“Diversi cantoni hanno gruppi simili; quelli con città importanti si sono dotati di questo genere di gruppi già da anni”.
Il gruppo sarà operativo da aprile e in questi mesi gli agenti stanno seguendo la formazione. Quanti saranno le persone in azione? E in cosa consisterà il loro lavoro?
“Il Gruppo minori, che sarà inserito nell’attuale Sezione dei reati contro l’integrità delle persone che già si occupa, tra le altre cose, di minori vittime di reato, sarà composto inizialmente da cinque inquirenti e un responsabile. La loro attività consisterà nell’indagare situazioni che vedono coinvolti minori quali imputati (come detto in particolare quelli che hanno meno di 14 anni e quelli che commettono reati di una certa gravità), in stretta collaborazione anche con altri servizi della polizia cantonale. Si sta pure vagliando la possibilità di collaborazione attiva del Gruppo minori con la polizia comunale”.
Quali sono i fattori ai quali occorre prestare particolarmente attenzione quando si svolgono delle indagini dove sono coinvolti dei minori?
“Il diritto penale minorile nel nostro Paese prevede due concetti: quello della pena, ma anche quello delle misure, che hanno lo scopo di proteggere, educare ed evitare il rischio di recidiva. Spesso, per il minore autore di reato, il primo contatto con lo Stato e la giustizia passa attraverso la polizia. Da qui l’importanza di avere agenti che siano in grado di mirare agli obiettivi del procedimento penale. Va sottolineato inoltre come sia fondamentale un’adeguata presa a carico anche dei genitori. Queste situazioni possono mettere a dura prova il sistema familiare”.
Quali sono i reati che vedono maggiormente coinvolti i minori?
“Nel 2017 la Magistratura dei minorenni ha aperto 1.222 incarti, ovvero 348 in più rispetto al 2016. Il 28% dei reati è stato commesso in urto al Codice penale, il 20% nell’ambito della circolazione stradale, il 36% nel contesto della Legge federale sugli stupefacenti. Le statistiche della Magistratura dei minorenni segnalano un aumento di decisioni per reati contro l’integrità personale (60 decisioni) e per reati contro il patrimonio, furto e danneggiamento (214
rispetto alle 168 del 2016)”.
Lei è attivo nel ramo da anni. C’è un caso particolare che le è rimasto impresso?
“È una domanda difficile da rispondere perché scegliere un caso significherebbe metterne da parte molti altri. E quando sono coinvolti dei bambini non è facile. È chiaro che, nel corso degli anni, vi sono delle vicende che lasciano il segno più di altre. Basta pensare ai maltrattamenti subiti da quattro bimbi nel Mendrisiotto che giornalmente venivano picchiati dalla madre sotto gli occhi complici del padre e del nonno. Di fronte a storie così pesanti si resta toccati nel profondo. Ma parlare di un caso più degli altri non sarebbe corretto nei confronti di questi bambini: per loro che lo vivono sulla propria pelle, ogni storia è la più pesante”.