Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 28 maggio 2018 del Corriere del Ticino
All’evento di Lugano, dedicato ai 70 anni dello Stato ebraico, ha partecipato anche il consigliere federale Ignazio Cassis
Aprire un cammino verso la pace attraverso la scienza, questo il messaggio lanciato ieri al Palazzo dei congressi di Lugano in occasione dello Swiss-Israel Day, evento organizzato dall’Associazione Svizzera Israele e nel corso del quale sono stati celebrati i 70 anni di Israele e i 69 anni delle relazioni diplomatiche tra la Svizzera e lo Stato ebraico. Una giornata di festa che non ha però dimenticato i drammi del Medio Oriente, hanno spiegato Adrian Weiss, presidente dell’Associazione Svizzera Israele e Corina Eichenberger-Walther, presidente nazionale dell’ASI. «Il nostro pensiero non è acritico. È chiaro che mettiamo in questione certe mosse dell’attuale Governo, soprattutto quando ci viene chiesto di spiegarle. Il nostro supporto è però continuo, per uno Stato che in 70 anni non ha cessato di dimostrare di essere un Paese democratico». Alla cerimonia hanno partecipato numerosi ospiti e rappresentanti delle istituzioni. «Il nostro auspicio – ha sottolineato il Consigliere federale Ignazio Cassis – è che le buone relazioni tra la Svizzera ed Israele si rafforzino nei prossimi anni. Il legame tra i due Paesi ha a che vedere con la storia, il primo congresso sionista si è svolto proprio a Basilea e altri quattordici sono seguiti in altre città della Svizzera».
Ignazio Cassis ha poi ricordato la nascita dei legami istituzionali tra i due Paesi e l’importanza degli scambi commerciali, sottolineando il potenziale di collaborazione in ambito scientifico e quanto la scienza possa essere un fondamento di pace. In rappresentanza del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha ricordato l’importanza di associazioni come l’ASI per i progetti di integrazione culturale sostenuti dal Cantone. «La Svizzera è un’unione tra popoli di lingua, religione e culture diverse che ha voluto affermare il principio dell’uguaglianza pur mantenendo le proprie peculiarità. Come Cantone stiamo lavorando su queste ricchezze mirando a garantire una coesione sociale per evitare forme di ghettizzazione, esclusione ed emarginazione che potrebbero sfociare in forme di radicalizzazione». «Il futuro del Medio Oriente forse passa proprio attraverso la scienza, proprio come la cultura può contribuire al processo di pace», ha aggiunto Marco Borradori, sindaco di Lugano. Il contributo della scienza alla costruzione del processo di pace è stato al centro dell’intervento di Daniel Zajfam, presidente dell’Istituto Weizmann per le Scienze, uno dei centri di ricerca più importanti del mondo. Zajfman ha spiegato come negli anni Israele abbia raggiunto molti successi nel campo delle innovazioni. «La strategia per raggiungere questi risultati è poter contare sui migliori scienziati ma il fattore più importante è dare loro la libertà di pensiero. Il segreto è fidarsi della loro immaginazione. Nel mondo della scienza è fondamentale inoltre creare una società multiculturale, non c’è modo di avere successo se ci si ferma su un’unica visione». Fuori dal Palazzo dei congressi una cinquantina di persone hanno protestato contro Israele; a tenerli lontani dall’entrata della struttura, gli agenti della polizia cantonale.