Da Libero l È assodato che la Svizzera si prepara a mobilitare l’esercito per una possibile emergenza immigrazione sui suoi confini con l’Italia. Il consigliere per la sicurezza del Canton Ticino, Norman Gobbi, ha confermato il prossimo schieramento di 2000 soldati dell’armata elvetica, per la precisione appartenenti a unità corazzate, lungo i principali valichi, pronti a chiuderli se necessario. Decisione presa dal Consiglio Federale, e in particolare dal ministro del- la Difesa Guy Parmelin, nel timore che, con la progressiva chiusura dei valichi austriaci, i rifugiati e/o clandestini, che dir si voglia, possano deviare verso ovest, scegliendo la Svizzera come terra di destinazione o anche di passaggio verso Germania o Scandinavia. «Se l’Austria chiude il Brennero – ha chiosato Gobbi intervistato dal giornale austriaco Kronen Zeitung – la Svizzera di- verrà l’unica porta d’accesso per l’Euro- pa del Nord. Prima che ciò accada, dobbiamo proteggerci».
Il Consiglio Federale prevede che in primavera ed estate gli sbarchi in Italia possano portare 30.000 migranti ad affollarsi lungo le frontiere sul versante lombardo e piemontese. Il piano operativo elvetico prevede che i soldati stiano a disposizione delle guardie confinarie in caso di rischi d’ordine pubblico e terrorismo e con un numero di domande d’asilo inferiore alle 10.000 nell’arco di un mese. Se ci fossero però 30.000 domande d’asilo in poche settimane, come teme Berna, l’esercito sarebbe auto- rizzato a intervenire per conto suo su tutto il confine, se necessario attivando un battaglione aggiuntivo di 700 uomini. Nel caso peggiore, la Svizzera potrebbe chiudere ai migranti la trentina di valichi, grandi e piccoli, distribuiti sul confine italiano, la maggioranza con- centrati nelle province lombarde di Varese, Como e Sondrio.
Per il giornale svizzero Blick, a molti militari in servizio sono state sospese licenze e ferie per le prossime settima- ne, proprio per tenersi pronti a ogni evenienza. In teoria il piano d’emergenza prevede lo schieramento per un massi- mo di tre settimane, tempo però prorogabile a volontà dal Parlamento federale. Già il 20 aprile, inoltre, il consigliere federale Ueli Maurer ha ispezionato insieme al brigadiere Jurg Noth il valico di Chiasso, uno dei possibili luoghi “caldi” in caso di crisi. Maurer ha ammesso: «Ho fatto il punto della situazione sul confine anche in relazione con eventuali ondate migratorie eccezionali». Finora la Svizzera ha ricevuto 8355 richieste d’asilo nei primi tre mesi del 2016, di cui 1992 nel solo marzo. Quantità gestibile, che però gli elvetici non vogliono si moltiplichi per dieci. Il dipartimento immigrazione del governo ha disposto che la capacità d’accoglienza nei municipi vicini al confine aumenti da 4600 a 9000 posti. Ma quando non ci sarà più spazio, si resterà oltre il confine, cioè in Italia. Di certo le manovre svizzere sono anche un monito al governo “accoglienzista” italiano. Non è impossibile una coordinazione segreta fra paesi del Nord, dato che il 14 apri- le, pochi giorni prima di predisporre il piano d’emergenza, il ministro della Di- fesa svizzero Parmelin ha incontrato a Stoccolma il collega svedese Peter Hultqvist. Ufficialmente per parlare di forni- ture di armi, ma forse toccando anche, sottovoce, l’intreccio sicurezza-immigrazione-terrorismo. In tutto il 2015 la Svizzera ha avuto 40.000 domande d’a- silo, il doppio che l’anno prima, in un crescendo che Berna non intende più subire.