Vantaggi e sfide delle fusioni comunali attorno al Verbano negli incontri bilaterali organizzati dagli Enti locali «Finalmente viste come un’opportunità per migliorare i servizi ai cittadini, evitiamo che questa regione perda il treno»
Locarno, Losone, Muralto, Minusio, Orselina, Brione sopra Minusio, Tenero, Gordola, Cugnasco e Lavertezzo. Il programma delle visite agli Esecutivi del Locarnese da parte della Sezione enti locali (il servizio di vigilanza sui Comuni del Cantone, n.d.r.), partito all’indomani delle elezioni di aprile, è stato intenso e fitto. Al centro degli incontri bilaterali, il tema cruciale dell’aggregazione. O delle aggregazioni. Come riportato nell’edizione di ieri, dopo decenni attorno al Verbano poco si è fatto. Tutto è ancora sfocato. Mentre altre realtà ticinesi sono andate avanti. «Mendrisio o Bellinzona, tanto per fare degli esempi recenti, sono riuscite a rafforzare il loro peso politico», afferma al Corriere del Ticino il caposezione Marzio Della Santa. Paradossalmente, anche Maggia e Verzasca sono più avanti della Città-polo, almeno sotto questo profilo.
Municipi chiamati a riflettere
«Devo però dire che, rispetto al passato, ho notato una crescente disponibilità ad affrontare il tema delle fusioni. Forse dovuta a una consapevolezza sempre maggiore che, nel mediolungo termine, questa regione potrebbe perdere rilevanza», aggiunge il 58.enne.
«Il fenomeno sta iniziando a farsi sentire e, nel medio-lungo termine, potrebbe influenzare pure l’azione politica nelle varie realtà locarnesi. Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che nessuno di questi Comuni è in uno stato di necessità. Restiamo quindi nel campo delle opportunità. E, come l’esperienza ci dimostra, essere consapevoli di questa opportunità è la risultante di un processo che porta i Municipi, ma non solo, a ragionare sul proprio futuro e a rendersi conto che unendo le forze si dà la possibilità di migliorare in maniera sensibile la qualità di vita della cittadinanza e delle aziende, offrendo servizi migliori ».
Porsi l’interrogativo
Le tempistiche di quando questo «sogno» si potrà avverare, però, sono ancora vaghe: «Il Cantone si vede come un catalizzatore di una riflessione esclusivamente regionale e locale. Non abbiamo un obiettivo temporale. Vogliamo vedere gli enti locali del Locarnese porsi la domanda, anche supportati da noi, così da fare una riflessione e poi decidere se inoltrare un’istanza aggregativa e per quale ipotesi di nuovo Comune».
A fronte di una «sindrome della lentezza», che difficilmente produrrà un’aggregazione di rilievo entro questa legislatura, il Cantone può poco o nulla. «Ma non ce ne stiamo con le mani in mano. Cerchiamo di sensibilizzare le autorità politiche proprio sulla necessità di interrogarsi sul proprio futuro, non solo in termini aggregativi». Il nostro interlocutore rivela come ci sia l’idea di proporre, a Locarno, un percorso simile a quello seguito nel Basso Mendrisiotto tra Balerna, Breggia, Chiasso, Morbio Inferiore e Vacallo. Le premesse, infatti, sono simili. «Alcuni erano favorevoli, altri più freddi. Non del tutto contrari, ma si interrogavano sull’opportunità di avviare un processo di aggregazione. Abbiamo organizzato una serata con un centinaio di persone, rappresentanti della cittadinanza, delle istituzioni, delle aziende. Anche esterni alla regione ».
Un anno di lavoro
«Alla fine del percorso, durato un anno, i Comuni hanno fatto ulteriori approfondimenti per poi inoltrare l’istanza aggregativa che oggi è oggetto di riflessione da parte di un gruppo di lavoro nominato dal Consiglio di Stato». Della Santa elenca poi uno scenario ideale, prima o poi da concretizzare: «Il Locarnese deve avere un polo forte così da partecipare ai dibattiti a livello cantonale. In un contesto urbanizzato, i problemi non si fermano ai confini istituzionali, tra l’altro neanche visibili. Gli scenari che proponiamo per i futuri nuovi Comuni rispondono a questo bisogno. Se dovessero realizzarsi, la cittadinanza e le aziende ne trarrebbero vantaggi».
Il nonsenso di delegare a terzi
Della Santa commenta le tesi promosse dai «piccoli» (come Muralto, n.d.r.): servizi vicini al cittadino, cura del territorio, collaborazioni. «Se un Comune vorrà restare tale, e non è in uno stato di necessità, è giusto che sia così. Ma so che la Città di Locarno deve erogare vari servizi ad altri Comuni. E allora mi chiedo che senso ha un Comune che delega a terzi gran parte delle sue attività? Probabilmente il vantaggio di chi governa oggi non sta lì, ma altrove. Fintanto che questo vantaggio sussiste, non ci sarà quella spinta verso una realtà più ricca e complessa».
Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 11 settembre 2024 del Corriere del Ticino