Dopo i disordini dello scorso fine settimana fuori dalle piste di ghiaccio, il Cantone è pronto ad alzare la guardia – Norman Gobbi: «Occorre essere più rapidi e più rigidi»
I disordini che si sono scatenati lo scorso fine settimana fuori dalle piste di ghiaccio hanno rilanciato prepotentemente il tema della violenza collaterale agli eventi sportivi. Lo hanno fatto, ironia della sorte, pochi giorni dopo il vertice tra il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi ed i rappresentanti delle principali società sportive di calcio ed hockey su ghiaccio dedicato proprio alla sicurezza fuori e dentro dagli stadi. Ora, a pochi giorni dai tafferugli avvenuti venerdì al termine del derby alla Valascia, con replica sabato alla Resega dopo la partita tra Lugano e Zurigo Lions (quest’ultimo con un bilancio di 2 arresti, 3 agenti feriti e 52 fermi), il Cantone non ha perso tempo. Se è vero che alcune misure per le cosiddette «teste calde» (come la diffida o il fermo preventivo) erano già previste dal Concordato intercantonale sui provvedimenti antiviolenza approvato a fine 2008 dal Parlamento, alla luce di quanto accaduto si preannuncia un nuovo deciso giro di vite. «Stiamo già prevedendo alcune misure per essere più veloci ed incisivi negli interventi» spiega Gobbi. «Fra queste vi è la pubblicazione delle immagini degli autori di violenza sul sito Web della Polizia cantonale, in modo da poterli riconoscere e perseguire. Un provvedimento che finora era adottato solo da Basilea città e Zurigo. Stiamo verificando le basi legali per poterlo introdurre subito». Ma non è tutto. Perché assieme alla Polizia e alla Procura si sta studiando la possibilità di applicare il modello del Canton San Gallo che prevede l’invio di un procuratore pubblico direttamente alle partite, così che possa emettere seduta stante dei decreti di accusa. «Questo permetterebbe il perseguimento quasi immediato del reato quando l’autore è colto in flagrante» La questione, conferma Gobbi, è stata discussa anche con il PG John Noseda ed i lavori, dice, «sono a buon punto». Infine, anche la base legale varata di recente per consentire agli agenti della Cantonale di impiegare apparecchi per registrazioni audio e video permetterà di agire con più efficacia. Gobbi tiene a rassicurare i tifosi che si comportano correttamente: i mezzi andranno impiegati «in maniera diretta verso chi mette in pericolo la sicurezza».
Oggi in Ticino la prevenzione verso il tifo violento è insufficiente?
« La prevenzione fatta finora era adeguata ad una minaccia conosciuta. Quanto accaduto lo scorso weekend ci imporrà un nuovo livello d’allerta. Abbiamo riscontrato che alcuni gruppi violenti di tifosi svizzerotedeschi hanno scelto il Ticino, una sorta di zona franca, che non conosce grandi problemi su questo fronte, almeno non in maniera generalizzata (come è il caso di altri Cantoni della Svizzera interna) e che quindi applica anche misure meno incisive. Dovremo evitare che il Ticino diventi una piazza dove dar libero sfogo alla violenza».
Il problema viene da oltre Gottardo?
« Non solo, però tutti i fermati a Lugano provenivano dalla Svizzera tedesca. Anche in Ticino abbiamo i nostri problemi: nell’ambito della collaborazione tra club sportivi e istituzioni occorrerà continuare con la segnalazione di chi non si comporta in modo corretto per evitare che gli stadi o gli eventi sportivi di un certo richiamo siano percepiti dal pubblico come pericolosi o a rischio, con l’effetto devastante di allontanare la gente dallo sport-spettacolo».
La collaborazione con i club funziona?
«Sì, ma dovremo essere molto più severi. Ci vuole più rigidità anche da parte loro nel segnalare chi si comporta male, anche nell’ambito di manifestazioni minori».
C’è chi ha già parlato di partite a porte chiuse: una soluzione plausibile?
«È l’ultima ratio, quando davvero non si può più fare nulla per garantire la sicurezza. Lo scalino precedente è quello di giocare senza la tifoseria avversaria. Ma una partita si gioca anche per lo spettacolo. L’obiettivo non è far giocare i match senza il pubblico, ma allontanare dagli stadi i facinorosi».
Che dire dell’idea di rilasciare, come in Italia, la tessera di tifoso solo dopo aver effettuato dei controlli preliminari?
«Se l’obiettivo è garantire la gestione tranquilla delle partite, penso che varrebbe la pena approfondire il tema. Bisogna capire quali sono i costi e l’onere amministrativo, ma ciò deve essere proposto dalle federazioni sportive». ROMINA LARA
Bisogna evitare che il Ticino diventi una piazza dove dar libero sfogo alla violenza