Da LaRegione del 9 luglio 2016
Marco Del Panta aveva altre vie per esprimersi’ dice il consigliere di Stato
Bellinzona/Berna – «Mi chiedo a cosa miri la lettera che l’ambasciatore italiano ha inviato alla direzione del ‘Corriere del Ticino’ pubblicata nell’edizione di ieri del giornale il quale, peraltro, si è limitato a fare il suo lavoro. Mi domando quale sia lo scopo – dice il direttore del Dipartimento cantonale delle istituzioni Norman Gobbi – perché ritengo che un diplomatico abbia altre vie per esprimersi, prima di uscire in pubblico con una lettera a un mezzo di informazione».
Veniamo ai fatti. Al termine della sua visita nella capitale italiana il direttore del Dipartimento federale delle finanze Ueli Maurer ha affermato che, alla luce di colloqui avuti con il ministro italiano Pier Carlo Padoan, gli ostacoli che si frapponevano a un accordo fiscale tra la Svizzera e l’Italia, in particolare riguardo alla tassazione dei lavoratori frontalieri, sarebbero in gran parte superati. «Parliamo la stessa lingua» aveva detto Maurer ai giornalisti dopo le discussioni con il suo omologo italiano. Invece non sembra proprio essere il caso. «L’ambasciatore Marco Del Panta avrebbe potuto prendere contatto con lo stesso Maurer o rivolgersi direttamente al Consiglio federale per chiedere spiegazioni» fa notare il consigliere di Stato ticinese prendendo le difese del consigliere federale democentrista, non nuovo peraltro a ‘gaffe’ di questo genere. Se di ‘gaffe’ si deve parlare a poterlo sapere sono solo coloro che erano presenti all’incontro romano. Quello che è certo è che la firma dell’accordo definitivo con l’Italia slitta ulteriormente, anche se la stessa era stata promessa entro lo scorso mese di giugno, il quale si è ormai concluso. Dai contenuti della lettera dell’ambasciatore sembra di dover concludere infatti che gli ostacoli sarebbero tutt’altro che superati, anzi le riserve italiane si sarebbero fatte più importanti. Rispetto ai contenuti del protocollo di intesa parafato nel dicembre scorso la posizione di Roma, volendo dar fede a quanto scritto dall’ambasciatore a Berna, sarebbe ora più rigida. Se allora era stato assicurato che l’Italia era pronta a firmare sulla base delle intese raggiunte (tassazione dei frontalieri alla fonte al 70 per cento e in Italia per il rimanente), mettendo quale unica condizione che l’intesa verrebbe annullata se la Svizzera non raggiungesse un accordo con Bruxelles sull’immigrazione, ora l’accordo sul 9 febbraio è posto come condizione ‘sine qua non’. Né sembra risolta la vertenza legata alla richiesta del casellario giudiziario, anche qui contrariamente da quanto assicurato a suo tempo da Maurer.