Il Consigliere di Stato parla della crisi creata dalla guerra in Ucraina
Nella conferenza stampa di marzo, quando venne presentato il Piano cantonale d’accoglienza riguardante i profughi ucraini, il Consigliere di Stato Norman Gobbi aveva sottolineato – oltre alla grande solidarietà manifestata dai ticinesi – anche alcuni rischi insiti in una situazione straordinaria e del tutto particolare come quella della fuga di milioni di persone da un territorio di guerra. “Le analisi che si fanno in queste circostanze devono tener conto anche dei fattori di rischio, delle criticità e dei pericoli che può comportare l’accoglienza di profughi in fuga dalla guerra. Pur sottolineando che l’aspetto umanitario è prioritario – e in questo senso le ticinesi e i ticinesi si sono dimostrati campioni – è compito dell’autorità fare in modo che non vi siano pericolose derive: da un lato da parte di chi viene accolto, ma soprattutto da chi accoglie, o meglio da ambienti che possono magari approfittare della situazione con comportamenti scorretti. Qui penso per esempio allo sfruttamento su un posto di lavoro, visto che lo statuto S a cui i profughi ucraini hanno diritto dà la facoltà di svolgere un’attività remunerata. Ma pure, in un ambito ancora molto più pericoloso, allo sfruttamento delle persone in un contesto criminale”.
Le criticità che nascono possono essere diverse. “I datori di lavoro che hanno intenzione di assumere un profugo ucraino (si parla al maschile, ma saranno soprattutto donne a trovare lavoro) devono rispettare tutte le procedure, senza scorciatoie. Devono assicurare alla persona che lavora alle loro dipendenze uno stipendio in base al contratto vigente nel settore. In caso contrario verrebbero penalizzati ancora i residenti, già spesso superati… sulla destra dai frontalieri”, afferma il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
Suscita critiche il fatto che a tutte le persone con lo statuto S venga corrisposto una specie di “soldo”, oltre alla copertura della cassa malati e delle spese di alloggio, anche a chi lavora. “La critica è giusta. Ma attenzione: anche le persone con permesso S sono o saranno assoggettate all’imposta alla fonte. Questo vuol dire che chi lavorerà dovrà pagare le imposte. Inoltre le prestazioni erogate vengono calcolate tenendo conto delle entrate della persona e se sarà autosufficiente non riceverà più i soldi delle prestazioni. Sono molte le informazioni che l’autorità richiede ai profughi, proprio per evitare possibili abusi. Tra questi anche un formulario in cui devono dichiarare se hanno capitali in Svizzera o all’estero ed eventuali redditi”, chiarisce il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Molti si sono chiesti che senso ha sostenere finanziariamente profughi ucraini che girano sulle nostre strade con le Maserati… “Le ho viste anch’io queste auto. Sono persone generalmente molto facoltose e hanno potuto lasciare l’Ucraina appena è scoppiata la guerra. Si tratta della prima ondata. In seguito però sono giunti coloro che la guerra l’hanno vista e subita veramente. Però l’autorità non può essere sprovveduta e deve mettere in campo tutti i mezzi per accogliere, ma con le dovute attenzioni. Quest’ondata migratoria è completamente diversa da quelle vissute nel passato. La mia impressione è che l’apparato federale – competente in materia di politica d’asilo – non si sia adattato. Oltre che solidali, dobbiamo essere vigili, perché comunque questa crisi ci presenterà un conto salato, che dovremo pagare tutti noi”, conclude il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.