Gentili signore, egregi signori,
ringrazio il Presidente Claudio Genasci per l’invito e per la scelta di un tema così importante e di stretta attualità qual è la sicurezza. Il significato etimologico di sicurezza deriva dal latino “sine cura”, ovvero “senza preoccupazioni”. La sicurezza è dunque una condizione che presuppone l’assenza di timori, pericoli o minacce. Una condizione cui l’uomo, fin dai suoi albori, ha sempre cercato di assicurarsi dapprima con l’organizzazione in piccoli gruppi (tribù), in seguito sotto le ali protettrici di un signore feudale ed infine con la costituzione di uno Stato di diritto, tra i cui compiti vi è naturalmente anche quello di garantire la sicurezza dei cittadini.
La sicurezza è un bene primario e fondamentale che rappresenta un vantaggio competitivo non indifferente per un Paese. Infatti, oltre a influire in maniera determinante sulla qualità di vita, facilita la prosperità economica, l’insediamento di aziende e di persone. Non è infatti un caso se diverse facoltose persone straniere decidano di prendere domicilio sul Lago di Lugano, sulla Goldküste a Zurigo o sulle sponde del Lemano. Queste persone ricercano sicuramente un vantaggio fiscale, ma anche e soprattutto componenti intangibili, ma assolutamente importanti quali la sicurezza e il rispetto della privacy. Elementi questi ultimi che in Svizzera non difettano, a differenza di molte altre nazioni che ci circondano.
Il Ticino, data la sua ubicazione geografica, rappresenta la “Porta sud” d’ingresso nella Confederazione. La sua messa in sicurezza è vitale non solo per il Ticino, ma per l’intero Paese. Data la nostra vicinanza a una metropoli quale Milano e la presenza della frontiera, il carico di lavoro a cui sono sottoposte le forze dell’ordine che operano in Ticino è notevole: traffici illegali, criminalità transfrontaliera e flussi migratori. Sono queste delle sfide che per essere vinte necessitano di importanti mezzi e risorse e di un’intensa e proficua collaborazione interforze. Nel corso degli ultimi decenni, siamo stati confrontati con un’erosione del “bene sicurezza” dovuto all’evoluzione della criminalità, ma anche della società: si pensi alla maggior mobilità della persone, al minor controllo sociale e anche, a mio parere, agli Accordi sulla libera circolazione delle persone e di Schengen che impediscono controlli più incisivi ai nostri valichi. In un sistema in così rapida evoluzione e con delle evidenti minacce provenienti da Sud di Chiasso, è indispensabile una collaborazione sinergica tra i tre livelli delle forze dell’ordine – il Corpo federale delle guardie di confine, la Polizia cantonale e le Polizie comunali – nel creare una fitta rete di presidio territoriale, e così contrastare i fenomeni criminali e i malintenzionati.
Questa rete di collaborazione va adeguatamente implementata – e per farlo non può prescindere dall’aumento degli effettivi – per garantire un livello di sicurezza sempre più elevato. L’esperienza e le statistiche dimostrano infatti che l’aumento degli effettivi sul terreno si tramuta in diminuzione dei furti. Un ulteriore esempio in tal senso l’abbiamo avuto con l’operazione interforze denominata PREVENA13. Questa operazione, avvenuta durante il periodo natalizio, con l’impiego di una trentina di agenti supplementari sul territorio messi a disposizione da Polizia cantonale, Polizie comunali e Corpo delle guardie di confine, ha permesso una riduzione dei furti del 5% nel mese di dicembre. Questo dato incoraggiante evidenzia la bontà della strategia intrapresa dal Dipartimento delle istituzioni per aumentare ulteriormente la sicurezza dei cittadini attraverso tre direttrici: la riorganizzazione della Gendarmeria, l’adeguamento degli effettivi di Polizia e l’intensificazione della collaborazione interforze.
La riorganizzazione della Gendarmeria permetterà l’ulteriore avvicinamento al terreno degli agenti e la creazione di 4 regioni con i relativi posti di comando aperti, con l’istituzione dei nuovi posti di Mendrisio e Locarno e il mantenimento di quelli di Noranco e Camorino. I benefici saranno duplici: da un lato sarà più facile per la Polizia agire celermente e, dall’altro, si intensificherà ulteriormente l’indispensabile legame tra agente e territorio. La Polizia stradale ritornerà invece ad occuparsi in particolar modo del pattugliamento e degli interventi sull’autostrada, come faceva prima del 2005, a tutto beneficio di una migliore viabilità e sicurezza stradale.
Il Dipartimento delle istituzioni si è anche attivato per formare più agenti di polizia (con il raddoppio degli aspiranti agenti da formare rispetto alla scorsa legislatura) e per aumentare le risorse sul terreno. In tal senso la Polizia cantonale lo scorso anno ha già incrementato i propri effettivi e un ulteriore adeguamento è attualmente al vaglio del Consiglio di Stato.
La collaborazione interforze è continua, complementare e proficua per garantire la sicurezza sul nostro territorio. A livello operativo, operazioni interforze quali la citata PREVENA, sono adottate in più occasioni sul nostro territorio. Penso ad esempio al dispositivo DISCOMO, adottato recentemente per arginare l’ondata di furti nel Mendrisiotto con la presenza di ulteriori 30 agenti sulcampo. È questo un dispositivo modulare e flessibile che viene messo in atto laddove c’è un’emergenza temporanea di sicurezza. Sono queste delle operazioni puntuali e purtroppo limitate nel tempo, in quanto la carenza di effettivi non può essere ovviata sul lungo periodo attraverso l’aumento delle ore straordinarie degli agenti. A livello di collaborazione interforze, la futura CECAL – Centrale di allarme cantonale – rivestirà un ulteriore valore aggiunto grazie all’integrazione operativa del Corpo delle guardie di Confine della Regione IV, che permetterà di lavorare con la Polizia cantonale “sotto un unico tetto” nella gestione delle urgenze degli interventi. Un ulteriore tassello di collaborazione è rappresentato dalla Legge sulla collaborazione tra Polizia cantonale e Polizie comunali (LCPol) che migliorerà, una volta adottata operativamente, la collaborazione tra i due Corpi e garantirà ai cittadini una maggiore prossimità delle forze di Polizia nell’ottica di rafforzare la sicurezza nel nostro Cantone.
La collaborazione però non deve terminare all’interno dei nostri confini cantonali, ma va implementata sia a Nord, con la collaborazione con altre Polizie cantonali, sia a Sud, con le Autorità italiane. Se la criminalità infatti non ha frontiere, neppure la collaborazione tra le forze dell’ordine deve averne. Il Centro di Cooperazione e di Polizia di Chiasso (CCPD) è in tal senso un valore aggiunto nella collaborazione transfrontaliera che permette un veloce scambio di informazioni e un’immediata operatività sul terreno attraverso – tra le altre cose – posti di blocco aldi qua e al di là del Confine. È questa una fruttuosa e reciproca collaborazione, che è stata recentemente risaldata dal riveduto accordo di cooperazione di polizia sottoscritto, lo scorso ottobre, dalla Consigliera federale Simonetta Sommaruga e dal Ministro dell’interno Angelino Alfano. Un accordo che darà maggiori funzioni di coordinamento al CCPD di Chiasso e che permetterà anche la costituzione di pattuglie miste.
La percezione di insicurezza che traspare leggendo i mass media – e qui mi riferisco in particolare alla serie di furti compiuti nel Mendrisiotto – è imputabile al numero di furti compiuti nella zona in un periodo temporale assai ridotto. Se infatti si confrontano i dati sui furti commessi nel Mendrisiotto in gennaio di quest’anno, con quelli dello stesso mese del 2013, si registra unaleggera diminuzione. È comunque importante da parte delle Istituzioni agire per aumentare la sicurezza reale, ma anche percepita. Le impennate di furti in determinate zone – come quelle avvenute recentemente nel Mendrisiotto – sono “cicliche”, basti ricordare, a titolo di esempio, la serie di furti commessi nell’autunno 2013 nelle Tre Valli. Un’emergenza poi rientrata, grazie a un maggior presidio del territorio avvenuto attraverso il dispositivo DISCOMO. A livello ticinese, nel 2013, quale tendenza generale si può affermare che si è assistito a un leggero aumento dei furti con scasso, ma al contempo viene registrata una diminuzione dei furti in generale.
Il “puzzle della sicurezza” come detto prima, non può prescindere da un aumento degli effettivi, da una maggior presenza sul territorio degli agenti e dalla collaborazione interforze. Un tassello importante nella lotta alla criminalità riguarda però anche il ruolo del singolo cittadino. Ciascun cittadino è in effetti una preziosa sentinella attiva sul territorio, che attraverso la segnalazione di situazioni sospette, aiuta gli agenti ad intervenire tempestivamente e così tutelare la sicurezza di tutti.
Come avete potuto ascoltare, i semi per garantire una maggior sicurezza sono stati sparsi, i frutti, ne son certo, non tarderanno a giungere.
Vi ringrazio.
Discorso pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi, in occasione della conferenza sulla sicurezza, organizzata dal Rotary Club di Bellinzona – 12.02.2014