Anche il Ticino si adegua al resto della Confederazione. Con 42 voti favorevoli, contro 24 e un astenuto, dopo che i socialisti hanno chiesto l’appello nominale per l’entrata in materia, il Gran Consiglio ha dato oggi il suo assenso al voto per corrispondenza anche per le consultazioni cantonali e comunali, così come proposto dall’iniziativa parlamentare di Angelo Paparelli (Lega).
A nulla sono valsi gli appelli dei liberali, dei socialisti e dei democentristi, nonché parte dei Verdi, di bocciare la proposta che è stata sostenuta e perorata dalla Lega dei ticinesi e dal PPD. In pochi anni era la terza volta che il Legislativo cantonale affrontava la questione, bocciata nel 2006 con l’iniziativa firmata da Giovanni Jelmini e nel 2010 con l’iniziativa presentata da Nadia Ghisolfi.
Il dibattito
Nel dibattito, parlando a nome del gruppo PLR, Paolo Pagnamenta ha ricordato la validità dell’attuale sistema sottolineando la sua contrarietà ad eventuali cambiamenti poiché, “bisogna salvaguardare la sicurezza del voto” e annunciando così il sostegno al rapporto di minoranza, contrario alla modifica della legge sull’esercizio dei diritti politici. Contraria al cambiamento pure l’UDC che, attraverso Eros Mellini, ha ribadito, “il galoppinaggio esiste e il voto per corrispondenza non farebbe altro che farlo crescere”.
Scettico pure Carlo Lepori (PS) stando al quale “il voto per corrispondenza generalizzato piace ma, di fatto, non fa aumentare il tasso di partecipazione alle consultazioni”. “In più paesi questo strumento è un’eccezione e non una regola; tale procedura non farebbe altro che favorire la corruzione, la frode e il galoppinaggio”, ha aggiunto.
Verdi divisi
I Verdi si sono presentati divisi, tra sostenitori e oppositori. Prendendo la parola Greta Gysin si è comunque detta certa che con queste misura “si tratta di facilitare l’esercizio del diritto di voto; se non fosse veramente sicuro bisognerebbe allora abolirlo del tutto”.
Favorevole la Lega dei Ticinesi che, attraverso Maruka Ortelli, ha ricordato come la proposta di introdurre il voto elettronico e per corrispondenza agevolerebbe le procedure di consultazione e avvicinerebbe un numero maggiore di elettori alle urne. Dello stesso avviso, seppur con sfumature differenti, Carlo Luigi Caimi (PPD) che ha dichiarato, “finalmente ci siamo”. L’esponente pipidino si è detto convinto che in Ticino è giunto il momento del cambiamento poiché, “i tempi sono oramai maturi”.
Gobbi, “adeguarsi ai cambiamenti”
Ancor più rispetto al passato bisogna adeguarsi alle nuove esigenze e bisogna promuovere il voto tra la popolazione. Non solo, bisogna cercare di attirare più gente alle urne e gli strumenti proposti oggi vanno in questa direzione, ha tenuto a sottolineare dal canto suo il consigliere di Stato Norman Gobbi.