Dopo l’importante diminuzione delle rapine osservata nel 2018 in Ticino anche il 2020 ha registrato la stessa tendenza. Se nel primo caso era attribuibile all’efficacia delle misure intraprese per contrastare il fenomeno, nel secondo l’andamento positivo è verosimilmente legato alle limitazioni di movimento delle persone dovute all’emergenza sanitaria. Nel corso dell’anno si sono contate 23 rapine (34 nel 2019), occorse prevalentemente sulla pubblica via. Nessun episodio ha coinvolto banche o uffici postali mentre i distributori rapinati sono stati 3 (6). Un solo caso di omicidio, plurimo, ha funestato il Ticino.
Nel 2020 in Ticino le rapine hanno registrato un -32%. La regione più colpita è stata il Luganese, mentre il Mendrisiotto è stato quasi del tutto risparmiato (un solo caso). In quattro casi su 5 è stato possibile identificare gli autori, procedendo all’arresto o all’emissione di mandati di arresto internazionali. Le indagini su eventi degli anni scorsi hanno avuto importanti risvolti e le collaborazioni internazionali, in gran parte con l’Italia, hanno permesso di risolvere e identificare autori fino ad oggi sconosciuti. Il risultato più importante è legato alla risoluzione della rapina ad un furgone portavalori, con presa d’ostaggio del conducente, avvenuta a Molinazzo di Monteggio nell’estate 2019.
Per ottenere una ponderazione degli atti di violenza la Statistica criminale di polizia adotta una classificazione semplificata dei reati in casi gravi e di poca entità. La parte attribuita agli atti di violenza grave, passati da 77 a 48, è del 3.4%. Fra questi figurano gli omicidi (7, inclusi i tentati), le lesioni personali gravi (33) e le violenze carnali (8). Per gli omicidi e le lesioni personali gravi l’uso dell’arma da fuoco è un’evenienza estremamente rara. Fra gli atti di violenza di poca entità figurano, in ordine di frequenza, le lesioni semplici (466), le vie di fatto (132), la coazione (130), l’aggressione (63 infrazioni in 22 casi), la violenza/minaccia contro l’autorità (35) e la rapina (23). Il numero di minacce di violenza, rappresentato dai reati di minaccia ed estorsione, è sceso a 463 (-13%). Lo scorso anno si è registrato un solo caso di omicidio (plurimo). In maggio, all’interno di un esercizio pubblico a Giubiasco è stato ucciso a colpi di pistola un uomo. Pure uccisa la sua compagna, ex moglie dell’omicida. Quest’ultimo si è poi tolto la vita. In due occasioni delle liti in famiglia sono degenerate in percosse, rispettivamente con martello e bastone, portando ad emettere l’ipotesi di tentato omicidio. Nel corso del mese di ottobre a Gentilino vi è stato un tentato omicidio intenzionale a danno di un giovane confederato a seguito di un’aggressione da parte di due minorenni, che lo hanno colpito con un’arma da taglio ferendolo alla nuca. In novembre infine è stato garantito il necessario supporto al Ministero pubblico della Confederazione e a fedpol nell’ambito dell’inchiesta relativa all’attacco all’arma bianca avvenuto presso un grande magazzino di Lugano.
Per quanto riguarda l’attività della Sezione TESEU, dal 1 gennaio 2020, dopo un periodo di transizione di sei mesi, vengono applicate le disposizioni della nuova Legge cantonale sull’esercizio della prostituzione (LProst). Durante l’anno sono quindi stati autorizzati 11 locali erotici e sono stati notificati 21 appartamenti all’interno dei quali è consentito l’esercizio della prostituzione. Le nuove persone che si sono annunciate alla Polizia cantonale per esercitare sono state 238 (-21 rispetto al 2019). Le nazionalità più rappresentate si confermano quella romena (63%), italiana (26%) e spagnola (5%). Le presenze di prostitute nei locali erotici è andata diminuendo con il protrarsi dell’emergenza pandemica fino a raggiungere le 74 unità censite nel mese di dicembre. Dalle attività di controllo 66 persone sono state denunciate per esercizio illecito della prostituzione. Per 13 di queste sono emerse anche violazioni delle disposizioni della Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione. A livello di inchieste, un cittadino spagnolo residente in Ticino è sospettato di aver messo a disposizione di prostitute numerosi appartamenti con affitti molto superiori al valore di mercato. Una coppia di cittadini rumeni residente nel Bellinzonese è invece stata denunciata per aver gestito un giro di prostituzione illegale in diverse località del Ticino, collocando in appartamenti donne che gli dovevano corrispondere buona parte dei loro guadagni.
Le attività di monitoraggio e approfondimento effettuati dalla Polizia cantonale e dagli enti preposti al controllo della forza lavoro non hanno evidenziato la presenza di fattispecie penalmente perseguibili e pertanto in quest’ambito nel 2020 non sono state avviate nuove indagini. Ciò premesso, la Polizia cantonale ha continuato in questo senso a collaborare fattivamente con l’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, l’Ufficio sorveglianza mercato del lavoro, le commissioni paritetiche e i sindacati. Si evidenzia come tale coordinamento abbia anche effetti positivi in termini preventivi.
L’effetto pandemico che ha caratterizzato il 2020 ha influito anche sul traffico di migranti. In quest’ottica le restrizioni imposte dalle diverse nazioni hanno, in termini generali, limitato notevolmente le possibilità di movimento delle persone. Di conseguenza i flussi migratori verso il Nord Europa hanno negli ultimi mesi prediletto piuttosto a la via dei Balcani non toccando quindi il nostro territorio. Lo scorso anno, in particolare grazie all’azione delle Guardie di confine, la Polizia cantonale ha denunciato 20 passatori (per 16 dei quali è stato ordinato l’arresto provvisorio) sospettati d’aver favorito l’ingresso illegale in Ticino di clandestini. Nella stragrande maggioranza dei casi la destinazione dei migranti concerneva nazioni differenti dalla Svizzera e pertanto il nostro Paese fungeva esclusivamente da transito.