Dal Corriere del Ticino | Dopo le proteste Uri accantona definitivamente il progetto
Congelato a metà agosto, il progetto di realizzare un centro asilanti nell’ex Hotel Löwen a Seelisberg sarà di fatto archiviato. La decisione di soprassedere è stata concordata lunedì sera nel quadro della tavola rotonda costituita dopo le proteste da parte degli abitanti contro l’intenzione del Governo di alloggiare nell’edificio 60 richiedenti l’asilo. All’incontro hanno preso parte il Municipio, la Croce Rossa, i rappresentanti del gruppo locale «Una soluzione ragionevole per l’asilo» ed il comitato governativo creato ad hoc.
La sistemazione di richiedenti l’asilo nell’ex Hotel Löwen, si legge nella nota ufficiale del Governo, resta sospesa fino a quando non sarà terminata la valutazione della situazione in corso in tutti i Comuni urani. A quel punto la Croce Rossa disdirà il contratto d’affitto biennale siglato con i proprietari. Da parte sua, il Comune si è detto pronto a dare il suo contributo a trovare soluzioni qualora la situazione nel campo dell’asilo dovesse aggravarsi. «Insieme agli altri Comuni vogliamo diventare un partner affidabile del Cantone», ha dichiarato il sindaco Karl Huser. Resta pertanto la disponibilità del Comune a fare la sua parte se la situazione lo richiederà. Seelisberg conta 700 abitanti. Eventuali sistemazioni alternative potrebbero essere trovate nelle abitazioni esistenti. Cantone e Comuni torneranno a riunirsi il 26 ottobre per discutere i prossimi passi. Entro il primo trimestre del 2017 il Consiglio di Stato presenterà una visione d’assieme dell’asilo che dovrebbe fungere da base per un nuovo piano di assegnazione. Attualmente nel cantone sono ospitati 480 asilanti. La maggior parte si trova in un alloggio collettivo ad Altdorf, mentre un’ottantina risiede in appartamenti sparsi in 14 Comuni. Il dialogo con gli enti locali è stato rafforzato. Il Governo ha pure adottato altre contromisure. Gli abitanti di Seelisberg avevano protestato anche perché ritenevano di essere stati messi di fronte al fatto compiuto. In futuro i Comuni saranno informati almeno quattro volte all’anno tramite una newsletter. In queste comunicazioni sarà contenuta anche una panoramica sul numero di richiedenti l’asilo assegnati alle singole località.
A inizio agosto il progetto aveva scatenato un vero e proprio putiferio. La consigliera di Stato Barbara Bär, responsabile del Dipartimento della sanità e della socialità, era stata duramente contestata durante la presentazione pubblica; insediare nell’abitato un numero di asilanti pari a un decimo della popolazione era considerato come un grande potenziale di conflitto. Per placare gli animi il progetto era stato sospeso e il Governo aveva avocato a sé il dossier (con la parziale esautorazione di Bär) costituendo un gruppo di tre ministri, presieduto dal landamano Beat Jörg.
Più difficile da accettare
«È una questione interna al Canton Uri e quindi sul caso specifico non mi pronuncio. C’è comunque un problema di fondo che riguarda tutti», afferma da parte sua il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi. «A raggiungere la Svizzera sono soprattutto migranti di tipo economico. Di questi, solo una parte minoritaria chiede asilo. Quasi la metà poi fa perdere le proprie tracce, perché usa l’asilo solo come escamotage per mettere piede nel Paese e poi tentare di raggiungere illegalmente la destinazione finale all’estero. Questo tipo di migrazione non ha nulla a che vedere con una concezione dell’asilo che era giustificata negli anni Novanta o inizio secolo, quando c’era la guerra nella ex Jugoslavia. Ciò si traduce in una minore disponibilità della popolazione ad accettare certe situazioni. Questo fenomeno ha anche un costo sociale che incide sulla disponibilità di risorse per la nostra popolazione. È un problema di politica interna da tematizzare. Berna però è riluttante.»
Intanto la polizia friburghese ha reso noto che nell’ultimo fine settimana ignoti hanno danneggiato il futuro centro federale d’asilo di Giffers. I vandali hanno aperto le conduttore dell’acqua e i lavandini per allagare i sette piani dell’edificio. Il centro, che dovrebbe aprire l’anno prossimo, è destinato a richiedenti l’asilo la cui domanda è stata respinta.