Norman Gobbi commenta la disparità salariale Ticino/resto della Svizzera
“Non giriamoci troppo intorno: la spiegazione dell’aumento del divario salariale tra il Ticino e il resto della Svizzera è dovuta oggi in gran parte alla massiccia presenza di frontalieri e a proposte salariali che le cittadine e i cittadini residenti non possono accettare, se appena vogliono essere in grado di pagare le fatture a fine mese! La causa di tutto questo è stata l’accettazione dell’Accordo di libera circolazione. Tutti i partiti lo hanno a suo tempo approvato, tranne l’UDC sul piano nazionale e la Lega dei Ticinesi”. Il Consigliere di Stato Norman Gobbi commenta così la recente pubblicazione da parte dell’Ufficio cantonale di statistica (USTAT) dei dati che riguardano il livello salariale in Ticino rispetto a quelli che toccano gli altri Cantoni. “Il divario è salito al 23,3 per cento e negli ultimi 10 anni se nel resto della Svizzera mediamente i lavoratori del settore privato hanno visto aumentare la loro busta paga di 439 franchi al mese, in Ticino questo aumento si è fermato a 188 franchi”.
Per il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi, come detto, la causa è legata alla libera circolazione delle persone, e quindi anche dei lavoratori, tra gli Stati dell’UE e la Svizzera. “La statistica mostra una fotografia sul 2020 e noi sappiamo che nel frattempo vi è stata una ulteriore esplosione dei frontalieri, che oggi hanno raggiunto circa le 80mila unità. Il Ticino, attraverso la Sezione della popolazione del mio Dipartimento, è l’unico Cantone che almeno richiede i contratti di lavoro prima di accordare un permesso G (frontalieri) o un permesso B (residenti). È un mezzo per monitorare il mercato del lavoro, assieme agli altri organi preposti dell’amministrazione. Però sappiamo che si tratta di un cerotto che possiamo mettere su una ferita che invece necessiterebbe punti di sutura o un’amputazione per certi versi. L’accordo di libera circolazione ha allargato troppo le maglie. Il Ticino subisce un forte contraccolpo rispetto agli altri Cantoni, perché è confrontato a sud con un mercato del lavoro potenzialmente enorme, che può fornire manodopera attratta dai livelli salariali che per una cittadina o un cittadino italiano sono molto favorevoli. Una situazione che inizia a preoccupare – e molto – anche i responsabili politici ed economici italiani. La Lombardia in particolare si vede partire verso il Ticino decine e decine di migliaia di lavoratori anche molto qualificati. Stanno correndo ai ripari. La Lega Nord si sta impegnando affinché il governo italiano sostenga le imprese, con regole che aprono la strada a una Zona Economica Speciale o una Zona Logistica Speciale, mettendo i territori di confine nella condizione di essere competitivi. Vediamo cosa avverrà in Italia, ma dubito che le aziende italiane possano introdurre condizioni salariali tali da trattenere i lavoratori, che possono partire verso il Ticino e il resto della Svizzera”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 26 febbraio 2023 de Il Mattino