Norman Gobbi si esprime sulle decisioni odierne del Consiglio federale, ribadendo la necessità di maggior unità d’azione tra Cantoni e di criteri diversi per i Cantoni “virtuosi”
In serata il Consiglio di Stato ticinese, dopo aver espresso la propria contrarietà in settimana alle misure decise da Berna, ha implementato le decisioni odierne del Consiglio federale, criticando però il metodo col quale vengono decisi i cantoni “virtuosi” rispetto a quelli con un’evoluzione difficile della situazione pandemica. Sotto tiro in particolare il criterio dell’incidenza, che secondo il Governo penalizza i Cantoni che fanno più test. Teleticino ha intervistato in proposito il Presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi, che ha ribadito la posizione auspicando più centralizzazione e cercando di tracciare i possibili scenari futuri. Perché, si sa, il Consiglio federale potrebbe decidere nuove misure già il 18 dicembre.
Ha parlato di chiusure, i Cantoni che hanno preso provvedimenti seri nelle scorse settimane, tipo il semi-confinamento, ridono. Noi invece no. Si può dire che non abbiamo fatto i compiti?
“Anche le nostre misure sono serie, ma diciamo che i Cantoni che hanno preso misure ancora più serie hanno potuto gestire una curva molto più pericolosa della nostra. Ginevra è stato il peggior territorio su scala europea per numero di contagi rispetto alla popolazione, cosa che il Canton Ticino non ha raggiunto. Nelle ultime settimane però purtroppo la nostra curva è rimasta stabile e la flessione non è più così importante. Quindi vogliamo veramente correggerla attraverso misure che abbiamo comunicato lunedì e attraverso le misure applicate oggi dal Governo. Che sono ancora misure intermedie, visto che si sono già annunciate possibili, ulteriori misure venerdì prossimo”.
Riguardo alle chiusure, voi nel comunicato dite che il metro di valutazione non è adeguato. Su quale aspetto si può muovere la critica?
“Riguardo al parametro R siamo attorno all’1. Per l’altro parametro, che è il numero di contagi su 100’000 abitanti, è controproducente, perché se tutti migliorano si resta sotto la media comunque. Questa situazione rischia di metterci in difficoltà e di vanificare le politiche dei tamponi: se penso ai nostri vicini nel canton Grigioni che stanno conducendo una campagna di test a tappeto, il rischio è che non potranno più riaprire perché avranno molti casi positivi rispetto alla popolazione”.
Martedì avevate invitato a fare più tamponi. In questo momento però fare tanti tamponi rischia di essere un autogoal?
“No, perché fare tanti tamponi significa depistare i casi positivi. Però proprio con i parametri emanati dal Consiglio federale i cantoni che fanno una politica di test attiva rischiano di essere penalizzati. Questo a noi non interessa, ci interessa più proteggere la salute pubblica depistando i casi positivi e questo è essenziale nel contenimento del virus”.
Stazioni sciistiche: avete confermato l’apertura con piani di protezione adeguati. Però chiudendo tutto il rischio è che le persone si riversino sulle piste da sci. Come gestire questa situazione?
“Ci siamo incontrati proprio questa settimana con i gestori degli impianti di salita invitandoli a essere prudenti. Qui l’importante sarà davvero, come in tutte le altre misure, il nostro comportamento. Sarà questo a influenzare l’evoluzione del virus”.
Ha citato possibili nuove misure per settimana prossima da parte del Consiglio federale. Avete avuto qualche sentore? È possibile si parli di un semi-confinamento?
“Attendiamo la consultazione che sarà lanciata tra lunedì e martedì da parte del Dipartimento federale di Berset. Leggeremo a quel punto le proposte. È evidente che quello è uno dei possibili scenari, però ce ne potrebbero essere anche degli altri. Questo è un periodo particolare dell’anno in cui la gente si muove meno ma allo stesso tempo ha più voglia di vedere i propri cari: bisogna gestire questi diversi bisogni in una situazione di straordinarietà sanitaria”.
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Gobbi: “Il Consiglio federale poteva decretare la situazione straordinaria” – Gysin: “Troppi cantoni non hanno fatto i compiti”
“Le misure fino ad ora introdotte in Ticino sono sempre state più restrittive rispetto alle disposizioni federali e a quelle della maggioranza dei Cantoni”, dice il presidente del Governo ticinese, Norman Gobbi, che ha dubbi sulle modalità formali adottate dal Consiglio federale: “Una delle misure che in questa situazione avrebbe permesso al Consiglio Federale di dirigere meglio era, per esempio, decretare lo stato di situazione straordinaria, passando quindi a un livello successivo. Questo avrebbe permesso di agire direttamente, non in questa forma ibrida che evidentemente crea discussioni come abbiamo visto”.
Occorre ora “fare un passo indietro e ricordarsi perché siamo arrivati a questo punto”, afferma invece la consigliera nazionale dei Verdi Greta Gysin. Perché troppi cantoni non hanno fatto i loro compiti. Non hanno preso le misure che sarebbero state necessarie visto l’evolversi della pandemia. Troppi cantoni, nonostante gli appelli anche del Consiglio Federale nelle ultime settimane sono rimasti a guardare, hanno deciso di non decidere e quindi il Consiglio Federale, ora io dico finalmente, si è mosso”.
“La preoccupazione più grande della maggioranza del Parlamento”, afferma ancora Gysin, riferendosi a partiti borghesi vicini agli ambienti economici, sembra quella di evitare a tutti i costi un secondo lockdown, quindi siamo adesso in questo mezzo lockdown che nessuno capisce bene che cos’è in realtà, che cambia ogni paio di giorni, mentre la massima priorità dovrebbe essere quella di proteggere la salute della popolazione e dare sostegno all’economia, alla cultura e al mondo sociale (…) Pochissimi ammettono che siamo uno degli Stati che a livello europeo sono messi peggio”.
Secondo Marcus Caduff, consigliere di Stato grigionese, a questo punto “sarebbe stato più coerente chiudere i ristoranti e indennizzarli”. “Noi abbiamo preso misure più rigorose una settimana fa, ma per le imprese rimane un’incertezza elevata”.
“La decisione positiva di oggi è che i ristoranti possono tenere aperta la domenica ma rimangono ancora troppe domande sulle date e i numeri. Anche per quanto riguarda il coordinamento con gli altri cantoni io in questo momento ho più domande che risposte”.
https://www.rsi.ch/news/ticino-e-grigioni-e-insubria/Ticino-fin-qui-sempre-più-severo-13673560.html