Dal Giornale del popolo del 15 aprile 2016
Definiti ieri gli scenari possibili e la ripartizione dei compiti. Gobbi: «Le preoccupazioni del Ticino ascoltate a Berna».
Malgrado l’importante calo di domande d’asilo presentate in Svizzera in marzo, la situazione futura nei territori di conflitto resta imprevedibile. Ecco perché, Confederazione, Cantoni e Comuni si sono riuniti ieri in un’assemblea con lo scopo di valutare i possibili scenari e attribuire i compiti. Nell’incontro si sono riuniti i direttori cantonali di Giustizia e Polizia compreso il ticinese Norman Gobbi, la relativa consigliera federale Simonetta Sommaruga, alcuni direttori cantonali della Socialità, rappresentanti di Città e Comuni, membri del dipartimento della Difesa, della Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) e del Corpo delle guardie di confine (CDGF). Nel corso dell’assemblea, sono stati presi in considerazione tre scenari che si potrebbero verificare nel prossimo futuro: 10mila domande d’asilo in 30 giorni; 10mila domande al mese per tre mesi; 30mila passaggi irregolari attraverso le frontiere in pochi giorni. L’obiettivo primario, si legge nel comunicato nazionale, resta quello di riuscire a registrare tutti i richiedenti prima della loro assegnazione ai Cantoni, e questo continuerà ad essere compito della Confederazione. A questo scopo, la SEM potenzierà l’alloggio, offrendo 6mila posti invece degli attuali 4.600 rinunciando, nel limite del possibile, alle strutture della protezione civile. I Cantoni, dal canto loro, assicurano alloggio e assistenza ai richiedenti assegnati loro dalla SEM e provvedono al rimpatrio di quelli respinti. Compito delle guardie di confine sarà invece intensificare i controlli alle frontiere nazionali più sensibili. Aspetto, quest’ultimo, da tempo invocato da Cantoni come il nostro: «Il Ticino è un po’ la Grecia o l’Italia della Confederazione», ha commentato a tal proposito Gobbi. Il Dipartimento ticinese delle istituzione ha poi ricordato di aver ripetutamente sollecitato Berna in merito alla situazione cantonale e alla tratta migratoria mediterranea che, dopo la chiusura della rotta balcanica, sta – seppur lentamente – riacquisendo vigore. Ora che l’Austria ha di fatto bloccato il passaggio dei migranti al proprio interno, chiudendo l’entrata dal Brennero, l’attenzione potrebbe con tutta probabilità tornare sui valichi di Svizzera, a Chiasso, e Francia, a Ventimiglia. Ma le preoccupazioni ticinesi sono state recepite Oltralpe, ha assicurato Norman Gobbi. Bellinzona si è poi detta soddisfatta anche della decisione presa dal Dipartimento della difesa di adeguare le date dei corsi di ripetizione con lo scopo di offrire maggior appoggio nella gestione di un’eventuale situazione migratoria straordinaria. Intanto, sempre ieri, la SEM ha pubblicato anche i dati relativi alle cifre della migrazione del primo trimestre dell’anno. Periodo nel quale sono state presentate 8.315 domande (3.618 in gennaio, 2.705 in febbraio, 1.992 in marzo) e, sebbene siano 3.826 in più rispetto allo stesso periodo del 2015, sono comunque in netto calo nel confronto con i mesi precedenti. Ossia il 45% in meno dell’ultimo trimestre 2015 (15.311 domande). Come detto, la chiusura della rotta balcanica ha influito, ma anche il periodo invernale ha fatto sì che gli spostamenti rallentassero. I principali Paesi di provenienza sono l’Afghanistan nonostante una flessione del 65% delle domande (a 2.041), seguito da Siria (-64%, a 873 domande) e Iraq (-54% a 731 domande). In leggero aumento sono invece gli arrivi da Marocco, Algeria e Tunisia: il motivo è riconducibile al fatto che anche questi rifugiati hanno intrapreso la rotta balcanica ma, essendo per loro il tragitto più lungo, sono arrivati solo ora. Nel periodo da gennaio a marzo sono state liquidate 7.976 richieste d’asilo in prima istanza, il 16% in più rispetto all’ultimo trimestre del 2015 e il 7,8% in più del primo trimestre del 2015. L’asilo è stato accordato a 1.658 persone. Le domande respinte sono state 2.480, mentre 993 prive di oggetto sono state archiviate.