Articolo apparso nell’edizione di mercoledì 31 gennaio 2018 de La Regione
Targhe auto, i ricorsi accolti fanno saltare i calcoli. Saranno ristornati in totale 8 milioni di franchi Gobbi: ‘Il tribunale ci ha messo dei paletti. L’attuale legge ha palesato i suoi limiti’. Riforma attesa per l’estate.
La “mazzata” del 2017 non era legale. Il Consiglio di Stato non poteva azzerare di punto in bianco il bonus agli automobilisti, raddoppiandogli l’importo da versare. Poteva al massimo aumentare del 10% il prelievo, non di più. Dunque il governo correrà ai ripari, prima che una valanga di ricorsi (sulle fatture del 2018, appena recapitate ai conducenti) blocchi del tutto l’ingranaggio.
Lo farà ristornando circa otto milioni di franchi a chi, nel 2017, si è visto aumentare la tassa di circolazione (poi sostanzialmente confermata nel 2018). Questo l’effetto della decisione della Camera di diritto tributario del Tribunale d’appello, di cui ‘La Regione’ ha riferito ieri. I giudici hanno dato (parzialmente) ragione a quattro cittadini che, grazie al sostegno del Fronte degli automobilisti ticinesi (Fat), avevano contestato l’aumento (vedi sotto). L’indomani il Dipartimento delle istituzioni ha fatto sapere di “prendere atto” della decisione, ma soprattutto “considerato l’impatto del provvedimento” di voler proporre all’Esecutivo di “restituire l’importo versato in eccesso a tutti i cittadini ticinesi che hanno avuto un aumento delle imposte di circolazione 2017”, ricalibrando “allo stesso modo” anche le imposte 2018. I colleghi hanno già dato un via libera di principio all’operazione, ci spiega il direttore delle Istituzioni Norman Gobbi. Ma, chiediamo, cosa non ha funzionato nel sistema? L’adeguamento dei bonus e dei malus si era reso necessario per garantire la neutralità finanziaria degli ecoincentivi, così come prevede la legge. «L’errore a mio avviso sta nel manico – risponde il ministro –: il fondo vincolato alla neutralità finanziaria e la rapida evoluzione del parco veicoli hanno palesato tutti i limiti dell’attuale base legale. L’adeguamento delle imposte, lo ricordo, è stato attuato per rispondere al principio della neutralità finanziaria sancito dalla legge vigente, un principio sul quale oggi il Tribunale ci dice che possiamo anche soprassedere: devi garantire la neutralità tra bonus e malus, ma hai anche delle limitazioni sui correttivi da porre – sintetizza Gobbi –. Abbiamo voluto correggere il prima possibile il disavanzo tra bonus e malus che stava diventando importante, ma alla fine dell’operazione ci troveremo con una perdita a bilancio di circa otto milioni». E che “penalizzerà il raggiungimento degli obiettivi della manovra di risanamento delle finanze cantonali”, come si legge nella nota del Di. Questo perché, come detto, non ci si limiterà a versare il dovuto (circa tremila franchi) solo ai ricorrenti. «Ritengo che politicamente non si possa applicare la decisione solo a coloro che hanno fatto ricorso – spiega Gobbi –, ma sia equo e corretto dare la possibilità di rimborso a tutti coloro che hanno avuto un peggioramento dell’imposta oltre il limite del 10% fissato dal Tribunale. Il margine di apprezzamento del governo è un elemento importante della sentenza». La fattura del 2018 va pagata comunque? «Sì perché è stata emessa. Non sapevamo che la decisione sui ricorsi sarebbe giunta proprio in questi giorni…». Il ristorno verrà versato in seguito, secondo modi e tempistiche ancora da definire e sulle quali ci vorrà l’avallo dell’Esecutivo. «Dovremo trovare le modalità d’attuazione, garantendo che l’onere amministrativo sia ponderato alla necessità». Semmai ci fosse bisogno di dirlo, tutto il “pasticcio” giustifica ancor di più l’annunciato cambio del calcolo. Il Dipartimento vuole trovare una soluzione entro l’estate, in modo da poterla già applicare nel 2019. «Il gruppo di lavoro sta testando le simulazione del sistema di calcolo, ponderando tutti gli elementi. L’obiettivo è di trovare un calcolo che si più stabile e meno complesso di quello attuale».