Articolo pubblicato all’interno dell’edizione di martedì 19 giugno 2018 del Corriere del Ticino
Norman Gobbi: «Nessun atto intimidatorio con la lettera inviata al giudice Mauro Mini»
A entrare a gamba tesa sul tema dei rimborsi spese del Consiglio di Stato, lo scorso 28 maggio, era stato anche il neopresidente del Tribunale d’appello Mauro Mini. Nella parte introduttiva dell’intervento tenuto in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il giudice aveva infatti criticato duramente l’atteggiamento del Governo sul dossier. Esternazioni, queste, che non erano andate giù allo stesso Esecutivo che il 30 maggio aveva inviato una lettera a Mini chiedendo spiegazioni. Una decisione finita al centro di un’interpellanza di Matteo Pronzini (MPS), che aveva parlato di «separazione di poteri a geometria variabile», sottintendendo un’invasione di campo da parte governativa. Pronta, in aula, è però giunta la replica del direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi: «Non si è trattato di un atto intimidatorio» ha precisato il consigliere di Stato. Per poi aggiungere: «Abbiamo chiesto semplicemente delle spiegazioni, ma questo non ha nulla a che vedere con l’operato della magistratura o con eventuali interferenze nello stesso».
A far storcere il naso al Governo era in particolar modo stata l’affermazione di Mini secondo cui «qualche membro del Consiglio di Stato voleva indicare alla magistratura come fare le inchieste». Una considerazione che, ha ribadito Gobbi di fronte al Gran Consiglio, «poteva essere interpretata in senso contrario rispetto ai due decreti d’abbandono firmati dal procuratore generale John Noseda. E rammento che anche i membri del Governo beneficiano come chiunque altro della presunzione di innocenza».
Ma non è tutto, poiché Gobbi si è soffermato anche sugli appunti mossi indirettamente da Mini al titolare del dossier sul fronte penale: «Il quarto potere non ha brillato per spirito critico» e «la Magistratura poteva essere forse più coraggiosa» aveva affermato il giudice. «Parlare di passo falso è prematuro» ha evidenziato il direttore delle Istituzioni, che non ha però escluso l’intervento dell’organo di vigilanza in ambito giudiziario. «Non nego che il Consiglio della magistratura possa ora aprire un incarto sulle affermazioni avanzate dal presidente del Tribunale d’appello nei confronti dell’agire di un collega» ha notato Gobbi. Già nella lettera a Mini il Governo d’altronde scriveva: «Non comprendiamo su quali basi lei abbia potuto esprimere la predetta opinione visto che gli atti del procedimento non le sono noti».