Il Consigliere di Stato Norman Gobbi interviene sulle vicende di casa nostra e internazionali
La vicenda dell’imbarcazione battente bandiera olandese “Sea Watch 3”, che ha tenuto banco in Italia e in mezza Europa per giorni e giorni, “racchiude tutte le contraddizioni, mette in evidenza tutta l’ideologia ed evidenza tutti gli errori attorno al grande fenomeno dell’immigrazione a livello mondiale. Nello stesso tempo – mutatis mutandi – qui in Ticino stiamo convivendo con manifestazioni non autorizzate, denigrazione delle autorità e fumo negli occhi alla cittadinanza gettate da una manciata di immigrazionisti ostinati che ci hanno proposto, mi si passi il termine, una fake sentimental story: due facce della stessa medaglia”.
È questa l’opinione del Consigliere di Stato Norman Gobbi, che ha voluto in primo luogo, attraverso un post su facebook, mettere i puntini sulle “i” sulla questione che riguarda il nostro Cantone: “Tra le cose intollerabili vi sono proprio i racconti e le storie sentimentalmente farlocche inventate dagli immigrazionisti, equiparabili a vere e proprie fake news!
Primo. Il presunto sciopero della fame? È durato – udite bene – un solo pasto. I migranti hanno infatti volontariamente saltato un unico pranzo; cosa che molti lavoratori ticinesi fanno per poter recuperare faccende arretrate, e non per puro e semplice diletto mediatico.
Secondo. Le condizioni definite “pietose” nel posto sanitario protetto di Camorino sono state spesso causate dagli stessi migranti, incapaci di gestirsi autonomamente e di rispettare le infrastrutture che lo Stato mette a loro disposizione, mentre il fatto che non lo volessero abbandonare è dovuto alla presenza al suo interno del wi-fi gratuito.
Terzo. Gli immigrazionisti si son ben guardati di spiegare che i migranti presenti avevano statuti diversi, quindi con diritti diversi: alcuni di loro, infatti, non possono più restare sul nostro territorio e lo devono abbandonare al più presto (NEM).
Quarto. Si è parlato di un migrante apparentemente scomparso. La realtà? Si tratta di un “caso Dublino”, ovvero di un migrante che in base agli accordi internazionali deve essere riconsegnato alle autorità del Paese competente per la sua procedura d’asilo. Le autorità sono chiamate a far rispettare la legge ma anche richiamare l’attenzione su una corretta informazione alla cittadinanza su casi resi pubblici in maniera parziale o distorta”.
“Mi ha colpito – prosegue Norman Gobbi – una frase del giornalista italiano Domenico Quirico, uno che se ne intende di questo fenomeno perché ha vissuto, visto e raccontato decine e decine di storie e fatti riguardanti i migranti nel Mar Mediterraneo, che vi giungevano da Africa e Medioriente: “Dopo otto anni, scudisciati da delusioni e amarezze, è giunto il momento di riconoscere che il peccato originale è stato credere che si potesse vincere la battaglia sulla Migrazione utilizzando l’arma della pietà, della empatia verso chi soffre. È stato anche il mio errore. La compassione non dimostra nulla. Non porta a nulla. (…) La compassione, anche se grande, come avviene nel buon medico, deve passare oltre la piaga che si vuole sanare. Palpare e non ascoltare i gemiti. Suturare. Comporre. Guarire. Questo conta”.
Il buonismo sul tema migrazione a ogni livello non risulta pagante, anche se posso comprendere le persone che in buona fede e non per scopi ideologici/politici si prendono a cuore queste storie.
Ma non sempre, come purtroppo constatiamo giornalmente nell’ambito dell’accoglienza dei migranti, ciò che raccontano corrisponde a verità e spesso il loro comportamento è arrogante verso chi si deve occupare della loro presenza sul nostro territorio. Abbiamo una legge sull’asilo che deve essere rispettata e messa in pratica. L’ha voluta la maggioranza del popolo svizzero attraverso diversi processi di adattamento, tenendo conto di quanto la Svizzera può fare nel contesto internazionale e tenendo conto del diritto internazionale. Le autorità hanno il compito di dar seguito a questa volontà. L’attracco non consentito della nave Sea Watch a Lampedusa è stato applaudito come un atto sovversivo contro leggi cattive verso i migranti. Ma è davvero così? Non è invece più sovversivo, in questo contesto globale, chi fa rispettare le leggi? Se ciò accadesse a ogni livello, se anche in tutte nel nazioni africane o mediorientali vigesse uno stato di diritto, forse a quel momento si riuscirebbe a proporre migliori soluzioni al fenomeno dei grandi flussi migratori”.