Dal Corriere del Ticino | Norman Gobbi ritiene controproducente annunciare i dispositivi mobili 200 metri prima della loro ubicazione Sarà impossibile rispettare la volontà del Parlamento, ma si studiano alternative – Le simulazioni della polizia
«Così come formulata, non sarà possibile tradurre la richiesta del Gran Consiglio». Norman Gobbi esce allo scoperto e, a esattamente 5 mesi dalla decisione favorevole della maggioranza parlamentare, si esprime negativamente circa la possibilità di segnalare i radar mobili tramite la posa di un cartello 200 metri prima della loro ubicazione. Un’indicazione, questa, che era scaturita dal dibattito su due mozioni del 2014 targate Fiorenzo Dadò (PPD) e dall’allora deputato Marco Chiesa (UDC), volte a incentivare l’aspetto qualitativo e non quantitativo e finanziario dei controlli. «Dopo il voto in aula – spiega il direttore delle Istituzioni – è stata fatta una valutazione strategica per capire in che modo dare seguito alla volontà del Parlamento».
E la riflessione ha avuto molteplici declinazioni, in primis pratiche. «Abbiamo ordinato al reparto Gendarmeria stradale della Polizia cantonale di effettuare tre tipologie di controlli su un determinato tratto di percorrenza» indica Gobbi. Per poi precisare: «Si è trattato di un controllo radar normale, di uno segnalato e infine sempre di uno segnalato ma seguito, 300 metri dopo, da un radar amico, destinato a riverificare la velocità precedentemente accertata». Ebbene, dalla speciale operazione sono emersi dei risultati piuttosto chiari, che verranno inseriti nel rapporto dipartimentale.
«Come avviene con i radar fissi – evidenzia Gobbi – anche per i dispositivi mobili è stato riscontrato che l’automobilista frena all’altezza del controllo, ma subito dopo torna a schiacciare il gas». E a smascherare questa tendenza è stato per l’appunto il radar amico, attivo in seconda battuta. «Parliamo oltretutto di superamenti importanti della velocità, come nel caso più eclatante che ha visto un conducente rispettare il primo radar segnalato e con esso il limite di 100 chilometri all’ora, per poi però essere pizzicato a 150 all’ora 300 metri dopo».
Più probabile un avviso generico
Da qui, dunque, la constatazione che una segnalazione visiva prima dei dispositivi non risponde «allo scopo educativo e di prevenzione perseguito con i controlli radar» rileva Gobbi. E quindi, la richiesta del Parlamento rischia di restare lettera morta? chiediamo al consigliere di Stato: «Stiamo esaminando altre possibilità – afferma –, come potrebbe essere per esempio la segnalazione generica all’automobilista delle aree o delle regioni nelle quali saranno effettuati dei controlli stradali».
Alla ricerca di trappole
Il lavoro delle Istituzioni non si è ad ogni modo limitato a un tentativo di applicazione concreta della richiesta del Gran Consiglio. Sì perché, oltre alla segnalazione visiva dei controlli, dal dibattito in aula era altresì emersa la volontà di porre un freno a quei controlli radar definiti come «trappole per far cassetta», in quanto eseguiti magari in tratti stradali in leggera discesa o in zone discoste, fuori abitato.
«Su nostro impulso – annuncia Gobbi – e in collaborazione con il Dipartimento del territorio censiremo i limiti di velocità presenti su tutto il territorio, strade cantonali in primis, al fine di individuare quei casi di conflitto, percepiti un po’ come trabocchetti, dove sono per esempio presenti tre segnaletiche differenti nel giro di 500 metri». Ma non solo: anche dove il limite segnalato, visto l’assenza di abitato e di immissioni di traffico importanti, è da considerarsi non corretto. Un esempio? «A differenza di quanto riportato nelle scorse settimane, sul tratto stradale che da Paradiso porta all’entrata autostradale di Lugano Sud non è nostra intenzione posare un radar fisso ma adeguare il limite di velocità da 60 a 80 chilometri orari, con la possibilità – in caso di code – di un adeguamento verso il basso tramite dei cartelli modulabili».
Più in generale – conclude Gobbi – «vogliamo rafforzare il coordinamento tra Cantonale e polizie comunali, con queste ultime che saranno obbligate a segnalare su una piattaforma interna i luoghi e i momenti in cui faranno i controlli, così da evitare sovrapposizioni e al contempo permettere un’analisi della qualità delle verifiche stradali».