Dal Corriere del Ticino , Gianni Righinetti l Norman Gobbi, che effetto le fa essere ora candidato ufficiale dell’UDC?
«Indubbiamente di grande soddisfazione, ma anche di rispetto. L’UDC con la sua proposta ha dimostrato considerazione e profondo rispetto per il federalismo, quello con la F maiuscola, per le regioni linguistiche e per la coesione nazionale. Ha onorato la mia persona, la mia terra e il mio cantone».
Quali le emozioni e le sensazioni nel corso della lunga giornata d’esame?
«Come in ogni momento in cui si decide qualcosa di importante, indubbiamente ero un po’ teso, ma sempre positivo, con la certezza di essere arrivato al momento importante ben preparato. Ho sottolineato argomenti importanti, come il ruolo che gioca la Svizzera italiana nel nostro Paese. Evitando un rapporto bipolare, come quello tra romandi e svizzero tedeschi: la Svizzera italiana partecipa in maniera attiva alla coesione del Paese».
Ha ottenuto 72 voti su 81 potenziali. L’UDC è pronta a sostenere un ticinese?
«Credo di poter dire che questi numeri rappresentano la migliore risposta a tutte le critiche sulla mia linea politica. Evidentemente sono state poste anche delle domande critiche e l’atto di fiducia del gruppo UDC alla mia persona mi sembra che abbia spazzato via ogni potenziale dubbio».
Si è davvero espresso in Schwiizerdütsch?
«In realtà mi sono espresso in tutte le lingue nazionali, facendo anche una battuta in svizzero tedesco».
Ma quando ha parlato in italiano l’avranno capita?
«Nella deputazione ci sono anche italofoni e credo che altri sappiano un po’ d’italiano. In prevalenza ho parlato francese e tedesco».
Christoph Blocher ha detto ancora, con euforia, che lei è un candidato ideale. Soddisfatto?
«È un’attestazione di fiducia che mi soddisfa, come mi soddisfa il risultato e più in generale il clima positivo nel quale si è svolta l’audizione e l’intero processo. Ora tocca a me prepararmi in maniera adeguata per le audizioni negli altri gruppi e poi per il momento decisivo, la mattina del 9 dicembre, quando l’assemblea federale avrà l’ultima parola».
Ma per lei Blocher potrebbe anche risultare uno sponsor un po’ ingombrante al di fuori dell’UDC. O no?
«Non sta me giudicare o commentare queste ipotetiche situazioni. Io sono Norman Gobbi e apprezzo la fiducia e l’attestazione di stima da qualsiasi parte arrivino. Peraltro ne ho ricevuto anche da parte di esponenti di altre correnti politiche e di comuni cittadini».
Fino ad oggi molti in Ticino hanno un po’ nicchiato, affermando «aspettiamo, non è ancora nel ticket». Ora che c’è cosa si attende?
«Prima di tutto che da oltre San Gottardo ci sia attenzione e considerazione per la nostra realtà territoriale e culturale. La Svizzera italiana, da lungo tempo, da troppo tempo non è più presente in Consiglio federale. Questo aspetto è centrale e ora a chi di dovere comprendere e considerarne la portata, perché potrà giovare alla coesione nazionale. Dal Ticino? Certamente voci critiche, so bene che tutti non mi vogliono bene e non sarà la candidatura ufficiale a fermarli. Ma io ora rappresento il Ticino e la Svizzera italiana».
Il Governo, un po’ a sorpresa, si è già schierato compatto al suo fianco. Ora cosa si attende dalla Deputazione ticinese alle Camere federali?
«La deputazione farà le sue valutazioni, come sempre in queste situazioni. Tradizionalmente su queste questioni è sempre stata unita».
Lascerà la presidenza del Consiglio di Stato al suo vice Paolo Beltraminelli in queste calde settimane?
«Vedremo. Ne parlerò con lui e con i colleghi. Sarà uno dei compiti del weekend».
Quali saranno i prossimi passi in vista del 9 dicembre: si trasferirà a Berna?
«No. Sono e rimango consigliere di Stato. È il mio lavoro e non mi chiamo fuori».
Chi teme di più dei suoi avversari in questa difficile corsa?
«Non giudico i miei amici di lista o altri candidati. L’UDC ha valorizzato la pluralità culturale. È un segnale molto forte da parte del primo partito nazionale».
Quanti SMS ha ricevuto?
«Innumerevoli, credo che la memoria del telefonino sia messa a dura prova. Ora rientro in Ticino, avrò tempo per leggerli».