Il direttore del Dipartimento istituzioni Gobbi: ‘Stiamo assistendo a una destabilizzazione globale’
Misure e competenze
«Tutte le misure di polizia volte a una protezione accresciuta di ambasciate, consolati e personalità straniere presenti sul territorio elvetico sono decise dal Servizio federale di sicurezza di Fedpol, che ordina poi di attuare alle polizie di quei Cantoni dove si trovano rappresentanze e persone interessate – spiega il comandante della Polizia cantonale ticinese Matteo Cocchi, interpellato da ‘laRegione’ –. Parliamo in generale di un rafforzamento dei pattugliamenti o di una sorveglianza più stretta degli obiettivi sensibili. Per quanto ci concerne, al momento non abbiamo ricevuto disposizioni da Berna. Comunque a dipendenza di come evolverà la situazione e tenuto conto della presenza in Ticino di istituzioni religiose, decideremo come muoverci sulla base di un’analisi dei servizi interni alla Polizia cantonale, adeguando se del caso le misure necessarie alla sicurezza delle citate istituzioni».
Tensioni internazionali e sicurezza interna. Venerdì scorso, il giorno prima dell’attacco a Israele, si è svolto a Bellinzona il tradizionale incontro fra il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi e ufficiali e sottufficiali professionisti ticinesi. Con la partecipazione stavolta, riporta una nota dello stesso Dipartimento, del generale di brigata italiano Andrea Torzani quale conferenziere. “Un’occasione per le autorità politiche cantonali e militari di confrontarsi su temi d’attualità che riguardano l’attività dell’Esercito nel nostro cantone”, scrive il Dipartimento in una nota.
‘Una situazione che non vedevamo da tempo’
Gobbi si è soffermato in particolare “sulle sfide future legate agli effettivi di tutti i partner della protezione della popolazione e dell’esercito, così come sul fenomeno migratorio, in riferimento anche all’aumento in questi ultimi mesi delle entrate illegali al confine italo-svizzero”. Commenta Norman Gobbi da noi contattato dopo i recentissimi fatti: «Stiamo assistendo a quella che secondo me è una destabilizzazione globale. Si aprono purtroppo sempre più fronti: in Medio Oriente, in Kosovo, tra Cina e Taiwan, in parte anche in Africa, senza dimenticare ovviamente il conflitto in Ucraina. Una destabilizzazione sempre più diffusa, come non vedevamo da tempo. E che preoccupa».
Il capo dell’esercito si trovava in Israele
Sarebbe dovuto restare tre giorni. I razzi su Israele gli hanno però imposto un rientro anticipato. Il capo dell’esercito svizzero Thomas Süssli era in Israele sabato quando Hamas ha attaccato, inaspettatamente e con la violenza di ‘un’alluvione’ di missili lo Stato ebraico, provocando terrore e morte.
Nessun commento però dal comandante. Da noi raggiunto, il portavoce dell’esercito elvetico Mathias Volke, ha fatto sapere che Süssli «non è disponibile per un colloquio», e che la delegazione in Medio Oriente è tornata sana e salva in Svizzera, tanto che «la sicurezza è sempre stata la massima priorità durante la visita di lavoro. Come concordato, la delegazione svizzera è infatti stata integrata nel sistema di sicurezza dell’United Nations Truce Supervision Organisation, che ha costantemente monitorato e valutato la situazione sul posto».
La trasferta in Israele del capo delle forze armate era in gran parte dedicata alla visita della missione di promovimento della pace per la sorveglianza dell’armistizio, annota l’Esercito. Infatti, presso il quartiere generale ha avuto luogo uno scambio con il divisionario Patrick Gauchat, l’ufficiale svizzero che attualmente dirige la missione dell’Onu fondata nel 1948. Attualmente vi sono impiegati anche dodici ufficiali dell’Esercito svizzero (osservatori militari nonché ufficiali di Stato maggiore).
Oltre alla visita di lavoro, ieri era previsto un incontro con il capo dello Stato maggiore generale delle forze armate israeliane, il tenente generale Herzi Halevi, poi saltato per il forzato rientro.
Da www.laregione.ch
(Immagine: lanostrastoria.ch)